Arvedi-Ast: il bilancio 2022 sorride. E i tagli Pnrr sull’idrogeno riguardano Taranto

Il gruppo cremonese illustra i dati economici legati anche all’acquisizione di Terni. Accordo di programma: la firma si avvicina

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Ricavi per oltre 2 miliardi e mezzo di euro e 163 milioni di euro di margine operativo lordo, pari al 6,36% dei ricavi: Ast e le sue controllate hanno contribuito con questi risultati positivi al bilancio 2022 del Gruppo Arvedi, negli 11 mesi dell’anno sotto il controllo del gruppo di Cremona, dopo l’acquisizione da ThyssenKrupp avvenuta a febbraio del 2022. A rendere noti i dati è stato proprio il Gruppo Arvedi che nel complesso può decisamente sorridere, avendo chiuso il bilancio 2022 con 7 miliardi 756 milioni di ricavi e un risultato netto di 640 milioni di euro. «Gli ottimi risultati del Gruppo – viene spiegato in una nota – confermano la piena sostenibilità dell’acquisizione di Acciai Speciali Terni e del relativo piano di investimenti previsto per lo sviluppo del sito di Terni, pari a circa un miliardo di euro». Intanto la firma dell’accordo di programma per Ast si avvicina e il ‘taglio’ di un miliardo di euro sancito dal Governo – attraverso il ministro degli affari europei Raffaele Fitto – sul fronte dei progetti Pnrr per l’utilizzo dell’idrogeno nell’industria pesante, non sembra riguardare Terni, bensì Taranto.

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«Risultati ottimi in un quadro complicato»

Circa il bilancio del Gruppo Arvedi, oltre a quanto riportato in premessa, il margine operativo lordo (Mol) è di 1 miliardo e 79 milioni di euro (pari al 13,9% dei ricavi), mentre l’indebitamento finanziario netto (Ifn) si attesta a 513 milioni di euro. «Un risultato particolarmente positivo – commenta il gruppo cremonese – in un anno nel quale l’economia mondiale è stata condizionata da significativi elementi d’incertezza, determinati principalmente dalle tensioni geopolitiche conseguenti il conflitto russo-ucraino, dall’elevata inflazione e dal progressivo incremento dei tassi d’interesse».

«Terni completa la filiera»

«L’esercizio 2022 del Gruppo Arvedi – prosegue la nota – è stato caratterizzato principalmente da un evento di grande rilievo: l’acquisizione del controllo da Thyssenkrupp di Acciai Speciali Terni volta a rafforzare l’articolazione industriale del Gruppo mediante l’inserimento di un produttore primario di acciaio inossidabile che completa la filiera già rappresentata da Ilta Inox ed Arinox, trasformatrici e clienti storiche di Acciai Speciali Terni».

I numeri della Acciaieria Arvedi e la certificazione ambientale

La principale azienda del Gruppo, Acciaieria Arvedi, produttrice di prodotti piani (coils) di acciaio al carbonio, «ha registrato dati economici particolarmente positivi. I ricavi, pari a 3,60 miliardi di euro, sono cresciuti in valore di circa il 20% rispetto all’esercizio 2021, per effetto dell’aumento della componente prezzo, particolarmente rilevante nella prima metà dell’anno, quando il trend di crescita del consumo reale ha sostenuto la domanda. Il Mol della società si è attestato a euro 639 milioni, ossia circa 17,8% dei ricavi, valore in flessione del 5% rispetto all’anno precedente. Nel 2022 il Gruppo Arvedi ha rafforzato tutti gli impegni in termini di qualità, sicurezza e ambiente ed a tale riguardo si evidenzia l’ottenimento di una rilevante certificazione ambientale per Acciaieria Arvedi. Un traguardo straordinario, nel solco della propria vocazione all’innovazione e al miglioramento
continuo, che consiste nel raggiungimento della ‘carbon neutrality’ di tutti i prodotti generati, lavorati e trasformati nei propri stabilimenti. Tale risultato è stato certificato dall’ente terzo Rina Service Spa il 21 ottobre 2022. Ciò consentirà di mettere sul mercato prodotti qualificati ‘Net Zero Emission’, certificati e tracciabili».

Il ‘taglio’ dei progetti legati all’idrogeno: Taranto, non Terni

Molto in questi giorni, con timori per le sorti di Terni, si è discusso circa il ‘taglio’ di un miliardo Pnrr sui progetti per l’idrogeno nell’industria pesante. Quell’intervento ‘sfilato’ dal Governo con il documento di revisione e aggiornamento del Pnrr – si apprende – non avrebbe riguardato Terni bensì Taranto ed in particolare la Dri D’Italia Spa che avrebbe dovuto realizzare un impianto di produzione di Direct Reduced Iron (il cosiddetto ‘preridotto’), un semilavorato siderurgico ottenuto dalla riduzione del minerale ferroso mediante utilizzo di monossido di carbonio e idrogeno. Quel progetto, certamente complesso, sarebbe stato valutato non in linea con i tempi delle realizzazioni legate al Pnrr – entro il 2026 – e quindi stralciato dal Governo Meloni. Sul fronte accordo di programma, se da un lato il termine di fine luglio per la firma è destinato a slittare di qualche giorno – complici le ferie estive -, dall’altro l’obiettivo sembra ormai a portata di mano e prossimo.

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