Acquedotto Valnerina: «Bloccare tutto»

Terni, il comitato ‘No acquedotto’: «Problemi di forma e d’impatto ambientale. Conflitto d’interesse e dubbi sull’assegnazione in ‘house’»

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«Stop, bloccare immediatamente i lavori e fare delle verifiche sull’assegnazione ‘in house’ alla Severn Trent per la realizzazione dell’acquedotto sul Nera Terria-Pentima. Oltre ai problemi di impatto ambientale c’è un conflitto d’interessi, come si può appurare dagli ultimi documenti ricevuti». Prosegue la battaglia del comitato ‘No acquedotto-Per la difesa del Nera’ che, per voce del presidente Franco Coppoli, sabato mattina è tornato alla carica sulla base di un ‘giudizio’ datato 16 novembre 2001 a firma Gaia Checcucci, all’epoca consulente del Comune di Terni e dalla fine del 2015 a capo della direzione generale per la salvaguardia del territorio e delle acque (Ministero dell’ambiente). Tutto ruota intorno, secondo il comitato, alla figura della 46enne fiorentina: «Non può essere lei a vigilare sulla questione».

franco-coppoli-45454L’incipit Coppoli riparte dalla base, vale a dire la gestione ‘in house’ – senza una gara – dell’appalto per l’acquedotto. Il comitato ha presentato la diffida al Sii e alla Regione perché «la procedura è irregolare, un lavoro di oltre 17 milioni e 561 mila euro – specifica che le normative europee impongono una gara per importi superiori a 5,2 milioni – non può essere assegnato ‘in house’». Successivamente la documentazione è stata mandata anche al Ministero per l’ambiente: «C’è stata – spiega Coppoli – l’attenzione dell’Autorità nazionale anticorruzione (presidente Raffaele Cantone) ed è venuto fuori da parte del Ministero un riconoscimento delle nebbie sulle procedure per l’acquedotto. Il Sii si è rifiutato sinora di dare documenti pubblici perché è un ente misto pubblico/privato, nonostante la reiterazione dei consiglieri di minoranza durante la III° commissione consiliare. Lunedì tuttavia è arrivata questa notizia positiva».

comitato-no-acquedottoIl flashback Salto indietro di quindici anni per andare a scavare nella problematica evidenziata dal comitato: «Nel 2001 ci fu la gara d’appalto – va avanti Coppoli – per dare al servizio idrico provinciale un gestore. Parteciparono due ditte (l’altra di Genova) e vinse il Sii, al cui interno c’è il socio privato Umbriadue Scarl: quest’ultima è fortemente partecipata da Severn Trent, e nella gara vinta non si parla assolutamente di acquedotto ma solo di gestione servizi. Si arriva quindi al 2015, quando vengono assegnati i lavori per la realizzazione dell’acquedotto a Severn Trent, senza alcun tipo di gara. Ma ora ci sono i documenti e in quell’appalto non c’era l’opera da 17 milioni di euro». Con tanto di lettera inviata a Regione e Sii a firma Checcucci per la verifica dell’affidamento della realizzazione dell’opera. Ed ecco lo ‘scossone’.

Idea di conflitto d’interesse Coppoli spiega infatti che «Gaia Checcucchi, il 16 novembre 2001, inviò una consulenza all’Ato Umbria2 dove, in riferimento al bando di concorso, scrisse che ‘relativamente agli appalti di servizi pubblici non esistono né normative a livello europeo né a livello nazionale’, mentre einvece sistevano già quelle per appalto di opere».

L'atto 2001 a firma Checcucci-Greco

L’atto 2001 a firma Checcucci-Greco

Il legame Acea C’è dell’altro secondo il Comitato: « La Checcucci inoltre è stata dentro Acea, che oggi ha una partecipazione all’interno di Umbriadue Scarl, il socio privato del Sii. Questo è certo: è una situazione da chiarire e piena di nebbie».

La richiesta di stop «Chiediamo – conclude Coppoli – che la questione venga posta a livello ministeriale. Abbiamo chiesto, tramite l’avvocato Valeria Passeri, l’immediata interruzione dei lavori perché quell’acquedotto è nefasto e va valutata anche per la correttezza. Ci appare una situazione non trasparente fin dall’inizio, si tratta di un’opera ‘magna magna’. Riteniamo non regolare l’assegnazione ‘in house’ in definitiva e il Sii deve consegnare tutta la documentazione richiesta. Forse riusciamo a salvare il nostro territorio bloccando l’avanzamento». Tutto nelle mani di Valeria Passeri che, nella diffida dell’11 agosto, sottolineava come «la società ‘in house’ è sicuramente tale quando possa avere soltanto dei soci pubblici; non si comprende come il Sii s.c.p.a., azienda mista pubblico-privata, possa affidare l’esecuzione dei lavori, per il tramite del socio privato Umbriadue Scarl, a Severn Trent Italia S.p.A. senza una gara d’appalto. La presenza nell’ambito del Sii di soci privati quali R.T.I. (di cui Seven Tavern è capogruppo) e dell’affidataria, Umbriadue Scarl, esclude che il soggetto pubblico possa esercitare un controllo stringente e diretto sull’esecuzione dei lavori’.

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