Ast, morte Gianluca Menichino: l’appello ribalta le sei condanne in assoluzioni

In sei erano stati condannati in primo grado ad un anno e quattro mesi di reclusione. La corte d’appello di Perugia ha assolto tutti

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A due anni di distanza dalla sentenza di primo grado emessa dal tribunale di Terni – era il 9 giugno del 2021 -, la corte d’appello di Perugia ha ribaltato tutto. Le sei persone condannate per la morte dell’operaio Ast Gianluca Menichino, avvenuta il 9 gennaio del 2018 dopo sei mesi di agonia, sono state assolte venerdì perché ‘il fatto non sussiste’.

Chi sono

I sei assolti (fra parentesi il ruolo ricoperto al tempo dei fatti) sono Massimo Calderini (direttore di stabilimento), Dimitri Menecali (direttore di produzione), Gianvincenzo Salamone (respnsabile della produzione a freddo Inox), Emanuele Fabri (preposto alla produzione del reparto Pix1), Raffaele Luongo (preposto al trattamento del reparto Pix1), ed Alfonso Alongi (preposto, capoturno del trattamento al reparto Pix1). In primo grado erano stati condannati dal gip Barbara Di Giovannantonio ad un anno e quattro mesi di reclusione ciascuno per omicidio colposo, con riconoscimento delle attenuanti generiche. La medesima sentenza aveva visto l’assoluzione di altri tre imputati.

GIANLUCA MENICHINO: IL COMMOSSO ADDIO

La morte e l’indagine

Gianluca Menichino, 35 anni di Terni, il 10 luglio del 2017 rimase vittima di un gravissimo infortunio sul lavoro nel reparto Lac2/Pix1 delle acciaierie di Terni, al tempo di proprietà della ThyssenKrupp. La morte sopraggiunse sei mesi dopo all’ospedale di Branca, dove l’operaio si trovava ricoverato. L’indagine sull’accaduto era stata già avviata dalla procura di Terni, che alla luce del drammatico epilogo aveva contestato il reato di ‘omicidio colposo’ a nove persone.

Motivazioni e difese

Ora i giudici dell’appello avranno 90 giorni di tempo per depositare le motivazioni della sentenza che ha portato all’assoluzione dei sei ricorrenti. A difenderli ci sono gli avvocati Andrea Garaventa, Attilio Biancifiori, Pierguido Soprani, Luciano De Luca e Ida Blasi. Il processo non ha mai visto la presenza di parti civili, già liquidate a suo tempo dalle assicurazioni di Acciai Speciali Terni.

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