Incidente sul lavoro a San Venanzo: muore operaio 63enne di Todi

Danilo Sordini è stato travolto da una macchina per trivellazioni ed è morto sul colpo

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Tragico incidente sul lavoro nella mattinata di lunedì a Collelungo, vocabolo Albano, nel territorio comunale di San Venanzo (Terni). Un uomo di 63 anni di Todi, Danilo Sordini, pensionato ancora attivo come operaio nell’impresa edile del Marscianese di proprietà del cognato, ha perso la vita dopo essere stato colpito da una macchina per trivellazioni. Il cingolato era stato appena scaricato da un mezzo pesante e Sordini lo stava manovrando, quando lo stesso – forse a causa del terreno scosceso e del braccio meccanico disteso – si è ribaltato, schiaccando il 63enne, sposato e padre di una figlia oltre che professionista esperto e di lungo corso. L’intervento di trivellazione sarebbe dovuto servire a consolidare le fondamenta di una villetta di proprietà di una coppia di pensionati. Sul posto si sono portati i vigili del fuoco di Todi e gli operatori del 118 che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso dell’uomo. Spetta ai carabinieri della Compagnia di Orvieto – di concerto con la Usl Umbria 1 e la procura della Repubblica di Terni nella persona del pm Raffaele Pesiri – ricostruire l’accaduto. Scontata l’apertura di un fascicolo per omicidio colposo, così come l’autopsia sulla salma del 63enne per chiarire le cause del decesso.

Parlano i sindacati

Il segretario generale della Uil Umbria Maurizio Molinari e il responsabile Feneal Uil, Roberto Lattanzi, hanno diffuso una nota in seguito all’accaduto: «Continua la conta dei morti e la lunga scia di sangue delle vittime del lavoro in Umbria. L’ultima è un operaio sessantenne morto nell’Orvietano e dipendente di una ditta di Marsciano, travolto da un mezzo per le trivellazioni. Si tratta – affermano – dell’ennesimo incidente di una strage continua. Anche in questo caso la giustizia farà il suo corso, ma non si può più parlare di fatalità. E’ il caso di iniziare a mettere ciascuno di fronte alle proprie responsabilità, soprattutto chi non vede la sicurezza sui luoghi di lavoro come priorità. La garanzia di sicurezza sui luoghi di lavoro è ormai una nuova emergenza che in Umbria va affrontata subito. Serve dunque un coordinamento istituzionale e l’applicazione delle normative che le organizzazioni sindacali hanno predisposto. Occorre dire basta a questa situazione». Anche Cisl e Cgil intervengono con una nota congiunta: «Ci troviamo di nuovo ad esprimere il nostro cordoglio ai familiari e ai colleghi di questa ennesima vittima – commentano Maria Rita Paggio (segretaria generale Cgil Umbria), Angelo Manzotti (segretario generale Cisl Umbria), Elisabetta Masciarri (segretaria generale Fillea Cgil) e Giuliano Bicchieraro (segretario generale Filca Cisl) – ma sappiamo bene che le parole di circostanza ormai hanno perso di senso. La strage sul lavoro, che vede l’Umbria maglia nera in Italia, non si fermerà finché alle parole non seguiranno fatti concreti. Perché interrompere questa scia di sangue non è impossibile, occorre però decidere di invertire una volta per tutte la logica del profitto sopra ogni cosa e investire nel benessere e nella sicurezza delle persone che lavorano. Come Cgil, Cisl e Uil – affermano – abbiamo presentato nelle scorse settimane una piattaforma in 18 punti, molto concreti, per sottoscrivere un ‘patto per la salute, sicurezza e ambiente nei luoghi di lavoro’ nella nostra regione. Crediamo, e questa ennesima tragedia lo conferma ancora una volta, che non ci sia più tempo. Vogliamo che l’Umbria – concludono i sindacalisti – si liberi di questo vergognoso primato e diventi un luogo sicuro in cui lavorare».

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