Orvieto, due arresti per le ‘grandi opere’

Franco Ceprini e la nipote Lucia destinatari delle misure cautelari – in totale sono oltre trenta – eseguite da Guardia di finanza e Carabinieri

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Due inchieste per un totale di ventuno misure cautelari (per 11 indagati è disposta la custodia cautelare in carcere, per 9 la detenzione domiciliare e per uno soltanto l’obbligo di dimora e di presentazione): nel mirino degli inquirenti – Guardia di Finanza di Genova e Carabinieri di Roma – c’è finita la realizzazione di tutta una serie di grandi opere, dal terzo valico ferroviario Genova-Milano al sesto macro-lotto della Salerno-Reggio Calabria, fino alla People Mover di Pisa.

ceprini-orvieto

Franco Ceprini

Orvieto Almeno due degli arresti riguardano l’Umbria ed in particolare Orvieto: ad essere finiti nel mirino degli inquirenti, infatti, sono il 71enne Francesco Ceprini, titolare della ‘Ceprini costruzioni’ e la nipote 38enne, Lucia Ceprini. Nei confronti di entrambi sono stati applicati gli arresti domiciliari.

«Completamente estranei» In seguito all’accaduto la società Ceprini Costruzioni Srl ha diffuso un comunicato in cui si legge che «la società, di cui Franco Ceprini è il presidente, opera da oltre 40 anni nel settore costruzioni infrastrutture con onestà, serietà e grande professionalità, dando lavoro ad oltre 300 dipendenti. Franco Ceprini e Lucia Ceprini – è scritto – indagati per i reati di cui agli articoli 319 e 321 del codice penale in concorso, sono completamente estranei a qualsiasi ipotesi di reato che viene loro contestato. La società Ceprini Costruzioni ha avuto rapporti di subappalto con aziende coinvolte nell’inchiesta e non ha commesso alcuno dei reati per cui si procede. Franco Ceprini e Lucia Ceprini, in occasione dell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip di Roma – spiegano dalla società – forniranno i più ampi chiarimenti, anche con prove documentali, sulla loro posizione, confidando nell’operato della magistratura».

Lucia Ceprini

Lucia Ceprini

Guardia di Finanza Quattordici delle ventuno ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal gip di Genova ed eseguite all’alba di mercoledì in undici regioni, fra cui l’Umbria. Sono quelle relative all’operazione ‘Arka di Noe’ con cui le Fiamme Gialle di Genova hanno portato alla luce numerosi episodi di corruzione, concussione e di turbativa d’asta perpetrati dagli indagati in relazione all’aggiudicazione di commesse per un valore complessivo di oltre 324 milioni di euro. Le misure cautelari riguardano imprenditori e dirigenti del consorzio General Contractor che sta realizzando la linea ferroviaria ad alta velocità Genova-Milano.

Carabinieri Quattro delle persone coinvolte nell’indagine della Guardia di Finanza genovese sono interessate da misure cautelari anche nell’indagine ‘Amalgama’ realizzata dai carabinieri di Roma: ventuno quelle applicate in tutto dai militari a seguito dell’ordinanza del gip. Anche in questo caso ci sono arresti in Umbria e in altre sette regioni italiane.

L’indagine L’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma e condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma, ha riguardato un’associazione per delinquere finalizzata al compimento di condotte corruttive per l’ottenimento di contratti di subappalto nell’ambito dei lavori per la realizzazione delle seguenti opere pubbliche: la tratta TAV “A.V./A.C Milano-Genova-Terzo Valico Ferroviario dei Giovi” (Alta Velocita Milano-Genova) la cui costruzione è affidata da R.F.I. al General Contractor COCIV; il 6° Macrolotto dell’Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria la cui costruzione è affidata al General Contractor REGGIO CALABRIA – SCILLA s.c.p.a. ; il PEOPLE MOVER di Pisa affidato dal concedente “Comune di Pisa” e committente “Pisamo – Azienda per la mobilità S.p.A.” al concessionario “PISAMOVER S.p.A.”. L’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Genova e condotta dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Genova, intrapresa in un periodo storico precedente a quello oggetto delle indagini coordinate dalla Procura di Roma, ha fatto luce sull’illecito affidamento dei lavori da parte dei funzionari del General Contractor COCIV a varie imprese esecutrici, nell’ambito della realizzazione della tratta TAV “A.V./A.C Milano-Genova-Terzo Valico Ferroviario dei Giovi”, nonché su alcune ipotesi di corruzione ed una singola vicenda di concussione.

