Ternana, Attilio Tesser ospite di umbriaOn

Per l’addio del tecnico manca solo l’ufficialità: «L’affetto delle persone il ricordo più bello»

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di S.F.

Un arrivederci con il sorriso, con la consueta placidità che lo ha accompagnato nel tormentato percorso rossoverde. Il suo, con passione e serietà professionale lo ha fatto, e ora ad attenderlo c’è la sua casa di Udine, dove sta rientrando in queste ore dopo aver chiuso con la Ternana. Non ufficialmente, ma il dado è tratto: Attilio Tesser, ospite della redazione di umbriaOn, ha tracciato il bilancio definitivo della sua avventura da ‘Fera’. Un successo dentro e fuori dal campo per l’allenatore di Montebelluna.

Tesser nel suo arrivo in città, 3 gennaio 2014

Tesser nel suo arrivo in città, 3 gennaio 2014

Il regalo di Terni Accompagnato dal responsabile dell’area comunicazione della Ternana, Lorenzo Modestino, Tesser ha iniziato parlando dell’eredità consegnata dai diciassette mesi in rossoverde: «Mi ha lasciato tanto per come sono abituato a vivere. Non ho frequentato nessuno né fatto grandi amicizie, però ho sentito un grande affetto dei tifosi e della gente. Mercoledì ho avuto una testimonianza di questo: sono stato chiamato e, in particolare i ragazzi della ‘Est-Viciani’, mi hanno fatto un regalo bellissimo, ovvero una targa con all’interno una foto che mi ritrae nel derby di Perugia. La porto a casa a Udine e rimarrà lì, non me la toglierà nessuno. La cosa che più mi porterò dentro della città è la stima ricevuta dalle persone per come sono. Mi sono – aggiunge Tesser – comportato nella maniera più normale, rispettando la città e sapendo interpretare un sentimento d’appartenenza. Così come è accaduto nel periodo della vertenza Ast. Questo fa rendere di più una persona e ai miei calciatori l’ho detto subito, bisogna radicarsi bene nell’ambiente».

Legame indissolubile Lo spirito di appartenenza. Un concetto che il tecnico veneto ha più volte ribadito durante la stagione. Un fattore basilare sul quale costruire il successo: «La questione Ast e l’omicidio David Raggi hanno messo in evidenza tutti quei fattori umani e di partecipazione della città, è stato bello vedere Terni stringersi attorno a queste realtà. Noi ne facciamo parte e non siamo corpi morti: questo connubio l’ho sempre sentito e le ultime settimane le ho vissute con un po’ più di tensione. Avrei dato tutto me stesso per centrare l’obiettivo e regalare questa gioia a Terni.  Ringrazio il sindaco Di Girolamo per la vicinanza mostrata, ci ha chiesto di cercare di raggiungere la salvezza per l’importanza che rivestiva per la città».

ATTILIO TESSER, LE BELLEZZE DI TERNI E DELLA TERNANA: GUARDA L’INTERVISTA

Tesser nel derby casalingo terminato 0-0

Tesser nel derby casalingo terminato 0-0

Meraviglia ‘Derby dell’Umbria’ Si è sciolto anche il ‘freddo’ Tesser. E lo ha fatto nel contesto e nella partita più sentita dalla città: «Sia in campo, per adrenalina e tensione, che dopo, con le 800 persone ad attenderci fuori dal ritiro cittadino, mi sono lasciato andare perchè era il sentimento vero che avevo dentro. Due derby bellissimi, vissuti con grande piacere e onore: l’accompagnamento fantastico verso Perugia, un’ora per fare pochi chilometri in pullman, e poi la gara al ‘Liberati’. L’unica volta che ho visto il nostro stadio pieno, un colpo d’occhio bellissimo. Rimane – commenta l’allenatore di Montebelleluna commentado le sfide ai biancorossi – una questione da annoverare a parte rispetto al resto del campionato, quando sono arrivato molti tifosi mi chiedevano del derby. Avrei dato tutto per vincerlo: non ci siamo riusciti, però non abbiamo perso. E non è secondario, perché quantomeno siamo stati alla pari. Quell’adrenalina e quella gioia che ho sentito nel cuore in quei due match non li dimenticherò: nel primo c’era uno spirito di rivalsa per un qualcosa di forte che sentivo, a Terni siamo arrivati tra due ali di folla. Meraviglioso, ci ha dato qualcosa in più, si avvertiva la forza della città che spingeva».

Luglio 2014: a Norcia Tesser con gli uomini contati

Luglio 2014: a Norcia Tesser con gli uomini contati

Solitudine e realtà ‘unica’ L’appoggio ‘immaginario’ della società, un mercato all’insegna del ‘vorrei ma non posso’, una serie di infortuni continua e qualche caso arbitrale avverso. Un cammino impervio, senza pause: «Parliamo di due salvezze e non di vittorie del campionato, quindi non è chissà cosa. Però per come ragiono, quando si centra l’obiettivo salvezza in due casi in campionati difficili, la mia avventura con la Ternana la considero positiva. Siamo partiti in un certo modo – prosegue Tesser – con un palese ridimensionamento, come detto dal presidente Zadotti nella presentazione in Comune, e abbiamo continuato con le problematiche nel mercato di gennaio; nonostante tutto siamo stati in zona playout solamente in tre partite. Ho trovato – afferma Tesser sull’unicità della Ternana – una realtà lavorativa diversa rispetto alle mie precedenti esperienze: ho dovuto fare molto da solo e quindi sono cresciuto perché nella solitudine ho avuto responsabilità ancora maggiori. Mi sono impegnato al massimo, insieme a staff tecnico e giocatori, le richieste della società sono state esaudite. Poi chiaramente di errori ne ho fatti».

