Geotermia in Umbria: Brega vs Cecchini

L’assessore parla di «permessi di ricerca», ma il consigliere ‘dem’ replica duro: «Anomalo iter autorizzativo, l’assemblea legislativa aveva detto no a istallazioni geotermiche»

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Nel corso della seduta di martedì del consiglio regionale dell’Umbria è andato in scena un ‘botta e risposta’ piuttosto aspro tra il consigliere Eros Brega (Pd) e l’assessore Fernanda Cecchini. Brega ha presentato il proprio atto ispettivo relativo al «rilascio di due permessi di ricerca geotermici nell’orvietano e per conoscere gli intendimenti dell’Esecutivo di Palazzo Donini per quanto concerne il progetto di impianto geotermico dell’Alfina in attesa di definizione». Secondo il consigliere ‘dem’ «decisioni di elevato impatto sociale non dovrebbero essere lasciate a scelte dei tecnici, ma andrebbero valutate dall’organo politico deputato, anche sulla base del lavoro svolto in assemblea legislativa».

Eros Brega

I quesiti Nell’atto Brega sottolinea che «la Regione ha autorizzato a giugno 2017,
per la durata di quattro anni e prorogabile per non oltre un biennio, due
permessi di ricerca geotermici denominati ‘Montalfina’ nei comuni di Orvieto
e Castel Giorgio, e ‘Monte Rubiaglio’ nei comuni di Orvieto, Castel Giorgio,
Castel Viscardo e Allerona, a favore della società ToscoGeo, con la
contitolarità della Società Graziella Green Power. Queste autorizzazioni,
nonostante il parere negativo dei sindaci dei territori coinvolti, sono state
rilasciate dalla struttura regionale preposta dopo l’esclusione della
valutazione ambientale. Occorre tenere in debita considerazione la posizione
contraria dei sindaci, sostenuti anche dalle associazioni dei cittadini, e di
una vasta area umbro-laziale nei confronti di impianti geotermoelettrici. Contrarietà che finora ha impedito a Umbria e Lazio di aderire all’intesa per la realizzazione degli impianti sperimentali di Castel Giorgio e di Torre Alfina. Senza dimenticare la posizione contraria ad impianti geotermici sulla piana dell’Alfina manifestata dall’assemblea regionale dell’Umbria, con una risoluzione del marzo 2016».

La Regione L’assessore Fernanda Cecchini ha risposto spiegando che «questo è stato un tema di grande confronto, soprattutto nell’ultimo anno. La giunta ha rispettato il mandato dell’assemblea legislativa. Anche il piano energetico ha individuato una possibilità minima per questo tipo di energia in Umbria. Questo non vuol dire che si possano superare le normative vigenti di
carattere nazionale. Nel caso specifico la richiesta dell’azienda è per permessi di ricerca: quindi attività preliminari di tipo investigativo. Non c’è alcun atto che autorizza lo sfruttamento. Gli uffici regionali, rispettando la normativa vigente, hanno dato un parere positivo solamente ad una indagine conoscitiva. Nessuna autorizzazione è stata rilasciata per perforazioni esplorative o per impianti geotermici. Se ci fosse un esito positivo di queste attività allora la società potrebbe chiedere di avere autorizzazioni per realizzare perforazioni e impianti. A quel punto inizierebbe un procedimento che prevede una Via. Ad oggi la società non ha ancora adempiuto alle prescrizioni della determina dirigenziale. Quindi l’ufficio immagina che l’autorizzazione sarà dichiarata decaduta».

«Procedura anomala» Nella sua replica Brega si è dichiarato «non soddisfatto della risposta. Trovo anomalo che si avvii un iter autorizzativo nello stesso territorio nel quale l’assemblea legislativa si era espressa dicendo no a istallazioni geotermiche, come tutti i sindaci della zona. Anche sul Piano energetico la Commissione ha dato un segnale chiaro diminuendo la possibilità di geotermia. Ci sono stati segnali politici chiari. È giusto che vengano rispettate le leggi, però credo che questa aula meriti rispetto e che i dirigenti debbano tener conto delle decisioni che vengono prese qui dentro».

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