Allevatore di ovini arrestato per caporalato. Botte, minacce e lavoratori ‘in nero’

L’azienda si trova a Gubbio

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Sfruttamento del lavoro aggravato da violenze e minacce: queste le ipoesi di reato contestate al titolare di un’azienda che alleva ovini nel territorio comunale di Gubbio, arrestato a seguito delle indagini condotte dall’Ispettorato del lavoro di Perugia e dai carabinieri del Nil. Dalle verifiche è emerso l’impiego ‘in nero’ di due lavoratori extracomunitari, il cui compito era accudire circa 800 capi di bestiame. «Dalle informazioni raccolte in sede ispettiva con l’ausilio dei mediatori culturali Oim – spiega una nota dell’Arma -, è emerso che i due dipendenti, entrambi clandestini, lavoravano oltre 12 ore al giorno senza riposo settimanale, per una paga di poco superiore a due euro all’ora. Oltretutto in precarie condizioni di sicurezza: assenza del Dvr (Documento di valutazione dei rischi), mancata nominata del medico competente e del responsabile del wervizio di protezione e prevenzione (Rspp), così come inesistenti erano risultati i presidi antincendio e di primo soccorso e la conformità degli impianti elettrici». Uno dei due lavoratori ha anche dichiarato di essere stato minacciato e malmenato in alcune occasioni dal suo datore di lavoro. «La condotta di sfruttamento – prosegue la nota dei carabinieri – emergeva anche dalla situazione alloggiativa dei due dipendenti che vivevano in un prefabbricato messo a disposizione dal datore di lavoro, fatiscente e privo dei prescritti requisiti sanitari». Oltre all’arresto – la misura applicata è quella dei domiciliari – al datore di lavoro sono state comminate ammende e sanzioni per circa 30 mila euro complessivi.

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