Festivi nel commercio: «Noi scioperiamo»

I sindacati umbri hanno ribattezzato queste aperture ‘Giorni di ordinaria follia’. «Lavoro per l’uomo o l’uomo per il lavoro?»

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di E.M.

‘Giorni di ordinaria follia’: così i sindacati umbri del commercio, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, hanno ribattezzato le aperture dei negozi durante le feste. «Il commercio non è un servizio essenziale come la sanità o la sicurezza pubblica», dicono. Venerdì mattina, nel corso di una conferenza stampa a Perugia, hanno presentato le ragioni dello sciopero regionale del settore, proclamato in Umbria per tutte le giornate di festività.

La situazione Nella nostra regione, infatti, il 25 aprile e il primo maggio, ma anche il lunedì di Pasquetta, quasi tutti i centri commerciali saranno aperti, fatta eccezione per gli Ipercoop, con i quali i sindacati hanno stretto degli accordi sulle aperture domenicali e dei giorni festivi. Lo sciopero indetto dai sindacati, allora, è soprattutto un modo per sensibilizzare i consumatori: «Cerchiamo di riportare l’attenzione su certi stili di vita che stanno snaturando le tradizioni – ha detto Riccardo Giulivi, della Filcams Cgil – e portano la gente a vedere il centro commerciale come un luogo d’incontro, tornando molto spesso impoveriti, e non solo perché hanno speso dei soldi». Uno sciopero, secondo Valerio Natili della Fiscat Cisl, che ha lo scopo di «tornare a riappropriarci del nostro tempo: quando i centri commerciali non erano aperti nei giorni di festa gli acquisti si facevano lo stesso. Le aperture nei centri storici sarebbero comprensibili nell’ottica di politiche del turismo, ma non quelle nei centri commerciali».

La battaglia «La nostra è una battaglia che va avanti da tempo e che punta ad una vera regolamentazione del settore – hanno spiegato Natili, Giulivi, e Mariolina Luchetti della Uiltucs – che consenta di venire incontro alle esigenze di vita delle lavoratrici e dei lavoratori, tanto più che è ormai chiaramente dimostrato come la liberalizzazione selvaggia delle aperture introdotta dal governo Monti non abbia prodotto alcun risultato in termini di crescita del fatturato e dei consumi». E se per le festività religiose un occhio di riguardo c’è – gli ipermercati saranno chiusi per Pasqua – quello che secondo Luchetti manca è il rispetto per le festività civili: «Dovremmo riportarle a valore, trasformarle in occasioni di consumo offende la nostra storia».

Sciopero I sindacati, però, sono consapevoli delle difficoltà che esistono per lavoratrici e lavoratori nell’aderire allo sciopero e non si aspettano alta partecipazione. «Ciò nonostante – hanno aggiunto – vediamo che i primi risultati si stanno producendo, con catene commerciali che per la prima volta non apriranno in occasione di alcune importanti festività. Inoltre, riteniamo importante mandare un messaggio anche alle istituzioni e ai consumatori, ai quali chiediamo di astenersi dagli acquisti nelle giornate festive, anche per recuperare il vero senso di queste ricorrenze laiche e religiose, che non devono essere sacrificate sull’altare del consumo e del profitto».

Regolamentazione I rappresentanti delle tre sigle sindacali, infine, hanno ricordato come il disegno di legge per regolamentare le aperture nei giorni di festa sia fermo in Senato dal 2015 . Di qui la proposta di convocare i parlamentari umbri per sensibilizzarli affinché quel progetto venga recuperato e portato in discussione, per arrivare «ad una normativa nazionale con una programmazione annuale delle aperture, per tener conto della conciliazione dei temi di vita e lavoro dei dipendenti del commercio e per rispettare le festività civili e religiose del nostro paese».

«Andate a fare un pic-nic» Aprire nei giorni festivi per aumentare i consumi è, secondo Mariolina Luchetti, una strategia fallimentare che, tra l’altro, non incentiva nemmeno l’occupazione. «Per riportare le persone a spendere bisognerebbe rinnovare i contratti nazionali: i limiti delle aperture 365 giorni all’anno stanno cominciando a manifestarsi, tanto che i negozi che scelsero l’orario h24 stanno tornando indietro». Allora, l’invito è quello di «approfittare delle belle giornate di sole per fare un pic-nic» e di «rimettere l’uomo al centro. Lavoro per l’uomo o l’uomo per il lavoro?».

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