Perugia, caso-caffè: «Tutto a norma»

L’amministrazione comunale in una nota: «Prezzi aumentati per via dell’Iva e contratti di avvalimento regolari». Ma i dubbi restano

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Nessuna irregolarità. Lo certifica il comune di Perugia, dopo la bufera che si è scatenata in seguito all’inchiesta della procura di Perugia che vede indagati per frode nelle pubbliche forniture e turbata libertà degli incanti i tre dirigenti della Ristoroh24, la società che si è aggiudicata la concessione del servizio di distribuzione di caffè e snack all’interno delle sedi comunali, assieme a un’ex dipendente del comune, che sarebbe indagato per rifiuto e omissione di atti di ufficio.

Le ipotesi Sarebbero stati dei prezzi ‘aumentati’, quelli applicati negli oltre 160 distributori automatici sparsi tra uffici comunali, scuole e uffici giudiziari e alcuni passaggi poco chiari per quei contratti di avvalimento che un’azienda fa per vincere un appalto nel momento in cui non possiede tutti i requisiti necessari. Ma su tali accuse, tutte da verificare in sede giudiziaria, ora interviene finalmente anche il comune.

L’amministrazione Che, in una lettera, richiamando il principio di trasparenza in ordine all’azione dell’amministrazione, specifica, nero su bianco, che «le contestazioni sono da ritenersi infondate». Per quanto riguarda i contratti di avvalimento, spiega il dirigente, «sottoscritti dal raggruppamento aggiudicatario del servizio relativamente al fatturato e alla certificazione di qualità si annoverano tra gli ‘avvalimenti di garanzia’ che non implicano la partecipazione delle ausiliarie all’esecuzione del contratto».

Circa i prezzi, invece, «quelli applicati ai prodotti venduti nei distributori automatici sono conformi – si chiarisce – all’offerta economica presentata in sede di gara, in quanto gli stessi a partire dal 1 gennaio 2014 hanno subito un aumento a seguito dell’innalzamento dell’Iva dal 4% al 10%». Sulla base di quanto esposto «e tenuto conto della mancanza di pronunce definitive da parte dell’autorità giudiziaria – si legge a conclusione – questa amministrazione ritiene di non dover porre in essere alcun ulteriore atto».

Una risposta, neanche troppo tra le righe, anche alla recente attivazione della commissione di controllo e garanzia da parte di Cristina Rosetti del Movimento 5 stelle per via di quei mancati controlli che avrebbero dovuto accertare la rispondenza del contratto sottoscritto con i servizi offerti. «A noi i conti non tornano – replica la capogruppo in comune dei 5 stelle – anche ammesso che vi sia stato un adeguamento dei prezzi, questo avrebbe dovuto essere comunque autorizzato dall’amministrazione. Peraltro i prezzi di acquisto con chiavetta non hanno mai visto adeguamenti. Come mai?».

‘Reato permanente’ Troppi punti oscuri, ancora, dunque, mentre dall’altra parte, l’amministrazione, ritiene di non dover procedere ad alcuna risoluzione del contratto, almeno fino a che non saranno stabilite le responsabilità in sede giudiziaria. «E pensare – conclude la Rosetti – che uno dei reati ipotizzati è di carattere permanente. Ovvero, ipoteticamente, ancora in atto».

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