‘Vita indipendente’: «Adesso azioni incisive»

Terni, durante il convegno regionale al Caos il vicesindaco Francesca Malafoglia ha illustrato il piano di interventi

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Lunedì, durante il convegno in corso al Caos di Terni, che vede 90 partecipanti, oltre ai rappresentanti dei comuni di Terni, Narni, Città di Castello, Todi, Marsciano, Perugia, Assisi, le Usl 1 e 2 e i rappresentanti di 30 associazioni e cooperative sociali del territorio, sono stati diffusi i risultati del progetto regionale di sperimentazione in materia di vita indipendente e inclusione sociale delle persone con disabilità, finanziato dal Ministero per le politiche sociali e dalla Regione Umbria, realizzato dal Comune di Terni, capofila della zona sociale n.10 e dal centro per l’autonomia umbro.

Agenda 22 «Circa un anno e mezzo fa, in consiglio comunale, è stata avanzata la richiesta sull’assistenza diretta», ha spiegato il vicesindaco con delega al welfare Francesca Malafoglia. «In quel momento fu compiuta una precisa scelta politica, quella di non ampliare se non dopo l’emanazione delle linee guida che rappresentassero una solida base a cui ancorare la scelta. Proprio da quella decisione è partito tutto il progetto di sperimentazione che ha coinvolto Terni, la prima città in Umbria». La sperimentazione si riconduce ad Agenda 22, «uno strumento di partecipazione e coinvolgimento, un metodo collaborativo per la ricerca di nuove strategie da sviluppare secondo tre assi centrali ben identificati: accessibilità e mobilità, servizi alla persona, integrazione scolastica. L’utilità di Agenda 22 si esprime proprio nel fatto di essere uno strumento politico di condivisione delle scelte, a partire dalla definizione dei principi e dei metodi, fino alla definizione dell’obiettivo».

Le risorse «La sperimentazione ‘Vita indipendente’ è avvenuta in un momento critico di scarsità di risorse, ma alla riduzione dei mezzi finanziari non è corrisposta una contrazione dei bisogni, che al contrario si manifestano in modo sempre più esplicito e urgente. In questo scenario, diventa quindi necessario scegliere come investire le poche risorse disponibili e la sperimentazione ha di fatto dimostrato che la strategia vincente consiste nel convertire le risorse in processi di innovazione. Questo concretamente è stato realizzato attraverso un percorso che ha testato nuove soluzioni riuscendo a relativizzare processi, servizi e modelli organizzativi, mettendo al centro la persona con l’obiettivo di migliorarne la qualità della vita».

‘Vita indipendente’ L’attività della sperimentazione si è concentrata su tre livelli: empowerment della persona (per accrescerne la consapevolezza circa i propri diritti-doveri), empowerment della rete dei servizi (per ripensare processi e interventi) e sull’empowerment di comunità. Collaborazioni autorevoli, una rete ricca di partner, oltre a un contesto territoriale aperto e favorevole a sperimentare, ha consentito la realizzazione del progetto e il conseguimento di risultati apprezzabili. Fondamentale il ruolo giocato dall’agenzia per la ‘Vita indipendente’, strumento nuovo per l’Umbria che costituisce un valore aggiunto all’attuale sistema regionale dei servizi. L’agenzia, tra le altre misure e iniziative, ha introdotto il ricorso all’utilissima figura del consulente alla pari, una persona con disabilità che offre le competenze acquisite per fornire assistenza nel processo di elaborazione di un progetto di vita.

Ribaltare le prospettive «La sperimentazione si lega a una nuova visione del Welfare generativo, capace di promuovere e produrre secondo la quale anche le politiche socio-sanitarie devono essere rivolte a promuovere le risorse della persona e non solo a curare», ha aggiunto Francesca Malafoglia. «Il più importante risultato risiede nel ribaltamento di prospettiva che la sperimentazione ha prodotto, determinando il passaggio da un piano assistenziale individuale, a un piano individuale che pone al centro la persona e il suo sistema di relazioni». Il tema dell’abitare, ad esempio, «si apre a una nuova interpretazione: avere una casa non vuol dire soltanto vivere in un luogo fisico, ma in un contesto di relazioni e il nostro deve consistere nel mettere le persone in condizioni di partecipare alla vita sociale esprimendo le proprie competenze».

Consolidare Il processo di sperimentazione ha messo in risalto dei punti di forza del progetto, ma ha anche evidenziato delle criticità, alcune delle quali non ancora risolte. L’assessore al Welfare ha concluso con la richiesta esplicita di «superare la sperimentazione per consolidare una buona prassi e farne un elemento strutturale da mettere a punto per implementare altre azioni incisive sul territorio. Ciò rappresenterebbe un riconoscimento dell’impegno istituzionale profuso e soprattutto del lavoro reso dal centro per l’autonomia umbro, da oltre dieci anni impegnato nella promozione del diritto delle persone con disabilità alla vita indipendente».

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