Prezzo dell’olio umbro alle stelle: i motivi sono precisi e chiari

Il riflesso sul costo al dettaglio da quanto accaduto nella campagna olearia. I dati della Camera di commercio dell’Umbria

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di Giovanni Cardarello

Negli ultimi due anni è stata la benzina, per quest’anno ed il prossimo è l’olio extravergine d’oliva. Parliamo, ovviamente, del prezzo al dettaglio del prezioso liquido, un prezzo che sta subendo un andamento sinistramente identico. Sì perché se lo scorso anno, dati di Altroconsumo, il prezzo finale dell’olio era di 5,14 euro al litro (ed era di 4,02 nel 2021), nell’autunno del 2023, nei punti vendita della grande distribuzione organizzata, è costato in media 8,01 euro. E con una tendenza a salire che sembra peraltro inarrestabile.

Un fattore determinato, almeno nel caso dell’olio extravergine prodotto in Umbria, da una serie di fattori imprevisti ed imprevedibili. A rivelarli è la Camera di Commercio dell’Umbria che per bocca di Bruno Diano, presidente della Borsa merci della stessa istituzione, ha resi noti alcuni dati su quanto accaduto nella raccolta delle olive e nella produzione dell’olio nell’autunno 2023.

Il primo dato è drammatico. La produzione in Umbria è in calo del 58% rispetto al 2022. Il doppio esatto di quanto si stimava a ottobre in occasione del bilancio della campagna per la raccolta dell’uva e la produzione del vino. Il secondo è, se possibile, ancora peggiore.: sSono letteralmente raddoppiate le previsioni negative rispetto alle altre principali regioni italiani produttrici di olive e olio. In quel contesto, in particolare in Campania, Puglia e Sicilia, la campagna olearia è andata secondo le previsioni. A braccetto con l’Umbria – ma non è una consolazione, anzi – le Marche e la Toscana.

A provocare questo stato di cose, tanto per non ragionare di cambiamenti climatici, le forti piogge in fase di fioritura, il duro attacco della Bactrocera oleae meglio nota come mosca dell’olivo, l’avversità più grave a carico dei piantoni e, in fase di raccolta, la siccità che ha interessato il territorio umbro. In particolare nelle zone sprovviste di impianti di irrigazione. La qualità dell’olio prodotto in Umbria è, ovviamente, sempre di altissimo livello; varia, in negativo, la quantità e questo determina un ulteriore salto in avanti del prezzo.

Leggendo i dati del listino della borsa merci della Camera di Commercio di Perugia, al prezzo già alto – il doppio del 2021 – verrà applicato un ulteriore aumento del 18% rispetto al dato del 2022. Facendolo così salire, nel caso del commercio al dettaglio, a 9,46 euro al litro e addirittura fino a 13,5 euro nel caso delle piccole partite non confezionate ed acquistate direttamente al frantoio. «Le cose non sono andate certo bene, nel 2023 – osserva amaramente Bruno Diano -. Purtroppo la realtà è stata peggiore delle stime». Ma non solo.: «L’aumento dei prezzi non compensa assolutamente le perdite subite sul fronte della quantità prodotta». Resta solo una piccola e magra consolazione da registrare. Il Paese non rischia di subire carenze di prodotto italiano perché il calo dell’Umbria e delle altre zone del centro, viene compensato dal dato positivo del sud.

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