L’appello dei familiari del ‘Seppilli’ arriva in commissione

Comune di Perugia, ospitato un dibattito fiume sull’ordine del giorno del centrosinistra, che non è passato, ma è servito a tornare sull’argomento dopo la raccolta firme

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Per la cronaca, l’ordine del giorno è stato respinto. Lo avevano presentato Pd, Idee Persone Perugia e Rete Civica Giubilei manifestando «contrarietà» rispetto alla conversione della Rsa ‘Casa dell’Amicizia Seppilli’ in struttura Covid. Ma l’occasione è stata propizia per ascoltare  sul tema, in IV Commissione Consiliare, sia la direzione sanitaria regionale – con l’assessore Luca Coletto e il direttore Claudio Dario – sia, soprattutto, le famiglie degli ospiti della residenza sanitaria. 

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Il resoconto del Comune

La relazione di Sarah Bistocchi

«Oltre al rischio che l’operazione rappresenta per gli anziani attualmente ricoverati -ha ricordato la consigliera Bistocchi nell’illustrazione dell’atto – va considerato che il Seppilli occupa solo un piano del Centro Servizi della ASL1, che ospita, come già ricordato, altre nove strutture socio-sanitarie, comprese la Neuropsichiatria e riabilitazione dell’età evolutiva e la Neuropsichiatria e psicologia clinica dell’età evolutiva. Si tratta di servizi destinati a bambini fragili, non di rado affetti da più patologie, che frequentano l’ex ‘Grocco’ per terapie e riabilitazioni lunghe e complesse, che solo lì possono essere fatte; di nonni che spesso accompagnano i nipotini alle sedute di riabilitazione al posto dei genitori, impegnati al lavoro; e di tutto il personale medico (medici, fisioterapisti e logopedisti) che già attualmente è in numero assai ridotto rispetto alle esigenze del territorio. Pertanto desta preoccupazione e perplessità la decisione della Regione Umbria di trasferire una struttura Covid nello stesso stabile, in quanto per molte famiglie questo tipo di servizio è fondamentale e già ora subisce fortissime limitazioni derivate dall’emergenza sanitaria: visite e riabilitazioni rimandate o annullate, incontri diradati, lunghe attese. Occorre garantire il servizio e la sicurezza di questi bambini fragili, dei loro genitori, dei loro nonni, nonché di tutto il personale sanitario che di loro quotidianamente si occupa, e forse ingressi e percorsi separati potrebbero non essere sufficienti a evitare la contaminazione degli spazi e il rischio di infezione».

LA REGIONE SI DIFENDE CON UN VIDEO (QUASI INCOMPRENSIBILE)

Riunione fiume

L’ordine del giorno era già stato discusso nella seduta del 10 novembre scorso, ma anche stavolta si è arrivati sul filo di lana, tali e tanti sono stati gli interventi. Già nella passata seduta erano intervenuti sia familiari di bambini in cura presso la neuropsichiatria infantile della struttura, che sindacalisti, che avevano evidenziato come la scelta di fare del Seppilli un ospedale Covid fosse, a loro avviso, sbagliata e pericolosa. La discussione, tuttavia, si era chiusa con la richiesta degli stessi proponenti di ulteriori audizioni. Alla seconda seduta sono intervenuti l’assessore alla Salute e alle Politiche Sociali della Regione Umbria, Luca Coletto, il direttore generale Salute e Welfare della Regione Umbria, Claudio Dario, il direttore sanitario Asl Umbria 1, Massimo D’Angelo, la Silvia Vescarelli responsabile della struttura, il Sindaco Andrea Romizi, e di nuovo i rappresentanti sindacali (Vanda Scarpelli e Tatiana Cazzaniga per la CGIL, Mario Bravi e Luciano Campani per SPI CGIL, Michele Belladonna per la CISL, Giorgio Menghini per FNP CISL, Marco Cotone per la UIL e per UILP UIL Francesco Ciurnella) nonché , in rappresentanza dei familiari degli utenti della neopsichiatria infantile, Stefania Zucchini e Alessandro Riccini Ricci e degli anziani della residenza, Maria Rita Cruciani.

