Fondi Psr, in Regione imprenditori con il M5S

Umbria, procedure lente, fondi in ritardo e disparità. Agricoltori e allevatori preparano protesta. M5S: tema in assemblea. Il caso delle ‘montagne rubate’

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Procedure lente e farraginose, scarsa collaborazione degli uffici e delle associazioni di categoria, ripartizione dei fondi opinabile, soldi ottenuti ma che sembrano non arrivare mai e nel contempo sempre più spese da affrontare. Le condizioni di lavoro degli imprenditori agricoli e degli allevatori umbri è ormai insostenibile. Per questo si sta preparando una grande manifestazione, da tenersi a Perugia, per sollecitare l’intervento della Regione: c’è chi propone di muoversi con i trattati, chi con gli animali. Ma qualcosa si farà.

LA RABBIA DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI E DEGLI ALLEVATORI – VIDEO E INTERVISTA

Confronto con i Cinque Stelle

Oltre Cortona fanno subito Come già fatto dall’assessore Fernanda Cecchini con una nota stampa, il dito degli imprenditori è puntato soprattutto contro Agea (i cui vertici saranno al tavolo verde umbro a fine aprile), che paga con forte ritardo. Ma anche contro la Regione che non cambia strada. Fra le persone intervenute nella sede regionale di Palazzo Cesaroni, nel corso della conferenza stampa del Movimento Cinque Stelle, c’erano allevatori che denunciavano di attendere ancora il contributo per il ‘ benessere animale’ dal 2015. E intanto i colleghi della Toscana, regione che gestiste i fondi con un’agenzia autonoma, sono avvantaggiati perché ricevono subito i contributi cui hanno diritto, senza essere costretti ad indebitarsi come capita agli umbri. «Il paradosso è che se un nostro collega ha il terreno da Cortona in su riceve subito i soldi, se è sotto Cortona deve aspettare», dice con ironia amara a umbriaOn Marco Rasimelli, che rivendica con orgoglio di fare agricoltura biologica, nonostante a Perugia, capoluogo del cuore verde d’Italia, non ci sia nella borsa agricola un prezzario dei prodotti biologici.

LISTINO MERCI PERUGIA VS LISTINO MERCI BOLOGNA

Le preferenze verso il tabacco A proposito di borsa, gli agricoltori denunciano anche macroscopiche differenze di prezzo fra la borsa di Perugia e quella di Bologna: «Se ce li pagassero come li pagano lì avremmo un po’ di respiro, invece qui i prezzi li fanno le grosse aziende». C’è poi un’altra questione sollevata dagli agricoltori e riguarda una presunta disparità di trattamento fra i coltivatori di cereali e quelli di tabacco, a loro dire favoriti in quanto aiutati dalle multinazionali. Analogamente, i piccoli allevatori umbri si lamentano del fatto che le procedure di assegnazione fondi favoriscano i grandi possidenti. Insomma, la solita vecchia e triste storia del pesce grande e del pesce piccolo: «Ma il futuro siamo noi – urlano dalla sala – perché solo noi possiamo garantire qualità». Però in molti non ce la fanno più e, strozzati dai debiti, rischiano di fallire.

La questione tartufo L’Umbria è una tartufaia naturale ma il tartufo sta finendo – denunciano gli agricoltori del settore – perché non si è mai davvero investito sul settore. Intanto però nelle altre nazioni hanno imparato a coltivare i tartufi, spinti dalle multinazionali che investono in sudamerica, e il mercato italiano si sta lentamente esaurendo. «Però poi quando presentiamo progetti per aprire tartufaie ci fanno mille problemi».

Allevatori e agricoltori arrabbiati

Aziende a rischio «Una situazione che – denunciano i consiglieri Liberati e Carbonari – sta portando alla chiusura di moltissime piccole e medie aziende agricole e zootecniche che costituiscono l’ossatura fondamentale della regione. E la grande partecipazione spontanea di imprenditori alla conferenza stampa dimostra il disagio reale che vivono. Il Piano di sviluppo rurale 2014-2020 prevede per l’Umbria quasi 900 milioni di euro. Una cifra ingente che, se gestita nel modo giusto, potrebbe potrebbero fare la differenza per una regione a vocazione agricola come la nostra. Invece ci sono ritardi cronici nei pagamenti, poca trasparenza e scarso rispetto per questi imprenditori. Inoltre l’agricoltura industriale intercetta gran parte delle politiche agricole comunitarie, togliendo risorse alle piccole e medie imprese.

Le opacità «Negli ultimi anni – proseguono i consiglieri a cinque stelle – abbiamo presentato numerosi atti sull’argomento e su alcuni di queste c’è sta una forte censura che non ci ha neanche consentito di discuterli. Soprattutto quelli che riguardano i legami tra le associazioni dell’agrindustria e la vecchia politica. Ci sono opacità che vanno chiarite nella zootecnia umbra, per liberare energie e risorse nuove. I giovani che si stano affacciando in questo settore stanno riattivando circuito agricolo umbro. Vogliamo essere a loro fianco per cambiare le cose, per aiutarli a reclamare i loro diritti economici, ambientali e alla vita delle loro imprese». Della questione è stato interessato anche il Parlamento europeo dove Laurea Agea ha presentato una interrogazione sulla correttezza dei bandi umbri: «Mi hanno assicurato che faranno delle verifiche».

Le montagne rubate Martedì pomeriggio nuova puntata quando, in assemblea legislativa, si discuterà delle cosiddette ‘montagne rubate’: grossi appezzamenti di terreno affittati da anni a grosse società che si tengono i fondi esclusivamente per fruire dei crediti europei, ampliando virtualmente le proprie superfici, senza portarci nemmeno le bestie a pascolare. «Chiederemo alla giunta chi abbia davvero in mano i terreni di montagna dell’Umbria e quanti milioni di euro stia da anni incassando».

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