Convenzione Regione-UniPg in sanità. Cimo Umbria: «Quante criticità da superare»

Marco Coccetta dice la sua sulle ’emergenze’ del periodo: «In campagna elettorale poche proposte vere sulla sanità»

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di Marco Coccetta
Segretario Cimo Medici Umbria

Sarà un autunno caldo sul fronte sanitario. La Regione Umbria sarà chiamata ad affrontare diverse problematiche, tra cui quella legata al disavanzo economico che dovrà essere ripianato, ma anche ad una riorganizzazione del sistema sanitario regionale attraverso la firma della convenzione tra Università e Regione e la stesura del nuovo Piano regionale sanitario. Come detto sono impegni importanti che gravano anche dal punto di vista economico; e proprio perché impattano sul bilancio, non possono essere lasciati e circoscritti al solo ambito regionale, ma devono essere presi in mano dal governo nazionale.

Siamo alla vigilia delle elezioni politiche e con estremo rammarico, guardando i programmi elettorali dei vari partiti, poche righe sono scritte su quella che dovrà essere la riorganizzazione sanitaria nazionale. In una fase in cui usciamo da una pandemia che, evidentemente, non ci ha ancora sufficientemente insegnato che cosa significa non investire in sanità e non trovare un programma di investimenti per il risanamento della sanità: un po’ ci ha deluso.

Tornando all’ambito regionale, c’è ad esempio la convenzione tra Regione Umbria e Università che è uno degli aspetti più importanti, in quanto darà luogo a quella che sarà la sanità umbra dei prossimi 5 anni. Recentemente le organizzazioni sindacali sono state in audizione in Terza Commissione. Abbiamo avuto modo di esporre le nostre critiche e perplessità. Ad esempio, citandone alcune, si parla espressamente nell’ambito del pre accordo sottoscritto che, laddove ci sia un disavanzo di bilancio, vi dovrà far fronte la Regione. Qualora invece ci fossero degli utili, questi andrebbero divisi con l’Università. Una cosa, questa, che facciamo fatica a comprendere.

Ma abbiamo sottolineato, come altro aspetto, anche l’eccessiva ingerenza che il rettore può avere sulle nomine, sia dei direttori generali ma anche dei direttori di strutture, determinandone anche la loro creazione. Questo è un vulnus molto importante, anche perché il rettore risponde al Senato accademico, mentre la presidente della Regione risponde ai cittadini. Quindi, non avere un controllo sull’operato di chi gestisce la sanità, per noi è un elemento estremamente critico.

Non ci piace nemmeno questa sorta di spartizione tra Università e Regione per quello che riguarda le strutture e i dipartimenti. Noi vorremmo che le scelte vengano fatte per competenza e non spartizione matematica decisa a tavolino. Con soddisfazione devo dire che i consiglieri della Commissione, sia di maggioranza che di minoranza, hanno accolto e anche condiviso le nostre perplessità. Adesso ci auguriamo che, nell’ambito della stesura dei decreti attuativi, le criticità evidenziate possano essere superate. E, al tempo stesso, ci auguriamo di essere coinvolti, così da mettere a disposizione la nostra esperienza che è quella di chi vive tutti i giorni nella sanità e che non sia un coinvolgimento semplicemente formale.

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