Coletto e Dario

Ad aprire gli interventi è stato l’assessore alla Sanità della Regione, Luca Coletto, che ha rivendicato la correttezza delle azioni messe in campo. «La realtà dei fatti – ha detto – è che stiamo affrontando una pandemia e lo stiamo facendo in maniera lineare e trasparente nel rispetto delle norme di gestione della patologia». L’assessore ha, quindi, invitato a evitare strumentalizzazioni. «Ciò che serve – ha concluso – sono lucidità, rapidità di esecuzione e coesione, per il raggiungimento dell’obiettivo comune di sconfiggere il coronavirus limitarne i danni con gli strumenti che abbiamo». Il direttore Dario ha, quindi, spiegato che rispetto alla prima ondata di pandemia, nella quale la diffusione del virus era sostanzialmente legata da una discesa di focolai dal nord Italia, la seconda è stata invece caratterizzata da una parcellizzazione e diffusione di focolai e contagi al rientro dalle vacanze soprattutto dei giovani, prima nelle comunità dei giovani stessi e quindi nelle famiglie. «Il virus si muove con le persone -ha precisato- e l’aumento del contagio è proprio dovuta all’aggregazione e ai contatti stretti. In questa seconda fase, peraltro, è chiara l’importanza degli asintomatici nelle dinamiche di contagio». Arrivando al tema della seduta, Dario ha anche spiegato che il coinvolgimento di strutture per anziani e soggetti fragili si è fatta sentire molto di più che nella prima fase, proprio perché la diffusione del contagio stesso ha reso ancora maggiormente rischioso il contatto dall’esterno. In Umbria si sono avuti 300 casi positivi circa su 900 ospiti delle Rsa. La stessa Rsa Seppilli è stata una delle prime strutture che, nonostante tutte le attenzioni, ha visto un primo contagio. Proprio per questa prima contaminazione, come ha riferito lo stesso direttore generale, gli ospiti sono stati spostati in altre strutture per proteggerli dal rischio di contagio. Sono stati, quindi, avviati percorsi di Rsa Covid con 118 posti letto, che hanno riguardato non solo il Seppilli, ma anche strutture di Spoleto, Pantalla, e Ternano. «L’individuazione di strutture per anziani a bassa intensità e post acuti -ha spiegato ancora il dott. Dario- è diventato uno dei capisaldi per la salvezza di questi pazienti, che se portati in ospedale potevano veder aumentare il rischio di contagio, per cui si è scelto di ospedalizzarli solo in presenza di un aggravamento delle condizioni».

D’Angelo

Ancora più nel dettaglio è entrato il direttore Sanitario della Asl Umbria 1 D’Angelo, che ha tenuto a sottolineare come il Covid sia una patologia complessa che racchiude diversi livelli di cura, che vanno dalla terapia intensiva alla semi intensiva, fino alla degenza ordinaria. «Ma vi è una fase importante – ha precisato – del ripristino delle condizioni in cui il paziente ha bisogno di una post ospedalizzazione, per la quale risultava necessario trovare una struttura che consentisse una cura a bassa intensità e un livello assistenziale di prossimità. Al Seppilli siamo intervenuti in maniera puntuale, tutto è stato progettato per un livello di gestione unica, un’attività confinata rispetto al corpo di fabbrica, completamente separata, per quanto riguarda il cibo, i rifiuti, gli operatori con sorveglianza sanitaria specifica, un percorso specifico, insomma una compartimentazione assoluta rispetto al resto dell’area, per cui non si ravvisa alcun rischio per i soggetti che siano all’esterno».

