Crisi in Regione, Preiti: «Il Pd deve rimediare»

«Un disastro annunciato. E’ necessaria una nuova leadership nel partito perché in Umbria il cambiamento non può più attendere»

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di Nicola Preiti
Promotore comitato ‘Umbria sanità per Renzi’ e comitato per le Primarie regionali Umbria

Con altri 1000 avevamo promosso il comitato per le Primarie in occasione delle elezioni regionali dello scorso anno. Avevamo ritenuto di tradurre così la prepotente istanza di cambiamento dei cittadini umbri, che aveva dato il 75,4% di consenso a Matteo Renzi alle primarie del 2013. Già da allora, con il comitato ‘Umbria sanità per Renzi’, avevamo rivendicato una azione di radicale cambiamento in sanità in Umbria. Lo avevamo detto a suo tempo, non ora.

L’opportunità delle primarie è stata di fatto negata agli umbri. L’assemblea regionale del Pd del 17 novembre 2014 si era impegnata però con gli elettori per una stagione di profondo cambiamento ed innovazione nel modo di fare politica e di gestire il potere e nei suoi contenuti. Nonostante 100.000 voti persi, le modalità non sembrano cambiate e sui contenuti, come la sanità, segniamo clamorosamente il passo. Ricordiamo soltanto che il Pd si era impegnato a ricandidare la presidente uscente ma con il totale rinnovamento della sua delegazione in Giunta. Ci siamo trovati invece 2 su 3 assessori, espressione del Pd, riconfermati e l’unico nuovo assessore del Pd costretto ora alle dimissioni.

Ma i nodi vengono al pettine e dobbiamo ringraziare Luca Barberini per aver rifiutato di mettere la sua faccia (come in tanti continuano a fare) a copertura di un sistema di potere refrattario al cambiamento. E lo ha fatto a sue spese dimettendosi per davvero, da una comoda poltrona. In sanità, e non solo (si pensi alla pessima situazione economica e del lavoro della Regione), questo vecchio assetto, per la sua configurazione strutturale, sta spingendo al declino la Regione.

La crisi di questi giorni può tuttavia essere benefica per il Pd e per l’Umbria ma ci vuole coraggio, trasparenza e responsabilità. A partire (ma non solo) dalla responsabilità del segretario regionale del Pd, che quantomeno non riesce ad esprimere il suo ‘Renzismo’. Dovrebbe essere in lui, ma non si rintraccia neanche con il microscopio. E’ inconcepibile che nel confronto in atto nella Regione le istanze ‘Renziane’ di cambiamento siano perfino scomparse dal dibattito per essere confinate a ‘stampella’ del vecchio potere. Non si può contemporaneamente predicare il cambiamento ed essere contigui al potere che si dovrebbe cambiare. L’innovazione non accetta compromessi.

Vincere le resistenze e cambiare segno alla legislatura per salvarla. Ma questo è possibile solo se il Pd fa il Pd a cominciare con se stesso. E’ necessaria una nuova leadership del Pd che garantisca innovazione e una sana e trasparente interlocuzione con la Giunta. Ma anche questa va rinnovata e potenziata per conquistare autorevolezza ed impersonare il cambiamento. Esercitare il potere per produrre cambiamento, ha ricordato Renzi nell’ultima assemblea nazionale. E vale anche per l’Umbria, dove il cambiamento non può più attendere.

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