Mobilità notturna: tutti contro il Comune

Studenti e consiglieri Pd: «Non ci sono più alibi, sindaco e giunta devono dire se Gimo è un costo o un servizio». Casaioli: «Politica strutturata per università»

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Gioco, incontro, partita. E’ un ‘tutti contro il comune di Perugia’ la sfida che vede da un lato la Regione, che ha confermato gli stanziamenti per far ripartire il servizio di mobilità notturna Gimo, gli studenti universitari e la giunta perugina rappresentata, in questo caso, dall’assessore alla mobilità Casaioli.

L’opposizione Dopo neanche tre mesi di servizio sperimentale, il progetto, da tempo chiesto a gran voce dai rappresentanti universitari, ha incassato il sostegno, oltre che, ovviamente, della Regione, anche dell’Università e dell’Adisu. E a fare pressing sull’amministrazione comunale, oltre che gli stessi studenti, c’è tutta l’opposizione Pd in consiglio comunale. «Adesso non ci sono più alibi – afferma il consigliere Bori – il sindaco Romizi e la sua giunta ci devono dire cosa intendono fare: vedono il servizio come un investimento o come uno spreco? «La nostra città è da sempre conosciuta nel mondo come pioniera nel settore della mobilità alternativa e all’avanguardia nelle scelte di trasporto pubblico. La mobilità notturna non è un costo, ma un servizio a cui Perugia, polo universitario, centro giovanile, città europea, non può sottrarsi». Di converso, a recapitare al mittente tutte le ‘allusioni’ per cui il servizio è garantito solo dai contributi regionali, ci ha pensato l’assessore alla mobilità Casaioli rompendo il lungo silenzio in cui si era chiusa. «Sono molte le inesattezze che ho letto in questi giorni riguardo al servizio di mobilità notturna ‘Gimo’ sulle quali intendo aprire una riflessione più ampia, al di là di eventuali strumentalizzazione politiche che se ne stanno facendo».

 

Politica strutturata Dopo che, nei giorni scorsi, umbriaOn ha cercato di capire, al di là delle polemiche e del pressing via social delle rappresentanze studentesche, qual è il punto di vista dell’amministrazione comunale sulla sperimentazione della mobilità notturna, per fare ‘chiarezza’ su un servizio di cui, sembra, tutti i meriti spettino alla giunta regionale, ora l’assessore ci tiene a precisare un paio di cose. «Indubbiamente – si legge in una nota – l’ordine del giorno approvato in consiglio regionale sulla riattivazione per l’anno accademico 2017/2018 del servizio di mobilità notturna a favore degli studenti, denota un’apertura da parte della stessa Regione rispetto al tema di come si debbano muovere gli studenti di una città universitaria. Ma il punto non è tanto l’aggiunta di una linea di mobilità notturna, quanto, piuttosto, la necessità di una politica più strutturata da parte di Regione e Comune che parta dalla volontà di considerare Perugia non solo quale capoluogo di regione ma anche come città universitaria con più di 25 mila iscritti all’anno, per arrivare a rivedere, da parte della Giunta regionale stessa, i parametri del fondo trasporti».

La Regione La palla, dunque, torna ancora una volta nelle mani della Regione. «Attualmente nei criteri di ripartizione del fondo – spiega Cristina Casaioli – non vi è nessun riferimento alla popolazione degli studenti dell’Università degli studi di Perugia, dell’Università per Stranieri e di tutte le istituzioni di alta formazione che non sono considerati quali parametro dei servizi minimi garantiti. Come se la presenza o meno di questi studenti non modificasse le effettive necessità di mobilità della città. Correggere questa incongruenza significherebbe, per il Comune, avere gli strumenti per ridisegnare la mobilità cittadina anche in funzione delle esigenze degli studenti universitari, permetterebbe alla città di fare un grande balzo in avanti anche in termini di accoglienza e di servizi agli studenti universitari e di poter migliorare la qualità della vita dei ragazzi che studiano alle nostre Università e di essere un volano economico e culturale per la città».

Cofinanziamenti solo al 60% In ogni caso, assicura l’assessore, la giunta è disponibile a fare la ‘propria parte’. «Considerare la mobilità studentesca, così come il Minimetrò e gli altri servizi di mobilità alternativa, che trasportano oltre 12 milioni di persone l’anno, tra i servizi minimi e rivedere di conseguenza le ripartizioni del fondo trasporti in base a questi nuovi criteri permetterebbe di superare la paradossale situazione per cui Perugia gode, attualmente, di cofinanziamenti al 60% circa a valere sul fondo trasporti regionale – e se considerassimo anche la mobilità alternativa scenderemmo a circa il 40% – quando tutti gli altri comuni ricevono mediamente l’85% delle loro necessità, nonché di ridisegnare la mobilità della città  in maniera più adeguata a rispondere alle esigenze di tutti i cittadini».

La polemica Non sembra, dunque, accennare a diminuire la polemica. Così come, in un continuo rimpallo di responsabilità, gli studenti sembrano poter fare affidamento solo sulla continuità garantita dalla maggioranza Pd a guida della Regione. Perché se la mobilità alternativa e sostenibile, per il Comune, significa solo dare in concessione, per qualche mese – o, forse, settimana – le bici elettriche, allora la strada per tornare a essere una cittadina universitaria sembra sempre più in salita. 

Gli studenti E infatti ‘Sinistra Universitaria Udu Perugia’ e ‘Rete degli Studenti Medi Perugia’ rispondono all’assessore Casaioli: «Dinnanzi alle nostre richieste di risposte certe abbiamo ricevuto l’ennesimo rifiuto da un’amministrazione decisa a mettere i contrasti con la Regione prima del benessere di quei cittadini, di quegli studenti che a parole vorrebbero favorire. Il pretesto della mobilità notturna per ottenere una diversa suddivisione del Tpl può essere un punto di discussione; tuttavia, riteniamo schizofrenico l’atteggiamento del Comune che da un lato lamenta la mancanza della componente studentesca tra i criteri di ripartizione ed allo stesso tempo si adduce questa motivazione per poi negare loro un servizio indispensabile. Ancora una volta in tutto ciò è assente qualsivoglia visione della Città da parte di chi l’amministra».

Il «pretesto» La richiesta di ulteriori fondi, secondo gli studenti, «è un pretesto che a dir poco assurdo: proprio ieri la Regione si è impegnata a garantire una copertura per il servizio, in un’ottica di cofinanziamento. Se il Comune è a corto di fondi, una scusa che viene ormai propinata da anni, ci viene da chiedere come improvvisamente siano stati trovati quelli necessari per l’apertura notturna del minimetro. Tutto ciò, ci auguriamo, dovrà essere oggetto di confronto serio nella terza commissione comunale convocata per il giorno 31 luglio, a cui siamo stati invitati insieme ad Università ed ADiSU. Non siamo disposti ad accettare questo continuo boicottaggio, tutti gli altri partner del progetto Gimo si sono assunti le proprie responsabilità ed i propri impegni; per questo noi continueremo ad incalzare l’Amministrazione comunale, portando avanti gli interessi di una comunità che è più ampia della popolazione studentesca universitaria.

«Parli il sindaco» Gli studenti concludono dicendo ci attendere, ora, «una presa di posizione da parte del sindaco Romizi, il quale non può non prendere posizione. Dica espressamente se condivide le scelte del suo assessore e la sua mancanza di volontà nel dare risposta alla cittadinanza che ripone fiducia nella ripartenza del servizio, ricordando come fino a tre anni fa lui stesso chiedeva la mobilità notturna».

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