Caos rifiuti: è guerra tra Perugia e Regione

Per il vice sindaco Barelli responsabilità regionale se la raccolta dell’indifferenziato è andata in tilt. «Non ha saputo individuare soluzioni alternative»

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Trovare il bandolo della matassa, in questa situazione, sembra impossibile. La certezza è solo una: i cassonetti della spazzatura traboccano in una delle città italiane con la tariffa più alta dei rifiuti.

Cassonetti stracolmi a Monteluce

Dopo l’inchiesta, la vendita, la nuova governance e la fine dell’era Cerroni, il vicesindaco aveva rassicurato: «Stiamo lavorando al rilancio di Gesenu». Eppure gli strascichi dell’inchiesta giudiziaria sono ancora più che mai evidenti se la partecipata del comune che gestisce i rifiuti è stata ‘costretta’ a ridurre del 50% la raccolta del secco indefferenziato perché, con gli impianti fermi – Borgogiglione e Pietramelina – e quelli fuori regione in manutenzione si è arrivati al collasso.

Le responsabilità politiche? Chissà se emergeranno mai, ma intanto da ogni parte si affilano le lame e tutta la vicenda rischia di diventare uno scaricabarile sulle spalle – e sui portafogli – dei cittadini. Ma andiamo con ordine. La regione, venerdì mattina, si è affrettata a dichiarare, con una nota, che il Servizio regionale autorizzazioni ambientali ha rilasciato il provvedimento che consente, a precise condizioni, il riavvio dell’impianto di compostaggio di Pietramelina. L’impianto, spiega la Regione «tratterà una quantità massima di 46.000 tonnellate all’anno di rifiuti urbani, costituiti per almeno il 30% da rifiuti ligno-cellulosici (sfalci e potature) e il rimanente (per un massimo di 32.200 tonnellate all’anno) costituito da rifiuti organici umidi provenienti dalla raccolta differenziata»

I tempi L’impianto di Pietramelina «è autorizzato a svolgere operazioni di recupero di rifiuti per la produzione di compost di qualità da utilizzare in agricoltura. È ammessa una quota di scarti complessivamente non superiore al 25% dei rifiuti trattati, comprensiva dello scarto primario proveniente dalla fase di pre-trattamento ovvero di selezione meccanica e dello scarto secondario proveniente dalla fase di trattamento aerobico ovvero di compostaggio. L’effettivo inizio del conferimento dei rifiuti potrà avvenire soltanto a seguito di lavori di chiusura del bacino di compostaggio e di convogliamento dell’aria ad un impianto di trattamento mobile (biofiltro) posizionato all’esterno del capannone per ridurre le emissioni odorigene. Le lavorazioni che si svolgeranno all’esterno, di pre-trattamento dei rifiuti e di maturazione del compost, sono state ridotte allo stretto indispensabile e assoggettate a particolare prescrizioni gestionali».

La discarica di Pietramelina

L’Auri E’ seguito l’intervento del sindaco di Corciano, Cristian Betti, presidente dell’Auri, che si è affrettato a chiarire come, da lunedì prossimo, tutto tornerà alla normalità «grazie a una soluzione ponte in attesa della sottoscrizione degli accordi con la Regione Marche che consentiranno la possibilità di accedere agli impianti di Fermo e Ascoli Piceno». Il servizio di raccolta, ha anche assicurato Betti «non è mai stato interrotto totalmente, pur rallentando in alcune aree, generando disagi e preoccupazioni. In tutti i comuni che conferiscono in questo impianto si sono avuti rallentamenti nella raccolta del rifiuto indifferenziato che non hanno invece riguardato la raccolta differenziata».

Responsabilità Infine il vicesindaco Barelli che, noncurante dei rifiuti che hanno invaso le strade perugine e dei topi che qua e là sono saltati fuori, ci tiene a specificare quali sono le competenze in materia di gestione dei rifiuti tra i vari enti. «Per garantire un adeguato sistema di gestione dei rifiuti risulta necessario – afferma Barelli –modificare il piano regionale dei rifiuti e redigere il piano d’ambito dal momento che la pianificazione spetta innanzitutto alla Regione e poi all’Auri e non ai gestori e men che meno ai Comuni. I disservizi legati al rallentamento della raccolta dei rifiuti che stiamo vivendo in questi giorni e, comunque, in via di superamento, sono la conseguenza di una pianificazione inadeguata che, dopo il blocco degli impianti di Pietramelina e Borgogiglione, non ha saputo individuare soluzioni impiantistiche alternative né regionali né extra regionali».

Urbano Barelli

Unico colpevole Non usa mezze misure, dunque, il vicesindaco, per indicare il responsabile e la catena di comando dell’intera vicenda: Regione, poi Auri, in nessun modo il socio pubblico dell’azienda che per anni ha guadagnato dalla raccolta e dallo smaltimento dei rifiuti. «Solo in questi giorni – prosegue Barelli – pare che la Regione Umbria stia definendo un accordo interregionale per consentire al gestore di conferire parte dei rifiuti nelle Marche. Questa situazione non è oltremodo sostenibile anche perché determina l’insorgere di extracosti che rischiano di mettere in crisi gli equilibri economico-finanziari di società che impiegano centinaia di lavoratori e di determinare aumenti tariffari. Per questo motivo l’Auri– conclude il Vice Sindaco – ha deciso di chiedere un incontro con la Giunta regionale affinchè possa essere finalmente trovata una soluzione adeguata che consenta di ricondurre a normalità la gestione regionale dei rifiuti».

Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari

M5S attacca Scatenati in Regione, intanto, Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari (M5S): «Sono anni che ne parliamo e ora, come da facili previsioni, ci siamo dentro: è emergenza. Emergenza che, dalla clamorosa crisi su Perugia, si sta allargando al Trasimeno fino a Bastia Umbra, con alcuni problemi evidenti anche nel Tuderte. Tuttora si alimenta il famelico partito degli affari, con costi ed extracosti assurdi a carico dei cittadini, con servizi penosi».

Il ‘Piano’ Vengono definiti «fantozziani gli ultimi passi della Regione: annusando l’imminente emergenza, la giunta Marini, dopo ben otto anni ha trasmesso solo poche settimane fa la relazione sul Piano rifiuti alla commissione ambiente di palazzo Cesaroni. Rapporto che però doveva essere inoltrato ogni anno, per legge. Così, non solo la Regione si è attivata con il passo della tartaruga, non solo la stessa relazione è carente di informazioni fondamentali e di dati dettagliati su produzione, riciclo e recupero, ma giunge quando il Piano rifiuti, di validità quinquennale, è ‘scaduto’ da anni, nel 2014»

Cecchini Il gruppo M5S in Regione Umbria «ha pertanto richiesto l’audizione in commissione dell’assessore al ramo, Fernanda Cecchini, per martedì prossimo 31 ottobre, esigendo finalmente un confronto, auspicando che costei giunga dimissionaria all’appuntamento, vista l’incapacità programmatoria sin qui dimostrata a fronte di una situazione nota da tempo. L’unico modo per uscirne è trarre anzitutto le conseguenze della propria incapacità politica, precondizioni per una pianificazione totalmente nuova».

 

 

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