Il clima ternano Un’idea di massima se l’è fatta Attilio Tesser sul mondo Ternana: «La consiglierei un’esperienza rossoverde perché, almeno a livello personale, la società mi ha messo a disposizione di tutto quello che necessitavo. C’è un buon clima, un amore importante dei tifosi verso la squadra che ti fa andare al di sopra di tante cose e la realtà della famiglia Longarini. Poi c’è l’aspetto tecnico: ognuno ha il suo pensiero su questo. Mi è stato chiesto di lanciare dei giovani ed è stato fatto, quindi in questo momento un ragazzo troverebbe una strada positiva a Terni».

Squadra presentata: Tesser in Comune

Squadra presentata: Tesser in Comune

Consapevolezza e riuscita Tesser specifica che mai si è fatto ‘trascinare’ da indicazioni altrui: «Sbagli partiti dalla mia testa, sì. Errori per troppa fiducia no: in tutte le cose che ho fatto ho avuto la consapevolezza di quello che sarebbe successo, in coscienza di tutte le problematiche. L’amore per il lavoro,  la fiducia di instaurare un buon rapporto con i giocatori e l’affetto della gente fa sorvolare su tutto. Specie nel primo periodo, quando ho dovuto sostituire un collega che a Terni aveva fatto non bene, ma benissimo. Per me contano impegno, comportamento, serietà e moralità, sul resto non sono sicuro di niente».

Il silenzio «Potrei dirti no – risponde Tesser sulla certezza dell’addio – perché non c’è nessuna ufficialità. Però, ahimé, avendo i capelli bianchi posso intuire che sia finita: non ho mai sentito la società in questi giorni, con il presidente Zadotti nella cena di martedì non abbiamo parlato di calcio. Nelle settimane precedenti nessuno ha mai parlato di possibile prolungamento con me e da ciò posso presumere che si sarà un’interruzione nel rapporto di lavoro, visto che comunque fino al 30 giugno sono stipendiato».

Il disgusto Tutto bello o quasi. Una cosa però nel processo di allontanamento dalla panchina delle ‘Fere’ ad Attilio Tesser non è andata giù: «Il cambio di allenatore ci può stare, è legittimo, invece la cosa realmente sgradevole che ho trovato in tutta questa situazione è aver trovato il preparatore atletico della ‘Primavera’ a fare il programma per Palumbo alla ripresa degli allenamenti post Varese. Un segnale – spiega Tesser – di cambiamento, perché altrimenti ad Antonio i test li avrebbe fatto Renosto: aggiungo in merito che ci siamo salvati, a mio parere, grazie a una condizione fisica brillante nel finale, molto meglio della altre squadre. Inoltre ha recuperato un giocatore che era considerato finito, come Salif, solo per la sua testardaggine e chiaramente anche per via della forza di volontà del calciatore. Penso che Renosto sarebbe stato in grado, pur andando via e dimostrando serietà professionale, di dare a Palumbo un programma di preparazione adeguato. Trovarci una persona, seppur della società, a farlo al suo posto il giorno successivo alla vittoria con il Varese è stata la cosa più disgustosa che qualcuno ci potesse fare».

Doppia salvezza per Attilio Tesser

Doppia salvezza per Attilio Tesser

Tesser e le Partite da ricordare 65 partite tra campionato e ‘Tim Cup’. Record positivi e negativi, gioie e delusioni, Tesser non ha dubbi nell’elencare i match più significativi della sua gestione, per un verso o per l’altro: «A livello emozionale il derby d’andata perché c’era una tensione e passione particolare, quello è stato il punto più bello. Invece tecnicamente, nell’anno e mezzo alla Ternana, devo dire che, purtroppo, la migliore disputsta è quella persa con il Cesena – 0-2 interno, aprile 2014 -, o anche il 2-2 – 2-0 rossoverde e rimonta subita – con il Siena e la sconfitta casalinga con il Bologna di quest’anno. Senza dimenticare la vittoria, arrivata con piena merito, di Frosinone: siamo stati gli unici a ottenere i tre punti là, una partita di una intensità e concentrazione elevatissima. Ho sempre chiesto alla squadra di provare a giocare e fare la partita, almeno fin quando ho avuto tutti a disposizione».

I gruppi allenati Doppia salvezza, in stagioni e con situazioni diverse: «Ho mantenuto ottimi rapporti. Di recente ho ricevuto, tra i primi messaggi, quelli di Antenucci, Miglietta e Maiello, mi ha fatto molto piacere. Penso che ho avuto buoni gruppi, con difficoltà diverse: la scorsa stagione un parco giocatori molto esperto e uno spogliatoio più facile da gestire perché c’erano più uomini e meno ragazzi: ci compattammo bene, facendo la striscia di dodici risultati utili consecutivi e dimostrando buona continuità. Quest’anno molto più difficile: squadra giovane, giocatori di 6-7 nazionalità diverse e senza particolare esperienza, non è stato semplice metterli tutti insieme. Le persone questo non lo possono capire dal di fuori, la gestione dello spogliatoio è una parte fondamentale per avere successo. Però ci siamo salvati e, a Modena, il modo – chiude Tesser – in cui la Ternana ha giocato dal momento dello svantaggio ha dimostrato che il gruppo era forte, mettendo in campo ferocia, grinta e volontà necessaria». Infine l’ultimo saluto alla città prima del viaggio verso il Friuli: «Grazie Terni». Sintetico e stringato, ma di cuore.

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