«Purtroppo è morta». Ma era ancora viva

Terni, i familiari di una 60enne – deceduta al Santa Maria dopo due settimane di agonia – chiedono che venga fatta luce sull’accaduto

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Due settimane di agonia in ospedale, dopo il malore improvviso che l’aveva colpita lo scorso 1° marzo mentre si trovava in coda all’ufficio postale di San Gemini. La donna – 61enne di origini campane – non ce l’ha fatta. La sera del 15 marzo il suo cuore ha smesso di battere e ora i familiari chiedono che venga fatta luce sull’accaduto e in particolare sui soccorsi prestati da un medico, giunto sul posto prima degli operatori del 118.

«E’ morta» In base alla ricostruzione, che i familiari – assistiti dall’avvocato Fabio Lancia del foro di Terni – formalizzeranno a breve attraverso una querela, un’addetta delle poste avrebbe subito chiamato il 118, mentre un’altra dipendente si sarebbe prodigata contattando un medico di base della zona. Quest’ultimo giunto sul posto, dopo aver ‘sentito’ il polso della donna avrebbe sentenziato: «Purtroppo è morta».

Ma non era vero E invece la donna, pur gravissima, era ancora viva. Tanto che i sanitari del 118, con il defibrillatore, erano riusciti a far ripartire il suo cuore e a condurla d’urgenza al Santa Maria. Per due settimane è rimasta in bilico fra la vita e la morte – gravata da un’attività cerebrale ridotta al lumicino ma, così affermano i familiari, senza lesioni di natura cardiaca – fino a quando, la sera del 15 marzo, il suo corpo ha ceduto definitivamente.

La denuncia Per i familiari, in sostanza, si sarebbe potuto fare di più e – sostengono – se il medico intervenuto, oltre ad accorgersi che la donna era ancora viva, avesse praticato il massaggio cardiaco, forse oggi non oggi non si troverebbero di fronte ad un lutto per loro difficile da accettare. Da qui il passo, che verrà compiuto a breve, di chiedere all’autorità giudiziaria – anche sulla base dei filmati del sistema di sicurezza interno dell’ufficio postale – di accertare tutte le eventuali responsabilità legate all’accaduto.

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