Santa Maria: M5S, AP e PD Terni attaccano su cardiochirurgia e oncologia

«Sarà Terni a pagare ancora le conseguenze». Diverse le problematiche sollevate in merito all’ospedale

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I primi a tornare sul tema e ad attaccare sono stati gli esponenti del M5S di Terni. Dopodiché nelle ore successive hanno preso posizione anche il Pd e Alternativa Popolare: al centro dell’attenzione torna l’ospedale Santa Maria. A seguire la Lega ha poi replicato sia al M5S che al Pd.

A replicare al M5S è stata poi la Lega di Terni.

di Thomas De Luca
Consigliere regionale M5S

Abbiamo avuto la prova di come la destra stia lavorando per chiudere la struttura complessa di cardiochirurgia a Terni accorpandola a Perugia. Non c’è altra spiegazione per la clamorosa bocciatura, avvenuta senza alcun dibattito e senza alcuna giustificazione, della proposta di emendamento al Defr della Regione Umbria che intendeva garantire l’attività del reparto di cardiochirurgia dell’ospedale Santa Maria di Terni.

Nella totale indifferenza della maggioranza e della presidente Tesei, l’assemblea ha respinto con 11 voti contrari e 6 favorevoli la proposta che impegnava ad avviare entro il primo trimestre del 2024 tutte le procedure necessarie per l’espletamento del concorso per il nuovo direttore della struttura complessa di Cardiochirurgia del nosocomio ternano, con l’ulteriore impegno di ripristinare l’organico dei professionisti in reparto in numero adeguato a garantire un’organizzazione degli orari e dei tempi di lavoro necessari all’ottimale funzionamento del servizio, con particolare attenzione alle esigenze dei pazienti e assicurando il benessere psico-fisico del dipendente nell’ottica del riconoscimento dei tempi di vita e del diritto al riposo.

Il reparto di cardiochirurgia dell’ospedale di Terni, da sempre considerato un’eccellenza, al momento sconta una carenza di personale che ne mette gravemente a rischio la prosecuzione dell’attività. Al momento il reparto conta in organico appena sei professionisti, compreso il responsabile facente funzione. Di questi solo due sono primi operatori, un numero veramente esiguo, senza contare che nei periodi di assenza per ferie o malattia la situazione diventa estremamente difficile. Nel caso l’organico perdesse un’altra unità, sarebbe a rischio l’esistenza stessa del reparto.

Qualcuno vorrebbe chiudere tutti gli ospedali dell’Umbria e concentrare tutto sul Silvestrini. Fare in Umbria un’unica Cardiochirurgia con sede a Perugia, però, vuol dire ridurre le aspettative di vita in caso di patologie tempo-dipendenti che, senza i necessari presidi, non possono essere curate. Dopo aver sbattuto le porte in faccia al laboratorio di Emodinamica ad Orvieto in nome della “vicinanza” con l’ospedale di Terni si continua a rosicchiare l’osso fino a che non rimarrà più nulla. Quello che dovrebbero capire i nostri colleghi è che la presenza di un reparto di eccellenza all’ospedale di Terni non è interesse solo nostro, ma anche loro.


di Riccardo Corridore
vicesindaco di Terni

Il vicesindaco Corridore

Il documento economico finanziario presentato dalla regione Umbria dimostra per l’ennesima volta il tentativo da parte della giunta di affossare la sanità pubblica ed in particolare quella dell’Umbria del sud. Nessun passo avanti per il nuovo ospedale di Terni. Nessuna garanzia per l’espletamento delle procedure concorsuali necessarie al mantenimento di strutture di eccellenza quali la cardiochirurgia del Santa Maroa di Terni. Nessun cambio di rotta per potenziare l’assistenza territoriale. Nessun intervento per garantire che le prestazioni ambulatoriali avvengano in prossimità del domicilio degli assistiti. Si tratta di vuoti evidenti, che producono danni ai cittadini, che impoveriscono un territorio che invece deve puntare sulla qualitià e quantità dei servizi per essere attrattivo. L’amministrazione comunale di Stefano Bandecchi e Alternativa Popolare dicono no al continuo impoverimento dei servizi essenziali soprattutto in sanità.


Del forum sanità del PD di Terni

Maria Grazia Proietti

L’azienda ospedaliera Santa Maria di Terni si caratterizza per l’alta specialità anche nel campo della cura dei tumori ed è da molti anni riferimento regionale ed extraregionale nel centro Italia.  Questo è stato possibile grazie a figure professionali che si occupano di offrire una diagnosi e un trattamento multidisciplinare di alto livello, sicuramente al passo con gli avanzamenti tecnologici e scientifici e con le aspettative di cura dei pazienti.

Inutile ricordare l’importanza della qualità della diagnosi e della cura dei tumori in una popolazione ed in un territorio come quello della provincia di Terni. Negli ultimi anni abbiamo assistito a importanti progressi in ambito oncologico, per quanto riguarda la diagnosi e la terapia della maggior parte delle patologie oncologiche.

Questo è stato possibile grazie all’implementazione di nuove tecniche diagnostiche, all’introduzione di nuovi farmaci e alla multidisciplinarietà. In questo contesto, la diagnostica molecolare ha un ruolo centrale. Le crescenti conosce che riguardano l’applicazione della Next Generation Sequencing (NGS) e la biologia molecolare hanno radicalmente modificato l’approccio specialistico sia diagnostico, sia terapeutico, con un impatto straordinario sulla sopravvivenza dei pazienti, rappresentando di fatto il presente e il futuro dell’oncologia medica.

Preoccupa l’imminente interruzione a tempo indeterminato del servizio di biologia molecolare, dai primi di gennaio infatti, l’azienda ospedaliera Santa Maria di Terni non sarà autonomamente in grado di definire in maniera completa alcune tra le più comuni diagnosi oncologiche, tra cui quelle per il Carcinoma della Mammella, il carcinoma del colon, il carcinoma del polmone e di molte altre neoplasie.  Inoltre, desta preoccupazione anche la carenza cronica di personale e di risorse dell’anatomia patologica, che potrebbero determinare ritardi nelle risposte per i pazienti oncologici in via di definizione diagnostica e come conseguenza per l’inizio di terapie con i farmaci più innovativi.

Le linee guida nazionali e internazionali sottolineano l’obbligo di tali analisi a completamento di una diagnosi oncologica e una perdita o un depotenziamento della diagnostica potrebbero ripercuotersi su tutti i successivi processi di cura. Preoccupa che tra pochi giorni l’azienda ospedaliera S. Maria non sarà in grado non solo di garantire alcune tra le diagnosi più comuni, ma soprattutto perderà una prestazione di livello altissimo, difficilmente recuperabile nel breve termine. Questo è tanto più grave in considerazione del forte investimento economico che è stato sino ad ora affrontato per la sua realizzazione, in strutture ed attrezzature estremamente moderne e per la loro certificazione.

Preoccupa e pone quesiti, l’ipotesi di una convenzione in extremis con la biologia molecolare dell’ospedale oerugino, in quanto il laboratorio si troverà ad gestire diagnosi provenienti da due centri, con ricadute non di poco conto in termini di ritardi diagnostico, oltre al rischio non trascurabile che qualcosa di provvisorio si trasformi in permanente e che a breve porti alla delocalizzazione anche dell’anatomia patologica. Sarà ancora Terni per evidenti ragioni logistiche a pagarne le conseguenze, con il rischio di migrazione dei pazienti dal nostro territorio verso altri centri anche extraregionali.

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