Gesenu, soci privati pronti a vendere

Perugia, dopo la conferma dell’interdittiva da parte del Tar, Cerroni e Noto La Diega pronti a farsi da parte. E intanto anche la Corte dei Conti apre un fascicolo

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L.P.

Nessuna criticità, nessuna emergenza. Lo ha affermato appena qualche giorno fa la presidente della Regione Catiuscia Marini, eppure la realtà sembrerebbe smentirla.

Nuova inchiesta Non c’è solo quell’interdittiva antimafia che ha colpito la Gesenu e, a catena, le sue partecipate, ma anche l’inchiesta giudiziaria portata avanti dalla procura della Repubblica e della Dda di Perugia. E, a quanto pare, non è l’unica inchiesta aperta, dal momento che il procuratore generale della Corte dei conti sembra aver aperto un fascicolo con l’ipotesi di danno erariale per quanto riguarda la parte pubblica.

Corte dei Conti In particolare a finire sotto la lente della magistratura contabile e dei finanzieri che agiscono per conto della stessa, i conti fatti nei 24 comuni del perugino in cui si è aggiudicato il maxi appalto da oltre 1 miliardo di euro il consorzio Gest. Fatture, predisposizioni e approvazioni anche dei piani finanziari annuali, tutti quei costi che, poi, finivano nelle bollette dei cittadini. Il sospetto è che, alla fine, i cittadini potrebbero aver pagato – forse troppo – per servizi mai resi e che tutti quei rifiuti da differenziare siano finiti in discarica a Pietramelina o a Borgo Giglione. Per questo sarà utile l’incrocio dei documenti sia contabili che giudiziari nell’ambito delle due inchieste aperte.

Soci privati In ogni caso, per la presidente Marini, continua ad andare tutto bene e l’Umbria non starebbe vivendo nessuna ’emergenza rifiuti’. Neanche dopo le ultime dichiarazioni rilasciate dai soci privati della Gesenu dopo la conferma dell’interdittiva da parte del Tar. Come già aveva lasciato intendere l’avvocato Manlio Cerroni che, attraverso la figlia, controlla il 45% di Gesenu, nel momento in cui alla società viene impedito di partecipare a nuovi bandi di gara per via del provvedimento prefettizio, si potrebbe aprire ora la strada della vendita.

Vendita Non è disposto a parlarne l’amministratore della parte pubblica Dante De Paolis che, evidentemente, non si sente pronto a rilasciare dichiarazioni circa il futuro di Gesenu, nonostante la parte privata avesse messo in guardia sulle ipotesi da prendere in considerazione qualora il Tar avesse confermato l’interdittiva. Carlo Noto La Diega, titolare del 10% di Gesenu e Manlio Cerroni, titolare del 45%, sarebbero dunque pronti a vendere. E, all’orizzonte, i nomi che si stanno facendo largo sono quelli di due colossi, Hera o Acea. Tali affermazioni per il consigliere regionale del Movimento 5 stelle Andrea Liberati «impongono ora tanto al Comune di Perugia, quanto agli altri enti locali, di muoversi speditamente e armonicamente in seno all’Auri, in direzione della ripubblicizzazione del servizio rifiuti, anche eventualmente con l’ausilio finanziario di altre aziende municipalizzate umbre, in attesa che pure un bene essenziale come l’acqua torni nelle mani dei cittadini».

La ripubblicizzazione sarebbe quindi l’unico modo per allontanare definitivamente i rischi di infiltrazioni mafiose dal momento che il Prefetto di Perugia e il Tar dell’ Umbria hanno individuato tale pericolo proprio nella gestione condotta dai privati, ma «rappresenta anche l’unica via per affrontare concretamente gravissime criticità ambientali ormai diffusamente riscontrate nel ciclo rifiuti ‘privatizzato’. Danni di cui costoro dovrebbero essere chiamati a rispondere». Di tutto questo umbriaOn avrebbe voluto parlarne con De Paolis, ma dopo un primo contatto e un rinvio, il suo telefono è rimasto spento.

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