Fondazione Carit Terni: Di Girolamo non ci sta

Il sindaco difende le sue scelte dopo la bocciatura da parte del Comitato di indirizzo: «Ignorati i curriculum»

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«Quanto avvenuto ieri all’interno del comitato di indirizzo della Fondazione Carit è motivo di sconcerto e di grande amarezza». A dirlo è il sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo, che prosegue: «Amarezza perché non perché sono state respinte proposte che arrivano dalla mia persona, ma perché sembra di capire che il pronunciamento di ieri non entri nel merito dei curriculum delle persone da me indicate. Voglio subito ribadire che i due curriculum sono di assoluto valore, non hanno nulla di meno di altri che pure sono stati ritenuti idonei».

I bocciati Le due persone che, dice il indaco, «hanno dato con generosità e senza alcun calcolo la loro disponibilità, e per questo li ringrazio, hanno valenza e portata di rilievo, con comprovate esperienze anche di livello nazionale. Il punto è che si è arrivati a questo risultato dopo settimane caratterizzate da prese di posizione, peraltro non sempre accompagnate dal merito di una esposizione alla luce del sole, che sminuivano e criticavano in maniera strumentale il ruolo delle istituzioni, quasi che quello che fosse espressione del pronunciamento democratico e politico della città fosse un marchio di ignominia».

Lo scontro Secondo Leopoldo Di Girolamo «si è voluto creare e alimentare uno scontro tra politica e antipolitica, tra istituzioni e non, uno schema che ha caratterizzato, peraltro con risultati molto mediocri, tanti altri settori della vita del Paese e che ora sembra essere presente anche dentro uno dei pilastri di questa città, quale è la Fondazione Carit. In queste settimane è stato messo decisamente in secondo piano l’approfondimento dei temi, dei ruoli, del rapporto tra Terni e la Fondazione. Ho avuto già modo di dire, sempre a riguardo del tema del rinnovo del gruppo dirigente della Fondazione, che la città ha bisogno di approfondimento non di contrapposizione fine a se stessa».

Dialogo e condivisione Nelle nomine che sono prerogativa del sindaco, e non di altri, conclude Di Girolamo, «mi sono mosso con l’obiettivo di mettere a disposizione della città figure che potessero portare valore aggiunto, che avessero esperienza e rappresentanza. L’amarezza è anche legata al fatto che persone di spessore sono state penalizzate per una contrapposizione distorta, che non porta nulla alla città. Terni ha bisogno di altro. Noi come amministrazione comunale, pur in un quadro di grande difficoltà di tutti gli enti locali, portiamo avanti il governo della città, puntando al dialogo, alla condivisione, al coinvolgimento di tutti i soggetti che possono aiutare Terni a tenere il passo della ripresa e dei cambiamenti in corso. Guardiamo agli elementi che possono unire. Questo continueremo a fare, proponendo anche a chi sembra preferire divisioni, contrapposizione e strumentalizzazioni, contenuti e metodi di lavoro sereni e proficui per la città».

Le nomine bocciate Quello di lunedì pomeriggio – con il Comitato di indirizzo della Fondazione che ha respinto la proposta del sindaco di inserire Aristide Paci e Mari Sole Masinelli D’Annibale – è comunque un episodio non ordinario, anche se tra Di Girolamo e la Fondazione Carit la questione delle nomine è già da un po’ che crea problemi: più o meno un anno fa il sindaco voleva inserire Danilo Serva, ma anche quella volta gli fu detto che la cosa non poteva andare. Mentre nessun problema incontrò quando designò Sandro Carletti. E adesso dovrà indicare altri due nomi.

Forza Italia Secondo il capogruppo di Forza Italia in Regione, Raffaele Nevi, «la bocciatura dei rappresentanti nominati dal sindaco in seno alla Fondazione Carit è a mio avviso la più chiara dimostrazione di quanto questa amministrazione e questo sindaco siano inadeguati e invece di unire la città la dividano. Ma in altri tempi sarebbe stato possibile che accedesse una cosa di questo tipo? In altri tempi il sindaco si sarebbe messo in mezzo alle beghe per la nomina del presidente della Fondazione come ha fatto Di Girolamo attraverso i suoi nominati? Questo atteggiamento di occupare con uomini ‘fidati’ tutti i luoghi di potere è veramente tipico dei regimi antidemocratici e fa venire i brividi sulla schiena a chi, come me, proviene da una cultura liberale e pensa che le istituzioni devono solo favorire l’ordinato svolgimento della vita civile lasciando grande libertà al mondo associativo di espletare il loro importante compito».

Il M5S Per il consigliere comunale del M5S, Federico Pasculli, «la bocciatura delle nomine del sindaco certifica che le nostre perplessità erano più che legittime. Adesso è tempo di riflettere su quanto accaduto. Avevamo intuito che sarebbe stato un passaggio importante per la costruzione di una nuova visione di questa città: a tal proposito questa estate avevamo depositato un atto che chiedeva di valutare in consiglio l’importanza e i criteri delle nomine prima ancora che i nomi. Atto rinviato al mittente anche se tale rinvio fu accompagnato da altrettante promesse da parte della maggioranza che si sarebbe portata una discussione ampia ed articolata in consiglio: promesse che si sono dissolte nel solito porto delle nebbie dell’aula consiliare».

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