Venti anni di reclusione e tre, successivi, di ricovero in una clinica psichiatrica: questa la condanna inflitta mercoledì pomeriggio dalla Corte d’assise di Perugia alla 46enne ungherese Katalin Erzsebet Bradacs. Il 1° ottobre del 2021 aveva ucciso a coltellate il figlio di due anni, Alex Juhasz, in uno stabile abbandonato a Po’ Bandino (Città della Pieve). Alla donna è stato riconosciuto un vizio parziale di mente: attenuante prevalente sulle aggravanti contestate dalla pubblica accusa – premeditazione compresa – che nei suoi confronti, attraverso il pm Manuela Comodi, aveva chiesto una condanna a trent’anni di reclusione per omicidio premeditato. Dopo l’atroce delitto, la donna aveva cambiato il figlio e portato il suo corpicino straziato – colpito per venti volte, due i fendenti mortali – in un vicino supermercato, poggiandolo su una delle casse. Un orrore seguito dall’arresto da parte dei carabinieri e dal procedimento penale in cui la difesa della 46enne ha sempre puntato sulla sua presunta incapacità di intendere e di volere e quindi di stare in giudizio. Elemento parzialmente riconosciuto dal tribunale, così come dalla pubblica accusa, con una condanna relativamente più contenuta rispetto a quella sollecitata dalla procura perugina e dalla parte civile, ovvero il padre del piccolo.