Perugia, Rudy Guede: «Innocente e sereno»

L’ivoriano condannato per l’omicidio di Meredith Kercher «lavora e studia, conosce Facebook solo dalla Tv. Il processo – dice chi lo conosce – deve essere rifatto»

Condividi questo articolo su

di L.P.

Conflitto di giudicati. E’ questa la strada che i legali di Rudy Guede intendono percorrere dopo aver presentato istanza di revisione del processo alla corte d’appello di Firenze. A nove anni di distanza da quella maledetta notte in cui Meredith Kercher è stata uccisa nella villetta di via della Pergola, a Perugia, mentre i suoi legali tentano l’impervia strada della revisione processuale, lui continua a professarsi innocente.

Meredith Kercher

Meredith Kercher

In carcere Nessun rancore o astio nei confronti di Amanda e Raffaele, innocenti – loro per davvero – secondo la giustizia italiana. Anzi, Rudy si mostra oggi come un giovane pieno di entusiasmo e tranquillo, dedito al lavoro e allo studio, nonostante la condanna a sedici anni che sta scontando nel carcere di Viterbo. A raccontare come il giovane ivoriano, unico condannato per l’omicidio della studentessa inglese, vive le sue giornate da recluso è qualcuno che lo conosce bene e che, convinto come lui della sua innocenza, ha deciso di stargli vicino e supportarlo in questa vicenda.

Gruppo di lavoro In attesa di pubblicare un libro a cui stanno lavorando da gennaio e che ripercorre come è stata costruita l’immagine ‘pubblica’ di Rudy a partire da alcuni dati di fatto errati è Daniele Camilli che, tutte le settimane, lo va a trovare in carcere ogni giovedì. «Rudy sta bene – dice – l’ho conosciuto a partire dall’inizio di quest’anno, abbiamo ottenuto un permesso che prevede un appuntamento settimanale il giovedì. Stiamo insieme dalle 10 della mattina alle 14. Questo è il tempo del permesso». Suo portavoce e ufficio stampa, Daniele Camilli gestisce la pagina Facebook di Rudy Guede e fa parte del gruppo di lavoro  per la riabilitazione e a sostegno dell’innocenza del giovane che ruota attorno a Claudio Mariani, che lo segue da 8 anni, e al Centro studi criminologici di Viterbo. Assieme a loro anche due studi legali, uno di Viterbo che si occupa della condizione carceraria e fa capo all’avvocato Ballarini e lo studio legale Pietrocarlo di Roma, con gli avvocati Tommaso Pietrocarlo e Monica Grossi che seguono la revisione del processo. «Tutto a titolo gratuito», precisa Camilli

guede

Rudy esce dal carcere per un permesso premio

Convinti della sua innocenza a partire da un presupposto, cioè che una persona deve essere condannata al di là di ogni ragionevole dubbio. «Questa è una parte fondamentale. Se c’è un dubbio non può essere condannata. I dubbi sulla sentenza di condanna di Rudy ce ne sono tanti, almeno dal nostro punto di vista. Uno su tutti, l’ incompatibilità tra le sentenze di assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito e quella di condanna di Rudy per concorso in omicidio. Se le loro condanne vengono meno, questo solleva dei ragionevoli dubbi in merito alla sentenza di condanna di Rudy».

Quella notte lui era lì. L’ha sempre raccontato, «forse non è stato creduto. La sua versione, Rudy, la sta ripetendo da anni. Non è stato lui ad uccidere Meredith Kercher. La notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre del 2007 Rudy era nella casa di via della Pergola. E’ uscito dal bagno e ha incontrato questa figura che non ha riconosciuto e che l’ha scaraventato a terra. Poi ha visto Meredith morente e l’ha soccorsa e questo – ribadisce Camilli – è un passaggio su cui ci si è soffermati poco ma che è riportato nella sentenza di condanna. Dopo averla soccorsa ha preso la malaugurata decisione di andarsene, per paura». Da quel momento in poi, la storia la conoscono tutti. Rudy ha deciso di chiedere la revisione solo ora, a più di un anno dalla sentenza definitiva, perché solo ora ci sono le condizioni farla, alla fine dell’iter giudiziario, e grazie alla disponibilità degli avvocati.

