Antenne di Miranda, tutti prosciolti

Terni: lo ha deciso il gup nel procedimento che vedeva coinvolte sei persone. Archiviazione chiesta anche dal pm Iannella

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Per la vicenda giudiziaria delle antenne di Miranda (Terni), legata all’installazione di tralicci – oltre alle antenne – che secondo i denuncianti avrebbero potuto portare ad una sovraesposizione dei cittadini della frazione alle onde elettromagnetiche, non ci sarà alcun processo. Mercoledì pomeriggio il gup Federico Bona Galvagno ha infatti archiviato il procedimento, in linea con le richieste formulate in aula dal pm Raffaele Iannella – subentrato nel procedimento alla collega Elisabetta Massini – e dai legali difensori dei sei indagati, difesi dagli avvocati Attilio Biancifiori, Paolo Cerquetti, Gianluca Mura e Sabrina Castellini.

Non luogo a procedere Il gup ha emesso sentenza di ‘non luogo a procedere’ per il reato di abuso edilizio a seguito dell’intervenuta prescrizione – ma in aula il pm Iannella aveva comunque sottolineato come, a suo giudizio, nel procedimento autorizzativo non fossero emerse irregolarità – e per i reati di abuso d’ufficio e getto pericoloso di cose, in quest’ultimi due casi specificando, nel merito, che ‘il fatto non sussiste’. Il primo reato era stato inizialmente contestato a tutti gli indagati – l’ex direttore generale del Comune di Terni Aldo Tarquini, il responsabile del procedimento Michele Zacaglioni, Paola Vitali (presidente cda Telit Srl), Lorenzo Suraci (presidente cda Rtl 102.5 Hit Radio Srl), Luciano Paci (titolare ditta costruzioni) e Domenico Pietrini (direttore dei lavori) – mentre l’abuso d’ufficio riguardava il solo Zacaglioni e il getto pericoloso di cose unicamente Tarquini.

Comitato ‘stoppato’ Nella stessa udienza il gup, anche in questo caso in linea con il parere del pm, aveva rigettato la richiesta di costituzione di parte civile avanzata in aula dal comitato dei residenti di Miranda, rappresentati dall’avvocato Valeria Passeri. La loro battaglia è probabilmente destinata a proseguire su altri fronti. Il legale non nasconde comunque la propria delusione: «Il comitato – questo il suo commento – resta ovviamente amareggiato dalla scarsa attenzione ai reati ambientali e di conseguenza al principio di precauzione».

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