Le Crete, passi avanti verso l’ampliamento

Il Tar boccia il ricorso del Comune di Orvieto contro la Regione e il progetto Acea

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Si fa sempre più vicino il possibile ampliamento della discarica Le Crete a Orvieto. A segnare una tappa fondamentale – una sonora sconfitta per gli ambientalisti e il Comune – è la bocciatura del ricorso al Tar da parte dell’amministrazione a cui l’Ente si era rivolto per contestare la decisione di Acea di realizzare un impianto e un fabbricato per il compostaggio dei rifiuti, il tutto già autorizzato dalla Regione.

Il ricorso al Tar

Nel ricorso, infatti, il Comune aveva chiesto che fosse annullata la delibera regionale con cui si autorizzava il ‘rimodulamento’ dell’impianto e, soprattutto, la decisione della Regione di non sottoporre l’intervento a procedura di valutazione d’impatto ambientale, soprattutto dal momento che l’impianto è situato in prossimità del crinale dei rilievi collinari che si affacciano sulla vale del Chiani, «in prossimità di uliveti che producono olio extravergine d’oliva nonché all’interno dell’area di produzione dell’Orvieto doc». Nel ricorso, veniva specificato che il Comune non avrebbe mosso censure affinché il procedimento venisse bloccato quanto, piuttosto, sottoporre il nuovo impianto a via «per consentire la valutazione di tutti gli effetti diretti e indiretti dello stesso, valutazione che, ad avviso dell’amministrazione, sarebbe mancata».

La posizione di Arpa

Di parere totalmente opposto, invece, l’Agenzia regionale di protezione ambientale che sostiene come «il progetto esaminato prevede interventi di miglioramento rispetto alla situazione attuale, in quanto tutte le operazioni di stoccaggio e maturazione del compost saranno effettuate in ambiente chiuso, dotato di sistema di aspirazione delle arie esauste e di presidi ambientali finalizzati alla riduzione ed al controllo degli odori con sistemi di abbattimento tramite biofiltro. A parità di potenzialità di trattamento attualmente autorizzata, si prevede un miglioramento delle prestazioni del processo di compostaggio grazie all’incremento della superficie disponibile per la fase di maturazione del compost, incremento che garantisce maggiore affidabilità circa le caratteristiche finali del prodotto».

‘Comune presente’

Secondo i giudici riuniti in Camera di consiglio, l’area per lo stoccaggio del ‘verde’ ricadrebbe nel capannone già autorizzato e realizzato – sin dal 2011 e mai oggetto di contestazione da parte del Comune – ed adibito al trattamento dei rifiuti con processo di compostaggio e recupero energetico. Al riguardo la stessa conferenza di servizi decisoria del 13 giugno 2018 – presente il Comune di Orvieto – stabiliva che il gestore avrebbe potuto presentare separata istanza, presenza, questa, rilevata anche da Acea che, per l’appunto, ha eccepito l’inammissibilità per difetto di legittimazione dell’impugnativa della determina dirigenziale «avendo il Comune partecipato alla conferenza di servizi decisoria che ha approvato all’unanimità il Rapporto istruttorio finale, che prevede, tra l’altro, la realizzazione del fabbricato in questione. Da ciò discenderebbe l’improcedibilità per sopravvenuta carenza di interesse tanto del primo atto di motivi aggiunti che del ricorso introduttivo avente ad oggetto il provvedimento della Regione Umbria di esclusione della procedura di via del progetto relativo al fabbricato».

Sconfitta pesante

Riuniti in camera di consiglio lo scorso 20 novembre, i giudici Raffaele Potenza, Paolo Amovilli e Daniela Carrarelli, hanno quindi respinto le obiezioni del comune su tutta la linea, dal momento che «l’amministrazione comunale aveva espresso parere favorevole sul punto che era stato poi impugnato» si legge nella sentenza, proprio in riferimento all’incontro in cui il sindaco Germani era venuto a conoscenza del progetto di ampliamento senza nulla obiettare. Per quanto riguarda uliveti e vigneti, il Tar stabilisce, invece, che «la zona non è agricola essendo qualificata per servizi ed impianti tecnologici», ricordando che spetta al Comune tutelare le coltivazioni agricole attraverso il piano regolatore. Sconfitto su ogni fronte, toccherà al comune far fronte alle spese legali nei confronti di Regione, Arpa e Acea, per un valore di 1.500 euro.

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