I familiari

Perplessità sono state nuovamente sollevate dalla signora Zucchini, in rappresentanza dei familiari dei bambini della Neuropsichiatria infantile, che ha ribadito la necessità di sapere se altre strutture siano state valutate prima di scegliere di convertire il Seppilli in struttura Covid. «Il punto chiave -ha aggiunto- è l’informazione, non sono state date chiare informazioni su questa conversione. Nel sito della Regione, in cui ci sono dati dettagliati, i pazienti del Seppilli e di altre Rsa non compaiono, non sappiamo quanti sono. Questo ci allarma. Non mi sento rassicurata -ha proseguito- da quanto detto e mostrato e per questo chiedo di non aggravare la situazione di tante famiglie che vivono già una situazione di ansia, non solo le famiglie dei bambini ma anche degli anziani residenti, tutte persone fragili che già vivono notevoli difficoltà». Un invito ribadito dalla signora Cruciani, che a nome dei familiari degli anziani della residenza ha espresso grande preoccupazione. «A sollevare la questione, con la petizione sono stati i familiari dei bambini, ma non dimentichiamo che gli anziani sono i soggetti più fragili, troppo spesso invisibili. Noi familiari ci sentiamo impotenti di fronte a un decisione che riteniamo presa con superficialità. Confido, quindi, che si possa tornare indietro su questa decisione». Anche Alessandro Riccini Ricci, in rappresentanza delle famiglie che usufruiscono dei servizi del Grocco, ha tenuto a ribadire le preoccupazioni, «dovute – ha detto – anche alla capacità di programmazione che non c’è stata prima». Ha fatto, quindi, appello al sindaco perché si faccia carico delle richieste che vengono dalle famiglie, data la condizione particolare del Grocco.

Romizi

Riposta che è arrivata seduta stante da parte del sindaco che ha tenuto a sottolineare come «da subito anche l’amministrazione comunale ha raccolto tante preoccupazioni, manifestazioni di disagio, sia degli utenti che degli operatori, e si sia subito messa in contatto con la Asl che ha fornito le rassicurazioni, che oggi ci sono state date in maniera puntuale. La preoccupazione resta -ha detto Romizi – ma credo che per tutti ci debba essere anche un affidamento alla professionalità dei dirigenti e degli operatori sanitari». Il sindaco ha invitato, quindi, a una maggiore dialettica, che in situazioni di emergenza spesso viene sacrificata alla necessità di assumere decisioni in tempi stretti, e a una adeguata e continua informazione. Rispetto all’utilizzabilità di altre strutture in città Romizi ha richiamato il recente Piano di salvaguardia della regione, nel quale ha auspicato che possano essere date risposte adeguate anche sul versante degli organici.

L’opposizione

Critici i consiglieri di opposizione, che hanno confermato la necessità di capire se si sia fatto abbastanza per cercare delle alternative e per evitare i rischi di contagio. Il capogruppo IPP, Fabrizio Croce ha ribadito come il problema vero, ancora senza risposta, sia quello della promiscuità all’interno della struttura, nella quale vi sono categorie fragili da salvaguardare.
Stessa obiezione anche dal capogruppo Giubilei, per il quale contrariamente a quanto assicurato dai vertici della sanità regionale e della Asl, la promiscuità c’è e, proprio per questo, la scelta della regione è una scelta ad alto rischio.

Anche per Zuccherini (Pd) c’è stata una sottovalutazione della situazione e una mancata programmazione, che ha portato a scelte non partecipate e condivise con le altre istituzioni e i cittadini. Un invito a tornare indietro è stato, quindi, fatto dalla consigliera IPP Maddoli: «Le vite degli anziani non valgono di meno. -ha detto- Hanno il diritto a essere tutelati. È necessario mettere in sicurezza gli anziani, gli operatori e i pazienti dei servizi con le loro famiglie».

D’altro lato, il capogruppo Lega Mattioni ha richiamato i colleghi a non far finta di non aver compreso quanto è stato spiegato dai responsabili riguardo alla sicurezza della struttura.

I sindacati

Concordi i rappresentanti sindacali -Bravi (Spi Cgil), Ciurnella (Uil Pensionati) e Menghini (Fnp Cisl)- nel ribadire come, a loro avviso, si tratti di una scelta sbagliata, sulla quale è necessario tornare indietro per evitare quello che è successo in Lombardia nel corso della prima ondata. Critica, infine, rispetto agli interventi dei rappresentanti della Regione anche la capogruppo Pd Bistocchi, che ha chiesto di mettere in votazione l’atto, considerata esaurita la sua discussione, ma non il problema. «Sommare fragilità a fragilità è sbagliato, -ha concluso- non ascoltare le preoccupazioni dei cittadini è sbagliato, esprimere solidarietà al personale sanitario e poi non fare nulla è sbagliato». Al termine della discussione, con 10 voti contrari (maggioranza) e 5 favorevoli (opposizione) l’ordine del giorno è stato respinto dalla commissione.

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