Elettrocarbonium: «Blocco non si toglie»

Michele Monachino chiede di far uscire merci e materie prime, ma i sindacati replicano che prima deve saldare tutti gli arretrati

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Michele Monachino ci ha provato: ha scritto ai sindacati, spiegando di aver pagato gli stipendi di gennaio, di aver versato i contributi e promettendo di avviare la procedura di licenziamento collettivo per tutti i dipendenti. Poi ha garantito che sta ‘accantonando’ i quattrini per sanare le questioni legate agli stipendi e altre spettanze. Però, ha scritto, i lavoratori devono permettergli di portar via tutto il materiale semilavorato e le scorte di materie prime immagazzinate.

Niente a fare I sindacati hanno risposto ‘picchie: «Con la presente – hanno risposto per iscritto – le segreterie di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil comunicano che lo sblocco della portineria contestualmente alla revoca dello sciopero avverranno solamente quando verranno saldate tutte le spettanze relative al mese di febbraio 2016 (stipendio, quote fondi Fonchim –previdenza- e Faschim -assistenza sanitaria- e contributi). Si porgono distinti saluti».

Stallo La situazione, insomma, resta bloccata: da una parte c’è Monachino  – che vuole ‘fare cassa’ vendendo gli elettrodi semilavorati che sono in azienda e rivendendo le materie prime ormai inutilizzabili – e dall’altra ci sono i lavoratori che sono consapevoli di avere in mano l’unica carta giocabile in questa fase: quelle merci, appunto. E la Pasqua la passeranno lì, a difendere quel poco che resta loro. A parte la dignità, che invece è tanta. Almeno la loro.

Sel Sulla vicenda si registra la presa di posizione di Sel: «Dobbiamo riconoscere che mesi fa si è creduto che la cessione da parte di Sgl al gruppo Morex, fosse l’unica soluzione possibile per trovare un giusto epilogo alla vertenza. Gli elementi che lasciavano pensare alla costituzione di un serio progetto industriale si potevano intravedere, poi tutti auspicavamo che l’apparente serietà della dirigenza avrebbe fatto il resto . Purtroppo però ad oggi dobbiamo con rammarico riconoscere che in questa vicenda di serio è rimasta soltanto la caparbietà dei dipendenti: è mancato tutto il resto, in particolare è mancata la dirigenza dell’Elettrocarbonium e di fatto la volontà di stabilire una continuità produttiva determinata da gravi inadempienze».

I dubbi Oggi, dice Sel, «ci chiediamo quale fossero i reali obbiettivi della dirigenza, magari solo a gestire la bonifica del sito?» e per questo «ritiene ormai conclusasi l’esperienza di Monachino e di Elettrocarbonium, e chiede con forza che al più presto vengano pagate le spettanze ancora dovute ai lavoratori e nel più breve tempo possibile provveda al licenziamento degli operai in modo da non negare loro la possibilità di poter usufruire della mobilità o degli altri benefit previsti per legge. Sel chiede inoltre che si ritorni al più presto al tavolo del Mise per valutare se esista ancora la possibilità di trovare altri soggetti interessati alla continuità produttiva dell’area industriale di Narni, e qualora non vi fossero altre soluzioni credibili, l’area dovrà essere bonificata totalmente, non in continuità produttiva, Senza se e senza ma».

 

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