Perugia, quando l’amore è violenza

L’associazione Margot si racconta attraverso le sue storie. A Terni la ‘settimana rosa’ per la prevenzione e l’informazione

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di Rosaria Parrilla

Sono tante le storie che parlano di violenza, per lo più si consumano tra le mura domestiche e gli autori sono spesso uomini che vogliono mantenere il proprio potere sulle ex o attuali compagne. E poi ci sono anche rari casi in cui le vittime sono gli uomini che non sanno a chi rivolgersi o si vergognano a chiedere aiuto.

Margot Parla di questo Margot, l’associazione nata a Perugia circa due anni e che, attraverso i suoi fondatori e collaboratori, venerdì mattina, all’Università per Stranieri, ha cercato di ripercorrere questi anni di attività raccontando le storie dei protagonisti. Di chi è riuscita a superare la paura ed a uscire dal baratro in cui era precipitata, di chi ancora non è riuscita a mettere la parola fine, anche a causa della burocrazia, e di chi purtroppo si è conclusa nel peggiore dei modi con la sua morte ad opera dell’uomo che avrebbe dovuto proteggerla ed amarla. A raccontarle Vanna Ugolini, giornalista, presidente di Margot e tra i fondatori dell’associazione.

La storia difficile di Sara È stata allontanata da piccola dalla sua famiglia perché subiva violenze, portata in un istituto avrebbe dovuto restarci sei mesi e, invece, ci restò sei anni. Da grande non ha avuto vita facile: ha avuto accanto un uomo violento con cui ha avuto due figli, uno è morto e l’altro è stato dato in affido ad una famiglia benestante in un’altra regione. Ha avuto problemi di alcolismo ed è diventata aggressiva. Una vita fatta di violenza e povertà e con la burocrazia che non ha di certo aiutato. Le assistenti sociali umbre non dialogano con quelle dell’altra regione dove vive il figlio, così sfiduciata Sara ha deciso di non lottare più per il suo ‘riscatto’, per una vita dignitosa e per suo figlio. Ora da mesi non contatta più Margot, non si rivolge più alle assistenti sociali e non vede più suo figlio.

La storia lieto fine di Federica Poi c’è Federica che lavora in centro, una donna piena di risorse che ha chiesto aiuto a Margot lo scorso gennaio: era stanca delle violenze del suo compagno. È stata ospitata privatamente fino a quando non è stata trovata una soluzione alternativa. È riuscita a marzo a fare una denuncia protetta, grazie alle sei denunce precedenti e ai referti medici. Fino a quel momento non era stato preso nessun provvedimento e i maltrattamenti da parte del suo uomo andavano avanti da due anni. Così il magistrato l’ha riascoltata e ha emesso un decreto di allontanamento per l’uomo, che incurante di tutto è riuscito ad avvicinarla nuovamente e a molestarla, presentandosi sotto casa e dove lavora. In una giornata anche 18 volte. Ora per avere testimoni e dare seguito alle denunce gli operatori di Margot sono diventati i suoi angeli custodi: la seguono. Una vicissitudine che probabilmente sta per avviarsi alla conclusione e in maniera positiva.

Le storie che non hanno un lieto fine E poi ci sono quelle donne che non ce l’hanno fatta. Perché non sono state abbastanza forte, non sono state aiutate, non sono riuscite a chiedere aiuto in tempo. Donne che vengono uccise dai propri uomini. Toccante il momento in cui Chiara Meloni attrice teatrale della Compagnia degli gnomi ha interpretato l’appello della madre di una ragazza uccisa dal compagno in Umbria. «Le storie di Margot sono parte di una storia più grande – ha dichiarato la presidente Ugolini -, quella di una rivoluzione sociale e culturale che nei secoli conta faticose e imprescindibili vittorie, a fronte di un numero incommensurabile di vittime. La storia dei primi due anni di attività di Margot sono fatte di tante storie. Ogni storia è un simbolo e insegna qualcosa: quello che non funziona nelle rete degli operatori istituzionali ma anche le tante facce, meno conosciute della violenza, dei suoi effetti e di chi, suo malgrado o volontariamente ne è stato protagonista». E poi ci sono gli uomini che subiscono violenza e ora possono chiedere aiuto a Margot.

Prevenzione L’obiettivo di Margot non è solo quello di dare aiuto e assistenza a chi subisce maltrattamenti o a chi è l’autore materiale e vuole intraprendere un percorso per cambiare modo di approcciarsi agli altri. L’associazione, infatti, va nelle scuole per insegnare ai ragazzi il rispetto per sé stessi e per gli altri e organizzano anche dei corsi di difesa personale. Perché bisogna partire dalla prevenzione dei giovani, che rappresentano il domani.

A Terni ‘settimana rosa’ L’Azienda speciale Farmacie Municipali di Terni, insiene all’Associazione ‘Libera…mente Donna’ e al Centro Antiviolenza ‘Liberetutte’, promuove dal 22 al 28 giugno, all’interno delle farmacie comunali l’evento ‘la settimana in rosa’.

Obiettivo «Si tratta di una iniziativa volta alla prevenzione, informazione e sensibilizzazione circa la tematica della violenza sulle donne – spiega l’Asfm – con l’intento di diffondere il più possibile strumenti per prevenire, riconoscere e contrastare la problematica nonché fornire ogni tipo di informazione circa le attività dei Centri Antiviolenza, i servizi offerti, le modalità di sostegno alle donne nonché ribadire l’importanza dei Centri Antiviolenza sul territorio. In questa settimana presso le farmacie Comunali di Terni i cittadini avranno a disposizione del materiale fornito dai Centri sul tema della violenza nonché da parte di operatori dei Centri saranno fornite informazioni sulla specifica attività degli stessi. Il personale di farmacia inviterà i clienti ad acquistare un prodotto da banco da destinare alle necessità delle donne e bambini ospiti dei Centri».

Twitter @Ros812007

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