La scoperta L’indagine del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Roma, avviata a febbraio 2015, ricostruisce le condotte illecite del gruppo costituito, organizzato e promosso da colui che – fino al dicembre 2015 – era il Direttore dei Lavori nell’ambito delle tre citate opere pubbliche – e dal suo socio di fatto, un imprenditore calabrese operante nel ramo delle costruzioni stradali, che si avvale del contributo di altre 9 persone, tra cui anche alcuni funzionari del consorzio COCIV. In particolare, dall’esame degli elementi probatori raccolti nel corso delle indagini è emerso che il Direttore dei Lavori, nell’ambito delle tre importanti opere pubbliche, ha “messo a disposizione” la sua funzione pubblica in favore di alcune imprese impegnate ad eseguire i lavori, ottenendo in cambio commesse e subappalti in favore di società riferibili di fatto a lui stesso ed all’imprenditore calabrese.

La corruzione Inoltre, è stata accertata l’esistenza di rapporti corruttivi intrattenuti dal direttore dei lavori con i vertici dei General Contractor che si occupano della realizzazione delle tre grandi opere pubbliche. Si è appurato, difatti, che i rappresentanti dei Contraenti Generali COCIV e REGGIO CALABRIA – SCILLA s.c.p.a., nonché del concessionario PISAMOVER S.p.a. da un lato hanno coperto gli accordi illeciti realizzati dal Direttore dei Lavori con le imprese sub-affidatarie dei lavori e, dall’altro, promesso allo stesso utilità, sotto forma di commesse in favore di società riferibili a lui ed al suo socio calabrese, quale contropartita per la sua disponibilità ad adottare provvedimenti favorevoli ai General Contractors/Concessionari da loro stessi amministrati. E’ stato altresì acclarato che, in una prima fase, il Direttore dei Lavori, mettendo a disposizione dei General Contractors e dei subappaltatori la propria qualifica di pubblico ufficiale, ha ricevuto utilità sotto forma di importanti commesse e/o promesse di commesse in favore di società riconducibili al proprietario ed amministratore (anche lui destinatario di O.C.C. in carcere) di SINTEL ENGINEERING Srl,, società per conto della quale svolgeva le funzioni di Direttore dei Lavori. Successivamente, il Direttore dei Lavori ha deciso di praticare in proprio il sistema, ormai collaudato, per favorire le società a lui direttamente riconducibili anziché quelle del suo capo. Ulteriori risultanze investigative attestano che i promotori del sodalizio avevano già esteso le loro attività criminali – facendo ricorso al medesimo modus operandi – alla realizzazione di altre opere pubbliche, quali la Stazione per l’Alta Velocità di Firenze ed alcuni lavori stradali nel Comune di Asti.

L’organizzazione Il sodalizio capeggiato dal Direttore dei Lavori e dal suo socio imprenditore calabrese è riuscito, quindi, ad ottenere dalle ditte esecutrici dei lavori contratti – tra consulenze, commesse e forniture – per un importo complessivo di oltre 5 milioni di euro a favore delle aziende a loro riconducibili, quale frutto delle operazioni corruttive, con la complicità dei funzionari e dirigenti del General Contractor COCIV. Le figure di spicco Tra i ventuno destinatari di misura cautelare, oltre ai predetti Direttore dei Lavori ed all’imprenditore calabrese, figurano: il Presidente del Comitato Direttivo Consorzio COCIV, nonché Presidente del CdA di REGGIO CALABRIA-SCILLA s.c.p.a., nonché General Manager Domestic Operations di SALINI-IMPREGILO (in carcere); il Direttore di COCIV (in carcere); il Presidente del C.d.A. di PISAMOVER S.p.A. e Amministratore Delegato della CONDOTTE INVESTIMENTI INFRASTRUTTURALI a r.l. (agli arresti domiciliari); il Project Manager, direttore del cantiere e direttore della sicurezza per il Concessionario PISAMOVER S.p.A. (agli arresti domiciliari).

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