Ospedale di Terni: «Sanate le criticità»

Organizzazioni sindacali e Rsu hanno deciso di aprire la vertenza rivolgendosi anche alla Regione. Scende in campo anche la Fials

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Le condizioni di lavoro dei medici, degli infermieri, degli operatori socio sanitari, dei tecnici e degli amministrativi sono progressivamente peggiorate negli anni e con i continui tagli degli ultimi governi continuano a peggiorare inesorabilmente. Questi sono i motivi che hanno spinto organizzazioni sindacali e Rsu a organizzare una conferenza stampa per spiegare i motivi della vertenza sindacale che hanno aperto.

Le richieste Sono tre i punti fondamentali su cui, mercoledì mattina, hanno insistito Giorgio Lucci, Cgil, Nicola Ambrosino, Cisl, Mauro Candelori, Uil e Lucio Moscetti, Rsu: dotazioni organiche in base al fabbisogno reale e non alle disponibilità economiche, integrazione tra territorio e azienda per la cura e il ricovero dei malati cronici, riconferma del livello di alta specializzazione dell’ospedale ternano.

La conferenza stampa Nella saletta sindacale dell’ospedale hanno illustrato le ragioni della proclamazione dello stato di agitazione di tutto il personale, senza escludere di arrivare allo sciopero, qualora non arrivassero risposte all’altezza. «Le condizioni di lavoro del personale, medici, infermieri, tecnici, amministrativi, sono progressivamente peggiorate nel corso degli anni», dicono.

Criticità «La dotazione organica è ferma al 2004 – continuano – ma in 13 anni sono cambiate molte cose: abbiamo una complessità di cura più elevata, un rapporto malato paziente diverso, si sono aperti servizi importanti e nel solo 2016 l’ospedale ha accolto circa 6 mila pazienti da territori limitrofi. Nel frattempo, però, l’organico non è aumentato, ma l’età media del personale sì, ormai siamo sopra i 50 anni».

PARLA LUCIO MOSCETTI DELLA RSU – VIDEO

L’amministrazione Di fronte alle proteste l’amministrazione dell’azienda ha fatto una proposta che i sindacati considerano ‘un passo avanti’. Sebbene sia così, non basta, non è «assolutamente sufficiente». «Con l’ipotesi di integrazione di organico (21 infermieri, 16 Oss, 2 tecnici, 2 ostetriche, 25 amministrativi) non si risolvono assolutamente i problemi in essere perché ci sono servizi che sono al collasso». Infatti oltre al problema dell’età del personale, che ovviamente aumenta non essendoci nuove assunzioni, c’è il problema delle sostituzioni che vengono fatte a tempo determinato. «Questo non basta», ribadisce Lucci. «Abbiamo bisogno di personale e in fretta. Ne servirebbe molto di più, ma intanto si può iniziare ad assumere, poi possiamo anche discutere sui numeri. La nostra è una struttura che può dare risultati ed è giusto che li dia ai cittadini».

Ospedale di alta specialità, ospedale di comunità  Clamoroso, secondo i sindacati, l’esempio della dialisi, «situazione che grida vendetta», ma un discorso simile vale anche per il pronto soccorso e le terapie intensive. «Qui entra in gioco il problema dell’integrazione con il territorio – dicono – tanto sbandierata ma mai realmente praticata. Mettere in rete l’ospedale di Terni con Narni o Amelia effettivamente aiuterebbe, sgonfierebbe alcuni tipi di assistenze, ci sarebbe meno pressione. Ci hanno detto che dobbiamo essere un ospedale di alta specialità, ma poi ci hanno detto che dobbiamo essere anche un ospedale di comunità. Noi possiamo e vogliamo essere entrambi, ma ci devono dire come affrontare questa situazione. Se ad esempio i reparti di Narni venissero implementati, qui si recuperebbero gruppi assistenziali che invece che all’assistenza semplice potrebbero dedicarsi all’alta specialità. Ma non è il sindacato a dover proporre soluzioni».

La vertenza «Noi – continuano – abbiamo aperto questa vertenza ovviamente per richiedere l’assunzione di più personale, ma anche per ‘alzare’ il dibattito. Vogliamo capire che fine farà questa azienda tra 20 anni; l’alta specialità sta andando a farsi friggere: tra i part-time, le pensioni, l’età che avanza, gli specialisti iniziano a mancare e in questo modo non riusciremo più neanche ad attirare pazienti da fuori che sono una grande risorsa. In più se dobbiamo essere sia ospedale di alta specialità che di comunità ci devono dare gli strumenti per un’assistenza dignitosa dei pazienti. In gioco c’è un valore fondamentale, la salute pubblica. Vogliamo un’azienda di alta specializzazione con servizi di qualità. Ma questo obiettivo non è raggiungibile se il peso continua ad essere tutto sulle spalle di chi lavora, con turni massacranti, straordinari che diventano ordinari, rinuncia a ferie e permessi. Non possiamo continuare così. Non solo perché non è giusto, ma perché non potremmo ottenere i risultati sperati. Ci appelliamo alla Politica con la P maiuscola”, e in particolare alla Regione, affinché si lavori insieme e si collabori per provare a trovare una soluzione.

La Fials Anche la Federazione italiana autonomie locali e sanità ha deciso di prendere parte al dibattito su questa drammatica condizione e ha deciso di agire sul piano politico richiedendo un’audizione con il Comune di Terni e con la Commissione regionale Sanità e un incontro con l’Assessorato alla Sanità e con il prefetto di Terni. «Questa situazione chiama in causa tutti i livelli di responsabilità, in primis quello regionale», scrivono dalla segreteria regionale e provinciale. «Ogni nuova soluzione organizzativa, anche la più efficace assunta in fase autonoma dall’Azienda ospedaliera, è destinata a esaurirsi in pochi giorni visto il mutato contesto dei bisogni espressi dalle popolazioni ascrivibili all’emergenza posta dal terremoto che ha determinato la chiusura degli ospedali di Norcia e Cascia con ripercussioni su tutto il sistema sanitario regionale, accentuato però sull’Ospedale di Terni. La convenzione stipulata con la Regione Lazio che vede l’ospedale di Terni come l’unico regionale in cui confluisce la popolazione laziale. E ancora il non completamento della rete con Narni e Amelia e l’ulteriore rinvio della costruzione della ‘Città della salute’».

Nodi da sciogliere «L’Assessorato della Regione Umbria – concludono – deve sciogliere urgentemente questi nodi ridisegnando l’assetto organizzativo dell’Azienda ospedaliera di Terni con un aumento dei posti letto e della dotazione organica. Serve, inoltre, una ridefinizione del modello organizzativo del pronto soccorso e della legge regionale nel riassetto organizzativo, prevedendo che i piccoli ospedali vengano posti in rete con le aziende ospedaliere. Infine è necessaria una reale integrazione funzionale con la Usl 2, in particolare per i servizi tecnico-amministrativi».

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