Covid Terni, la ‘prima linea’ è anche al telefono

Il servizio di triage telefonico della Usl2 è attivo dall’inizio dell’emergenza. Parla il coordinatore infermieristico Paolo Sgrigna: «Tanti casi trattati nel modo migliore»

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di F.T.

Una ‘prima linea’ diversa dalle corsie d’ospedale o dai servizi sul territorio, una ‘prima linea’ telefonica, quella rappresentata da una ventina di infermieri della Usl Umbria 2, che dall’inizio dell’emergenza coronavirus in Umbria – fra Terni, Orvieto, Narni, Amelia, Spoleto e Foligno – lavorano 12 ore al giorno al triage telefonico regionale anti Covid. Un servizio spesso decisivo per coordinare le azioni dei medici in fatto di isolamenti, visite, tamponi. Ma anche importante per fornire informazioni, ogni giorno dalle ore 8 alle 20, ai tanti cittadini in cerca di chiarezza, rassicurazioni, spiegazioni.

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

Paolo Sgrigna

L’inizio dell’emergenza

Uno degli operatori attivi a Terni è Paolo Sgrigna, coordinatore infermiere della Usl2 e consigliere dell’Ordine delle professioni infermieristiche. Ci racconta come è andato avanti questo nuovo lavoro a due mesi dall’inizio dell’emergenza. «Sono sempre stato impegnato nella formazione del personale ma da marzo, dopo un’accurata formazione, mi sono messo a disposizione per il servizio di triage telefonico che opera a stretto contatto con i medici di sanità pubblica reperibili. Inizialmente non è stato semplice, ci sono state giornate, a marzo, in cui rispondevamo anche a 130 telefonate al giorno. Molti utenti volevano essere rassicurati, altri non riuscivano a rendersi conto di cosa stesse davvero accadendo, diversi cittadini infine ci contattavano perché erano appena rientrati dalle allora ‘zone rosse’, dall’estero. In ciascuno di questi casi – spiega Paolo – è stata fatta una valutazione da parte del medico per applicare, o meno, i relativi isolamenti fiduciari».

Tanti casi trattati

«Ora la situazione è molto migliorata dal punto di vista della ‘pressione’ – prosegue il coordinatore infermieristico della Usl2 – anche grazie all’attivazione delle unità speciali Usca sui territori che rispondono direttamente ai bisogni, forti di un percorso formativo aziendale di grande qualità. Ma diverse giornate, con i colleghi, siamo rientrati a casa letteralmente sfiniti. Di casi particolari ne ricordo diversi. Come quello di un giovane che non sapeva come fare per accudire i genitori a casa da soli, il padre positivo al coronavirus e la madre isolata. Lo abbiamo messo in quarantena in quanto ‘secondo contatto’ ma con il medico di base si è riusciti a trovare una soluzione, compatibile con la situazione ovviamente, per consentirgli di dare una mano ai genitori. Poi sì, ci sono state anche richieste abbastanza curiose, dettate da un contesto che in molti non conoscevano e che per molti versi è ancora ignoto. Come quella di un uomo che ha chiamato spiegando di accusare tosse, mal di testa, vertigini e altri problemi e che ricollegava il tutto a due cittadini cinesi che, in fila al supermercato dietro di lui, avevano starnutito più volte. Poi, approfondendo la cosa, si è capito che aveva avuto anche altri contatti e abbiamo segnalato il caso al medico».

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