Rifiuti, impianti sovradimensionati

Il coordinamento Rifiuti Zero: «Se la Regione Umbria non voleva rifiuti da fuori, perché stati costruiti impianti per accoglierne di più di quanto è necessario?»

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Un Ferragosto bollente, quello umbro, soprattutto sul tema dei rifiuti. Il vespaio di polemiche che si è scatenato dopo le dichiarazioni del sindaco di Roma Virginia Raggi ha fatto  sì che, per giorni, si siano succedute polemiche e prese di posizione.

Rassicurazioni Nonostante l’assessore capitolino Paola Muraro abbia rassicurato sull’inesistenza di un ‘caso Umbria’ e che non ci saranno conferimenti autonomi nelle discariche, almeno in quelle umbre, il caso continua a far discutere. Soprattutto per via di quegli impianti, realizzati in Umbria, che paiono sovradimensionati rispetto l’effettiva necessità.Per quanto la presidente della Regione Catiuscia Marini e l’assessore all’ambiente Fernanda Cecchini abbiano paventato delle vere e proprie barricate, i conti non tornano, soprattutto al Coordinamento Umbria Rifiuti Zero.

Impianti «A Terni gli inceneritori non possono bruciare rifiuti a meno che, nonostante tutte le proteste dei cittadini di Terni, la regione non conceda il permesso a bruciarli – afferma Marco Montanucci – mentre a Nera Montoro la regione ha fatto costruire un impianti per trattare 43 mila e 500 tonnellate di rifiuti organici e sfalci. A Orvieto sono stati fatti costruire impianti per 80 mila tonnellate. Per contro nell’Ati 4, la zona che comprende Terni, Nera Montoro e Orvieto, vengono raccolti e trattati 14 mila e 800 rifiuti organici e sfalci. Perché la regione ha dato i permessi per impianti così sovradimensionati? Cosa pensavano ci sarebbe andato?».

Perugia, Foligno e Spoleto Impianti sovradimensionati, in Umbria, sono un po’ ovunque. Così nella zona tra Foligno e Spoleto è stato dato il permesso per costruire un digestore anaerobico che potrà trattare circa 54 mila tonnellate di rifiuti organici e sfalci. «Peccato che l’Ati 3 raccolga solo 16 mila e 500 tonnellate di organico e sfalci. Da dove verranno gli altri rifiuti?», si chiedono ancora dal Coordinamento. Stessa cosa nel perugino, dove è stato dato il permesso per ampliare un impianto di compostaggio per trattare 33 mila tonnellate di organici e sfalci a Castiglione del Lago. Nella stessa zona, nell’Ati 2 è stato concesso il permesso per la ristrutturazione dell’impianto di Pietramelina per 105 mila tonnellate di organico e sfalci. In totale fa 138 mila tonnellate di rifiuti ma nella zona la raccolta arriva solo a 59 mila e 300 tonnellate. « Quindi anche qui quasi 80 mila tonnellate di rifiuti l’anno arriveranno da fuori regione», ipotizzano.

Rifiuti da fuori regione Solo a Città di Castello, nell’Ati 1, sembra sia stato autorizzato l’unico impianto a misura: 23 mila e 500 tonnellate contro 18 mila e 200 raccolte. Tutto questo senza contare gli impianti di trattamento di rifiuti organici privati come quello a Calzolaro di Umbertide da 50 mila tonnellate o aVilla di Perugia da 104 mila tonnellate. «La domanda che vorremmo rivolgere alla Presidente e all’assessore all’ambiente è solo una, perché autorizzate impianti così sovradimensionati se non volete i rifiuti da fuori regione?».

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