Ast, impianti fermi anche a fine marzo

Terni, alle Rsu di ThyssenKrupp lo diranno alla prossima riunione, ma non è una notizia inattesa: lungo stop anche per la ‘Bramme 7’

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di M.T.

Di fatto la notizia non c’è, nel senso che anche a marzo – come già a gennaio e a febbraio – gli ultimi giorni del mese faranno registrare la fermata dell’area a caldo della ThyssenKrupp Ast di Terni. Ma, come detto, si tratta di una ‘non notizia’, in quanto l’azienda lo aveva detto chiaramente che le fermate di fine mese avevano buone probabilità di diventare strutturali.

Acciaieria Ora, il fatto che l’area a caldo – per chi non lo sapesse – è quella nella quale viene prodotto fisicamente l’acciaio, dove viene ‘colato’ insomma e che proprio per il fatto che questo avviene, quella di Terni può essere ancora definita un’acciaieria, non sarebbe una faccenda secondaria. Ma visto che dopo le modifiche apportate, la produzione mensile di acciaio giudicata necessaria si può fare in 24-25 giorni, ecco che l’acciaieria vera e propria lavora sempre meno.

Marzo La riunione mensile non l’hanno ancora fatta, ma quando gli passeranno i foglietti con i numeri, i delegati delle Rsu aziendali ci troveranno scritto che a marzo l’acciaieria colerà tra le 83 e le 85 mila tonnellate di acciaio e, quindi, come già a gennaio e febbraio, si andrà alla fermata. Come previsto.

Le linee Quello che era un po’ meno previsto e che, molto probabilmente, si fermeranno – in contemporanea – le ‘linee bramme’ 7 e 3: la prima addirittura potrebbe restare ferma per una settimana. Mentre emerge, ma ai delegati magari glielo diranno in sede di riunione, che il grosso della produzione è destinata al gruppo Marcegaglia e che la parte restante è per ‘uso interno’, cioè viene fatta in attesa di applicare gli ordini, se e quando arriveranno. Insomma: pare che tutto il rullare di tamburi sulle politiche commerciali rivoluzionarie fosse, magari solo un pochino, esagerato. O forse è solo la macchina che deve essere rodata.

Il Mise Chissà, magari se ne saprà qualcosina – meglio non sperare in più di qualcosina, visto mai ci si rimanesse male – se il 22 si terrà, come pare, il vertice al Mise nel quale si dovrebbe fare una prima verifica dell’accordo siglato il 3 dicembre del 2014. Chissà, magari qualcuno ruscirà a farsi spiegare, per piacere, se ThyssenKrupp Ast – fino a quando si chiamerà così – ha intenzione di portare i due forni di fusione alla medesima turnistica (15 turni settimanali ciascuno) o se ha ancora intenzione di spegnerne uno e lasciarlo in stand-by per i casi di emergenza o per lavorazioni estemporanee, mantenendo l’altro in funzione a ciclo continuo.

La ‘cassa’ Anche perché nel frattempo si dovrà cercare di siglare un nuovo accordo relativo alla cassa integrazione per i prossimi cinque anni: un ‘tesoretto’, quello vecchio è stato consumato per intero, che l’azienda avrebbe però intenzione di non intaccare. Se non per piccolissime quote: il resto potrà tornare utile.

 

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