Recite, sederi, omofobi Strategia vincente?

Anche a Terni la Lega punta su una comunicazione più orientata alla pancia del cittadino che alla sua testa. Al momento tutto ciò paga. Fino a quando?

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di Fabio Toni
Direttore di umbriaOn.it

Cosa accomuna – per restare su tre casi recentissimi – la polemica su una recita di Natale ‘negata’ in una scuola, la foto di uno ‘a chiappe di fuori’ su una panchina del centro di Terni e fatta passare per simbolo di degrado urbano ed un post al limite del nonsense di tre politici (parlamentare, sindaco e consigliere comunale) che si autodefiniscono – ironicamente – ‘omofobi’? Fondamentalmente l’ormai nota e straordinaria – nel bene e nel male – strategia di comunicazione della Lega, dai piani alti alle diramazioni locali, passando anche attraverso una specifica organizzazione/formazione che non sembra avere eguali al momento.

Così se con la scuola – e la preside – ‘atea’ di Terni è stato scatenato un putiferio che è andato da Aosta a Mazara del Vallo, con il sedere ‘in evidente fuorigioco’ sulla panchina di largo Elia Rossi Passavanti (si registra l’asse fra una consigliera comunale e il presidente dell’assemblea) si è aperta ancora di più la strada all’ordinanza anti-accattonaggio che il sindaco presenterà a breve, mentre il post de ‘i tre omofobi’ – con tanti consensi ma pure qualche critica – suona più come una presa in giro ai non pochi detrattori del pensiero leghista (almeno delle sue frange più tradizionaliste) sui temi della famiglia e delle diversità sessuali.

In quasi tutti questi casi le opposizioni – Pd, M5s ma soprattutto il consigliere Gentiletti (Senso Civico) – si sono abbastanza dannate l’anima per contestare i contenuti o la strategia comunicativa in sé. Tutto giusto, in quello che però sembra sempre più spesso un ‘teatrino social’ vuoto e inconcludente. Ma chi ribadisce certi valori, fa la sua parte.

Chi sta sul campo invece – parliamo di noi della stampa – percepisce fondamentalmente due tipi di reazioni del pubblico di fronte al ripetersi di notizie – e quindi polemiche – come quelle sulla recita di Natale, sul ‘sedere in panchina’ e sugli omofobi. Da un lato c’è chi – leghista o meno – si tuffa nel dibattito per condividere, rilanciare, sposare, attaccare, polemizzare, litigare. Dall’altro, invece, c’è chi osserva: «Ma non sarà ora di finirla con queste ca…te?».

I primi – va detto – sono al momento molti più dei secondi. E la distinzione fra chi si appassiona a taluni temi e chi invece ne resta lontano, come ho avuto modo di osservare pochi giorni fa in una trasmissione radiofonica, non la fa il livello culturale – approssimandone una misurazione in base ai titoli di studio – ma tutto appare molto trasversale e ‘liquido’; talvolta tremendamente serio ed altre decisamente poco.

Inutile girarci intorno, la Lega – che fa scuola – sa bene quali sono i temi preferiti dai media, quelli in cui noi sguazziamo, sa bene cos’è la pancia del cittadino e continua a dominare la scena mediatica in maniera organizzata, spesso con ‘spot’ di corto respiro ma evidentemente efficaci. Forte di un consenso che probabilmente alle elezioni europee salirà a livelli mai toccati prima. E con il vento in poppa, avrebbe pure tutto il tempo di rivedere questa strategia comunicativa se un giorno – si sa, il consenso va, il consenso viene – dovesse iniziare a rivelarsi un boomerang.

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