Umbria e rifiuti: «Nessuna emergenza»

Per Catiuscia Marini «non ci sono criticità nel sistema di gestione». Giudizio diverso – ma non troppo – da parte dei sindacati

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Il momento sarà pure ‘difficile’ e ‘complesso’, ma né per i sindacati – Cgil, Cisl e Uil – né tanto meno per la presidente della Regione Catiuscia Marini, si può parlare di ’emergenza rifiuti’ in Umbria. Per la seconda, anzi, non esistono neppure ‘criticità’. E il perché lo ha spiegato venerdì mattina a palazzo Donini, nella tavola rotonda denominata ‘Da rifiuti a risorsa’ incentrata sul piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti.

Sindacati 'Da rifiuti a risorsa', incontro Perugia - 22 aprile 2016Le criticità Ad aprire i lavori, coordinati dal segretario della Uil Umbria Claudio Bendini e conclusi dalla ‘collega’ della Cisl Pierpaola Pietrantozzi, è stata la relazione unitaria esposta da Vasco Cajarelli della segretaria regionale Cgil. Tra le criticità individuate, quella dei limiti riscontrati nella raccolta differenziata, inadeguatezze sotto il profilo impiantistico e tecnologico, la situazione di alcune discariche giunte al limite delle capacità, la frammentazione del sistema delle imprese interessate alla gestione operativa del ciclo rifiuti (almeno 36), la questione del controllo pubblico che diventa essenziale anche per garantire la legalità, tariffe elevate e non uniformi che non tengono conto del principio che ‘più rifiuti produci e più paghi’, impiantistica inadeguata a lavorare quantità di compost di qualità e una carente capacità di programmazione nella gestione e smaltimento dei rifiuti speciali e pericolosi, compreso l’amianto.

Le proposte Fra gli obiettivi da perseguire con il nuovo piano regionale – secondo i sindacati – c’è la riduzione dei rifiuti anche attraverso «un’attenta diffusione della cultura della raccolta differenziata, raggiungendo fino al 60 per cento nel 2016 e almeno il 75 per cento nel 2017». Obiettivi che – per Cgil, Cisl e Uil – saranno «davvero possibili se si attiverà un insieme di azioni che rendano conveniente per il cittadino ciò che è giusto per la comunità». E l’elenco delle proposte parla di sistemi avanzati di raccolta porta a porta, premi per i Comuni più virtuosi, una politica tariffaria selettiva, un sistema sanzionatorio che punisca i comportamenti scorretti, l’adozione di politiche di recupero attraverso – ad esempio – i ‘mercatini del riuso’, la realizzazione di filiere industriali rendano economicamente vantaggiosa la raccolta differenziata e il suo riciclo.

‘No’ all’inceneritore L’auspicio dei sindacati è che si riesca a mettere in atto «un rinnovato sistema di completamento del ciclo dei rifiuti che possa essere integrato con le regioni limitrofe e che eviti, per una popolazione di 900 mila abitanti che si prefigge di raggiungere una raccolta differenziata al 75 per cento, la possibilità di realizzare soluzioni impiantistiche non sostenibili, come potrebbe essere un nuovo inceneritore».

«Nessuna emergenza» Dal canto suo Catiuscia Marini ha affermato che «in Umbria non ci sono né emergenze, né criticità legate ai rifiuti. Bisogna procedere – ha aggiunto – verso una complessiva riorganizzazione del sistema che, partendo da un indispensabile processo aggregativo dei circa trenta soggetti gestori, porti poi all’innovazione degli impianti e ciò grazie al concorso soprattutto di soggetti privati, in quanto l’impiantistica non è nella proprietà diretta del sistema pubblico. Si tratta di un percorso complesso, che impone anche la capacità di sapere mobilitare risorse per creare un mercato interessante. Allo sforzo che in questo ambito sta compiendo la Regione, va affiancato un nuovo protagonismo dei soggetti privati, soggetti industriali capaci di operare investimenti innovativi finalizzati all’ammodernamento tecnologico».

Numeri «La nostra regione – ha aggiunto Catiuscia Marini – produce 480 mila tonnellate l’anno di rifiuti e in questi ultimi anni ha visto crescere la raccolta differenziata, ma una parte dell’Umbria su questo fronte è in ritardo. La percentuale di raccolta che abbiamo indicato ai Comuni è pari al 60% entro il dicembre 2016 per poi arrivare al 73% nel 2017. Si tratta di un obiettivo possibile anche se insufficiente se non c’è adeguamento degli impianti. Incrementare la raccolta, migliorandone la qualità, aumentare il riuso ed il riciclo e diminuire i conferimenti in discarica rimangono i punti salienti del piano regionale dei rifiuti dell’Umbria».

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