Ceri di Gubbio 2018, corsa sotto la pioggia

Di mattina l’Alzata, di pomeriggio la Corsa. Malessere per misure di sicurezza, ironia sui dissuasori, Mercalli: «Erano necessari»

Condividi questo articolo su

Sotto una pioggia battente, è andata in scena come da tradizione la Corsa dei Ceri di Gubbio. Superate polemiche e ironie per i dissuasori sui muretti della piazza e per le misure di sicurezza con l’installazione della cancellata in ferro che ha chiuso Palazzo dei Consoli, è subentrata l’emozione per la cerimonia che rivive da secoli per le strade di Gubbio. Esordio quest’anno del neo Vescovo Luciano Paolucci Bedini.

Ecco il video, pubblicato dal Comune di Gubbio:

La sveglia alle 5 e l’estrazione Il programma è sempre lo stesso ma ogni anno a suo modo diverso: corte dei Tamburini per la sveglia alle 5 del mattino, con l’omaggio al patrono Sant’Ubaldo e la visita al cimitero per ricordare i ceraioli defunti. Dopo la messa sono stati estratti i capitani per l’edizione del 2020 (vengono infatti estratti con due anni di anticipo, per potersi preparare all’evento): sono Erik Nicchi e Paolo Procacci.

Il rito È cominciato alle 11.30 con gli squilli delle chiarine che hanno annunciato alla folla l’inizio del rito civile e religioso, con l’arrivo in piazza del Vescovo e del Sindaco e la consegna delle chiavi. Quando mancavano pochi minuti alle 12, il lancio della brocca e la spettacolare Alzata: i Ceri hanno girato attorno al pennone e sono corsi fuori dalla piazza, portati a spalla dai ceraioli, per poi farvi ritorno.

La corsa pomeridiana Dopo la pausa, la Festa dei Ceri – che si tiene ogni anno il 15 maggio – è proseguita con la mostra dei Ceri e la sosta sui piedistalli. Alle 17 la processione delle reliquie, alle 18 la vera e propria corsa, con tre soste, conclusa in cima al Monte Ingino con l’arrivo alle 20 nella Basilica di Sant’ Ubaldo e l’ingresso nella porta, chiusa poi alle sue spalle. Tutto è andato per il meglio: ricordiamo invece che nel 2017 il cero di Sant’Ubaldo ebbe un incidente lungo il percorso.

«Li portiamo nel cuore» «Finalmente siamo arrivati in cima a questo colle tutti insieme – ha detto alla fine il Vescovo – dentro questi Ceri, nel cuore di ognuno, c’è tutta la passione, la fede e il desiderio di essere un popolo unito e gioioso come siamo stati oggi. Grazie a tutti coloro che hanno realizzato questa splendida festa e l’hanno custodita nella sicurezza. Ci rimane solo un impegno: dopo l’omaggio a Sant’Ubaldo, torniamo giù nella nostra città e riportiamo a casa il cuore di questi Ceri».

«Ceri simbolo dell’Umbria» «Nel giorno più bello per Gubbio – ha detto la presidente dell’assemblea regionale Donatella Porzi – il mio sentito augurio alla città e alla regione tutta, perché la Festa dei Ceri, che da 45 anni è anche il il simbolo della regione, sia vissuta all’insegna della serenità e della concordia, e quale occasione di rilancio anche turistico per l’Umbria. Una grandissima Festa di piazza e di popolo che da anni riempie il cuore degli eugubini, di tutti gli umbri e di tutti i visitatori che rimangono stregati dalla forza e dal legami profondi con le radici, e dalla straordinaria atmosfera che si respira a Gubbio in questi giorni».

«Dissuasori erano necessari» A Gubbio anche la Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Umbria Marica Mercalli, che ha spiegato le motivazioni che hanno portato all’installazione dei dissuasori: «Si tratta di misure inevitabili, peraltro decise dal comitato tecnico di cui fanno parte anche Prefettura e Questura, per quanto mi riguarda io ero chiamata a fornire un parere di impatto storico architettonico e devo dire che i dissuasori non sono così visibili, per cui, considerando che servono ad evitare che qualcuno cada di sotto nello strapiombo, ho ritenuto concedere l’autorizzazione anche perché le piastre sono avvitate e  quindi possono essere eliminate in ogni momento».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli