Referendum, per Renzi dimissioni ‘a tempo’

Il premier, dopo un consiglio dei ministri-lampo, è tornato dal Presidente della Repubblica: lascerà dopo l’approvazione della legge di bilancio

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Quel 59,11% con il quale il ‘no’ ha prevalso nel referendum costituzionale, pesa come un macigno. Lunedì sera, dopo essere stato al Quirinale per un’ora di colloquio con il Presidente della Repubblica e dopo aver affidato il suo pensiero ad un tweet: «Mille giorni difficili ma belli. Grazie a tutti, viva l’Italia», che contiene un link al profilo Facebook nel quale sono contenute una serie di slides esplicative del lavoro svolto, Matteo Renzi ha convocato il consiglio dei ministri – che è durato 35 minuti – e poi è subito filato di nuovo al Quirinale, senza far sapere quali saranno i prossimi passaggi.

Dimissioni rinviate Matteo Renzi – lo si legge nel comunicato ufficiale di palazzo Chigi – «ha informato i ministri della sua intenzione di salire al Quirinale ad annunciare le dimissioni, dopo il voto negativo che il referendum costituzionale ha fatto registrare ieri. Quindi, ha ringraziato i titolari dei dicasteri per la collaborazione e lo spirito di squadra dimostrati in questi anni di governo». Ma la formalizzazione delle dimissioni dovrebbe avvenire solo dopo l’approvazione della legge di bilancio, che nelle intenzioni del governo dovrebbe avvenire nei tempi più brevi possibili, forse già in settimana, grazie ad una approvazione ‘lampo’ – con un paio di giorni di votazioni nelle quali il governo potrebbe porre la fiducia ‘tecnica’, solo per far decadere gli emendamenti.

Il Quirinale La conferma sta nella nota del Quirinale: «Il Presidente della Repubblica ha ricevuto questa sera al palazzo del Quirinale il presidente del consiglio dei ministri, dottor Matteo Renzi. Il presidente del consiglio, a seguito dell’esito del referendum costituzionale tenutosi nella giornata di ieri, ha comunicato di non ritenere possibile la prosecuzione del mandato del governo e ha pertanto manifestato l’intento di rassegnare le dimissioni. Il Presidente della Repubblica, considerata la necessità di completare l’iter parlamentare di approvazione della legge di bilancio onde scongiurare i rischi di esercizio provvisorio, ha chiesto al presidente del consiglio di soprassedere alle dimissioni per presentarle al compimento di tale adempimento».

I voti Dalle 61.551 sezioni d’Italia le 1.618 comunicazioni dall’estero, il verdetto è stato chiarissimo. I sostenitori del ‘sì’ sono stati 13.432.208 (il 40,89%), mentre sei milioni in più hanno votato ‘no’: 19.419.507. Le schede bianche sono state 83.417 (lo 0,25%), le schede nulle 306.952 (lo 0,92%). Le schede contestate o non assegnate 1.761. Altissima l’affluenza che ha toccato il 68,48%.

L’Umbria Divisi nettamente a metà, in Umbria, i votanti: il ‘no’, infatti, ha vinto con il 51,17% e l’affluenza alle urne è stata decisamente elevata: il 73,5%. In provincia di Perugia il ‘no’ ha vinto di strettissima misura – 50,2 contro 49,8 – mentre in quella di Terni i contrari al quesito referendario sono stati il 54%. Dei 92 Comuni umbri, in 55 ha prevalso il ‘no’, contro i 37 nei quali il ‘sì’ ha ottenuto la maggioranza.

 

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