La mafia in Umbria: «No radicalizzazione»

Fausto Cardella: «Il vero rischio è quello delle infiltrazioni di denaro malavitoso che può trovare spazio fra le molte difficoltà della crisi economica nelle imprese umbre»

Condividi questo articolo su

La Commissione d’inchiesta ‘Analisi e studi su criminalità organizzata, infiltrazioni mafiose, tossico-dipendenze, sicurezza e qualità della vita’, presieduta da Giacomo Leonelli, ha ascoltato oggi in audizione il procuratore generale della Repubblica Fausto Cardella, per un’analisi dei settori a rischio per possibili infiltrazioni della criminalità. 

Nessuna radicalizzazione Il procuratore ha rassicurato dicendo che in Umbria i problemi sono di minore entità rispetto ad altre regioni italiane. «Non ci sono segni di una radicalizzazione sul territorio della criminalità organizzata, cosa che invece si è verificata in Abruzzo (Cardella è stato procuratore anche a L’Aquila) con la presenza di un paio di cosche installate sulla zona costiera che sono state sradicate», dice. «In Umbria, gli unici che sono stati individuati sono adesso sub judice».

Denaro malavitoso «Il vero rischio è quello delle infiltrazioni di denaro malavitoso, degli interessi, di quel modo di pensare che può trovare spazio fra le molte difficoltà che la crisi economica sta provocando alle imprese umbre. Quindi ci sono settori a rischio e sono quelli dove vanno i soldi. È da questo che dobbiamo difenderci strenuamente e il ruolo dell’ente pubblico può essere rilevante quando c’è da capire perché un’impresa accetta di sostenere anche costi che non sono remunerativi e così facendo mette fuori mercato le imprese sane».

I numeri «In molti settori critici i numeri dell’Umbria sono migliorati. Perugia non è più crocevia dello spaccio. Anche se permane l’attività degli ormai noti gruppi di albanesi e nigeriani che gestiscono questo ‘mercato’, si può dire che attualmente l’offerta corrisponde alla domanda. Sono calati i morti per overdose. Si registra una flessione anche sui reati di strada, come furti e rapine, fenomeni che persistono e continuano a destare qualche preoccupazione, ma c’è anche un ottimo servizio che viene svolto dalle forze dell’ordine».

Pubblica amministrazione «Non vi sono dati per quanto riguarda i reati contro la Pubblica amministrazione perché la cifra è sommersa, né corrotti né corruttori denunciano ciò che manderebbe in galera entrambi. Ad ogni modo – ha puntualizzato il Procuratore – non sono mai emersi fatti come a Milano o altrove».

Terrorismo Per quanto concerne il terrorismo, «vi sono due tipi di minaccia: quella sugli obiettivi sensibili, che non si limitano ad Assisi, per cui sono state prese misure che sono a metà fra discrezione e efficienza. Non c’è invece difesa nei confronti del radicalizzato, del disadattato che con fanatismo o eccessi religiosi evidenzia il suo stato di disadattato, più difficile da valutare. Tuttavia non ci sono allarmi specifici di questo tipo».

L’impegno Leonelli ha annunciato l’impegno dell’ente pubblico nel fare quanto possibile e di competenza per far emergere le problematiche, anche confrontandosi con le associazioni di categoria che dispongono di dati relativi all’attività delle imprese che nemmeno la procura conosce, se non quando emergono fatti illeciti. «Gli appalti con massimi ribassi sono stati lo stimolo che ci ha guidato nel promuovere la visura di tutti gli appalti della Regione per vedere se vi si trovano procedure anomale. Dobbiamo tutelare le imprese che lavorano seriamente rispetto a quelle che non hanno niente da perdere e le sfavoriscono. Cerchiamo un sistema più impermeabile a certe dinamiche e faremo quanto in nostro potere per offrire un aiuto alle forze dell’ordine, senza alcuna invasione di campo ma nell’ottica di preservare la parte buona della nostra economia e la sicurezza dei cittadini».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli