Don Vincenzo, si muove anche la Chiesa con la sua indagine

Intanto respinta l’istanza di scarcerazione: il sacerdote resta recluso a Spoleto. Bassetti: «A fronte della gravità della notizia, doveroso dare avvio a ’investigatio previa’»

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Il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia Città della Pieve, ha avviato le attività di indagini sulla condotta di Don Vincenzo Esposito, il prete di San Feliciano, arrestato il 2 agosto per prostituzione minorile e detenzione di materiale pedopornografico.

Investigatio Previa

È la cosiddetta ‘investigatio previa’, partita dopo che sono arrivate in Curia le carte dell’indagine condotta dai Carabinieri di Termini Imerese: «Il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti – recita una nota – a fronte della gravità della notizia, ha ritenuto doveroso dare avvio all’investigatio previa in ottemperanza a quanto previsto, in casi del genere, dalle norme canoniche». Dopo l’analisi delle carte e dei fatti, a Don Vincenzo può essere comminata una pena che va dalla sospensione alla riduzione in stato laicale.

Respinta la richiesta di scarcerazione

Intanto Don Vincenzo Esposito resta in carcere, a Spoleto. Lo ha deciso il gip del tribunale di Palermo che ha rigettato l’istanza di scarcerazione avanzata dall’avvocato Renato Vazzana che difende il prete, per anni parroco a San Feliciano di Magione, arrestato lo scorso 3 agosto per prostituzione minorile e detenzione di materiale pedopornografico. La difesa aveva chiesto di far uscire l’indagato dalla cella per concedergli almeno gli arresti domiciliari nella canonica della frazione del Trasimeno.

«Ora però interrogatelo»

La richiesta del suo legale difensore è che ora don Vincenzo venga interrogato: passaggio che la difesa ritiene decisivo per chiarire molti aspetti della vicenda e ridimensionare la portata delle accuse. Il presule non risulta, al momento, sospeso dal proprio ruolo, nè dalla Diocesi né dal Vaticano. Il religioso 63enne era stato arrestato a seguito dell’indagine dei carabinieri di Termini Imerese e che, coordinata dalla procura di Palermo, avrebbe – fra le altre cose – fatto emergere i frequenti contatti telematici con alcuni minorenni che, dietro il pagamento di piccoli compensi e ricariche Poste Pay, si sarebbero denudati e avrebbero compiuto atti sessuali ‘a distanza’ per soddisfare le richieste del parroco. 

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