Sciopero trasporti, lavoratori in corteo

Umbria, quelli del settore – come quelli della logistica – hanno il contratto scaduto da 22 mesi. Confindustria: «Dati imprecisi, adesione molto più bassa»

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Il numero è consistente – circa 2.500 – e se fossero dipendenti di un’unica azienda farebbero probabilmente più notizia. Ma i lavoratori del settore dei trasporti e logistica della provincia di Terni sono frammentati in una miriade di piccole e medie imprese e la loro vertenza rischiava di passare inosservata.

Contratto scaduto E allora hanno deciso che fosse arrivato il momento di alzare la voce, tutti insieme. Visto che «il contratto di lavoro – spiega Alessandro Rampiconi, della Filt Cgil – è scaduto da 22 mesi e, seppure i dati economici del settore siano in crescita, le associazioni datoriali puntano ad ottenere condizioni che peggiorerebbero e di molto le condizioni di lavoro».

PARLANO I LAVORATORI – IL VIDEO

La manifestazione Nella mattinata di martedì i lavoratori si sono ritrovati nella zona industriale di Maratta ed hanno dato vita ad una manifestazione – per qualche minuto è stata anche bloccata la strada – nel corso della quale hanno ricordato che «vogliamo cheppia mantenuto il contratto nazionale e, soprattutto, che sia rinnovato in fretta, con regole che tutelino i diritti dei lavoratori, ma che permettano anche alle imprese di essere certe di partecipare a gare di appalto regolari».

Lo sciopero Come nelle giornate precedenti, dice la Filt Cgil, «anche oggi l’adesione allo sciopero in Umbria è stata altissima, con punte del 100% in molte delle aziende del settore. In particolare, dai primi dati disponibili, si registra un’adesione del 100% alla Fratelli Mori, del 90% alla Morelli, del 95% alla Medei, del 100% alla Tiesse, del 90% alla Contessa, del 100% alla Pasquinelli, dell’80% alla Di Biagi, del 100% nel gruppo Nizzi, del 100% alla Lanari, del 100% alla Spediumbria. Oggi i lavoratori di questo settore, troppo spesso dimenticato, ma che conta migliaia e migliaia di addetti anche nella nostra regione e rappresenta ad esempio nel ternano una potenziale via d’uscita dalla crisi – hanno aggiunto i rappresentanti della Filt Cgil – hanno fatto sentire forte e chiara la propria voce. Adesso starà alle aziende e alle loro rappresentanze cambiare atteggiamento e abbandonare la strada del taglio dei salari e dei diritti per costruire invece un futuro di sviluppo e crescita in un settore che è in espansione e ha grandi potenzialità».

Ast Anche le acciaierie di Terni Ast, per mancanza di rottame e materie prime, hanno dovuto fermare la produzione a causa dello sciopero del settore autotrasporti e logistica che si è svolto oggi in Umbria come in tutta Italia. La produzione in viale Brin riprenderà dunque il 6 novembre alle 6. Le Rsu di Ast hanno chiesto e ottenuto che tutti i lavoratori interessati abbiano comunque la possibilità di svolgere normalmente i propri turni di lavoro.

Confindustria: «Dati imprecisi» Diversa e con numeri nettamente diversi è la nota di Riccardo Morelli, presidente della sezione Trasporti di Confindustria Umbria, che parla di «una percentuale di adesione in rapporto al numero totale degli occupati di tutte le aziende del comparto regionale interessate allo sciopero non superiore al 35%. Molte aziende infatti non sono state minimamente interessate dallo sciopero è hanno regolarmente effettuato la propria attività lavorativa tradizionale senza particolari disservizi». Anche a livello nazionale, dice Morelli, «i dati parlano di un’adesione bassissima e di modesto impatto in termini di disagio. L’adesione allo sciopero di fatto è stata a macchia di leopardo prevalentemente concentrata in pochi e circostanziati nuclei produttivi o porti, orbitanti intorno ai maggiori siti industriali che come ben noto hanno una vocazione specifica molto legata al comprensorio territoriale a cui appartengono. Il dato numerico fornito sovradimensionato in termini di adesioni, così come i toni e le argomentazioni volutamente strumentalizzate a sostegno dello sciopero, ribadiscono purtroppo l’assoluta distanza dai reali contenuti di proficue relazioni industriali confermando la non volontà di ragionare in termini di percorsi costruttivi e di condivisione delle reali problematiche che attengono la categoria e che riguardano tanto le aziende quanto i lavoratori».

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