Rudy fuori dal carcere di Viterbo

Rudy fuori dal carcere di Viterbo

Che cosa fate ogni giovedì, insieme? «Lavoriamo al libro, parliamo di tutto. Tra noi è nata un’amicizia, come a dire, fraterna». Sembra banale, eppure per Daniele Camilli Rudy è una bella persona, con una capacità di riflessione e di analisi molto approfondita. «Lo informo di quello che è uscito sulla stampa, delle strategie comunicative, lui mi dice cosa ne pensa e poi parliamo di filosofia e di attualità, di storia anche». Rudy oggi ha 29 anni, gli ultimi 9 li ha trascorsi in carcere, conosce Facebook per quello che vede in tv dal carcere, non ha la minima idea di cosa sia dare la caccia ai Pokemon, così come probabilmente non conosce il tormentone dell’estate. «Non aveva idea di cosa fosse un tv a schermo piatto, quando è entrato in prigione gli smartphone neanche esistevano». Che cosa fa tutto il giorno? «Studia e lavora, fa i turni nell’infermeria del carcere. E poi legge».

‘La famiglia’ Se le cose rimanessero tali, Rudy uscirebbe dal carcere nel 2022, a 35 anni, con ancora tutta la vita davanti. Ma se, come afferma, è innocente, come fa un giovane a vivere tranquillo e sereno gli anni migliori della propria vita chiuso dentro una cella? «Da un lato perché rispetta la sentenza. Dall’altro perché è il suo carattere. Rudy a malapena ha conosciuto i suoi genitori naturali, ha lasciato la Costa d’Avorio quando aveva 5 anni e l’ultima volta che ha visto sua madre era il 1998. Nel corso della vita, però, ha sempre trovato persone buone e disponibili. Dalla famiglia affidataria (la famiglia Caporali, ndr) fino alla famiglia che si è scelto, quella formata da Daniele Mancini e Ivana Tiberi, la sua maestra». Loro non l’hanno mai abbandonato, così come pochi altri, che vanno sempre a trovarlo a Viterbo, nel carcere dove è rinchiuso.

The Pills e Raffaele Sollecito

The Pills e Raffaele Sollecito

Amanda e Raffaele Come nel salotto televisivo della Leosini, nei racconti di chi gli sta vicino oggi Rudy è un ragazzo sereno, che sconta la pena in carcere con grande dignità e coraggio e che può immaginare quello che c’è fuori solo attraverso le parole delle persone che sono autorizzate ad incontrarlo. Convinto della sua innocenza, Camilli azzarda il paragone: «E’ un po’ come Nelson Mandela, che ha trascorso ingiustamente 27 anni in prigione, ma con con profonda serenità». Di Amanda e Raffaele si parla poco, se non a margine della vicenda che li ha visti coinvolti. Rimangono sullo sfondo. Rudy non sa che oggi, quando Raffaele torna in città, c’è chi si scatta selfie con lui. «Sono persone libere, perché non dovrebbero tornare a vivere la loro quotidianità. Non c’è astio nei loro confronti» risponde Camilli.

rudy guede

Crescita «In carcere ha fatto un vero e proprio percorso di crescita anche grazie al direttore dell’istituto penitenziario Mammagialla di Viterbo che, in Italia, è un vero e proprio modello. Qualcuno si aspetterebbe una pagina da ‘Le mie prigioni’ di Silvio Pellico, con il detenuto incazzato. E invece no, oggi Rudy è una persona serena». Dopo il permesso premio di 36 ore ottenuto lo scorso giugno, in attesa che la corte d’appello di Firenze valuti la richiesta avanzata dai suoi legali, intanto Rudy trascorre le sue giornate leggendo. Dopo la laurea in storia con 110 e lode, ora si è iscritto alla specialistica sempre a Roma Tre. «L’ultimo libro che gli ho visto in mano è ‘La psicanalisi dei bambini’ di Melanie Klain».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli