Scuola, la metà dei presidi umbri chiede il rientro fra 2 settimane. No del Governo

Covid – Il 10 gennaio è vicino: circa 2 mila dirigenti scolastici italiani hanno sottoscritto il messaggio per Draghi, Bianchi ed i presidenti di Regione. Nessun passo indietro

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«Si tratta di una situazione epocale, mai sperimentata prima, rischiosa e ad oggi già prevedibile. Non è possibile non tenerne conto. Una programmata e provvisoria sospensione delle lezioni in presenza (con l’attivazione di lezioni a distanza) per due settimane è sicuramente preferibile ad una situazione ingestibile che provocherà con certezza frammentazione, interruzione delle lezioni e scarsa efficacia formativa». L’appello è rivolto al presidente del Consiglio Mario Draghi, al ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi e ai presidenti di Regioni e Province autonome: a muoversi – circa 2 mila al momento – sono i dirigenti scolastici in vista della riapertura delle scuole prevista per il 10 gennaio. Molte firme anche dall’Umbria. Dal governo nessun passo indietro.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

L’Umbria ha deciso di riaprire le scuole il 10 gennaio

L’sos, le assenze e il problema

In sostanza si richiede un periodo iniziale di Dad piuttosto che l’immediata ripresa in presenza: «Da due anni – si legge nel documento – lavoriamo incessantemente per garantire un servizio scolastico gravemente provato dalla pandemia. Lo facciamo, insieme ai nostri collaboratori, alle segreterie, ai docenti, al personale Ata, spesso sopperendo alla mancanza delle più basilari condizioni strutturali e organizzative. A pochi giorni dall’inizio delle lezioni dopo la pausa natalizia, durante la quale non ci siamo mai fermati, stiamo assistendo con preoccupazione crescente all’escalation di assenze. Abbiamo personale sospeso perché non in regola con la vaccinazione obbligatoria e, ogni giorno di più, personale positivo al Covid, che non potrà prestare servizio e nemmeno potrà avere, nell’immediato, un sostituto. Si parla di numeri altissimi, mai visti prima. Ci rendiamo conto che sottovalutare la prevedibile ed enorme mancanza di personale determinerà insolubili problemi. In un momento nel quale è necessaria almeno la minima sorveglianza delle classi (per non parlare della didattica, che risulterà in molti casi interrotta), non sapremo, privi di personale, come accogliere e vigilare su bambini e ragazzi. Altrettanta preoccupazione grava sulle probabili assenze del personale Ata. Ci troveremo nell’impossibilità di aprire i piccoli plessi e garantire la sicurezza e la vigilanza. Aggiungiamo, ma è cosa nota, che l’andamento del contagio con la nuova variante del virus colpisce come mai prima le fasce più giovani della popolazione, anche con conseguenze gravi, e che il distanziamento è una misura sulla carta, stanti le reali condizioni delle aule e la concentrazione degli studenti nelle sedi. Sappiamo che il virus si trasmette per aerosol e che l’ambiente classe è una condizione favorevolissima al contagio. A differenza delle precedenti ondate, già prima della sospensione natalizia abbiamo assistito ad un’elevata incidenza di contagi all’interno delle classi (alunni e docenti, anche se vaccinati). Il protocollo di gestione dei casi grava sulle aziende sanitarie, che non riescono più a garantire rapidità per i tamponi, con conseguente prolungato isolamento degli studenti e del personale. Lo vogliamo sostenere con forza, decisione e con la consapevolezza di chi è responsabile in prima persona della tutela della salute e della sicurezza di migliaia di persone». Tra i dirigenti scolastici proponenti c’è anche Franca Burzigotti del ‘Da Vinci’ di Umbertide.

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Firme dall’Umbria

Per ora sono arrivate le firme di numerosi presidi attivi sul territorio regionale: Silvia Mazzoni, Maurizio Madonia-Ferraro, Maria Grazia Giampé, Silvana Raggetti, Annalisa Boni, Giuseppe Costanzo, Eleonora Tesei, Filippo Pettinari, Lia Gentile, Pierpaolo Pellegrino, Simona Tanci, Giovanni Santulli, Elvira Baldini, Francesca Gobbi, Maria Rita Marconi, Luciana Leonelli, Silvana Fioravanti, Stefania Finauro, Angela Ilardo, Maria Marinangeli, Venusia Pascucci, Valeria Vaccari, Mariarita Trampetti, Marina Marini, Maria Principato, Francesca Pinna, Marta Boriosi, Simona Lazzari, Chiara Grassi, Anna Bigozzi, Michela Boccali (in quiescenza), Roberta Bertellini, Morena Castellani, Simone Casucci, Francesca Lepri, Carlo Chianelli (in quiescenza), Francesca Volpi, Massimo Fioroni, Lucia Mastropierro, Rossella Magherini, Francesco Massimo Manno, Barbara Margheriti, Luisella Ada Marigliani, Monica Barbanera, Patrizia Fioretti, Carmen Iuliano, Sandra Spigarelli, Bianca Maria Tagliaferri, Maria Paola Sebastiani, Maria Luongo, Caterina Marcucci, Sergio Guarente, Anna Rita Troiano, Anna Golino, Angela Codignoni, Cristina Potenza, Angela Monaldi, Maria Grazia Cecconi, Fabrizio Bisciaio, Federico Ferri, Silvia Rossi, David Nadery, Stefania Moretti e Cinzia Meatta. Da Perugia a Terni, passando per l’area del Trasimeno, l’Orvietano, Foligno, Gubbio e altre zone: le sottoscrizioni dall’Umbria sono oltre sessanta al momento. Da ricordare che c’è chi ha deciso per il rientro nelle aule del 17 gennaio: è il caso di Spoleto. A Campello sul Clitunno si riprenderà dal 15 gennaio.

A Spoleto si torna in classe il 17 gennaio

Il sottosegretario alla Salute Costa: «Si riprende in sicurezza»

Per ora dal governo nessun passo indietro. A parlarne è il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, intervistato da Il Corriere della Sera sul pressing dei presidi: «La scuola riprenderà in presenza come previsto con le nuove regole che garantiranno maggiore sicurezza. Il governo ha preso una decisione chiara; l’obiettivo è sempre stato, fin da subito, quello di garantire la scuola in presenza. E a quello continuiamo ad attenerci. Il distanziamento e la qualità dell’aria? Paghiamo scelte del passato che ci danno scuole non adeguate». Non cambia nulla al momento.

Il comitato A Scuola Umbria contro i dirigenti scolastici

Nel pomeriggio di venerdì a prendere posizione è il comitato con una nota a firma Martina Leonardi: «A seguito delle richieste che si rincorrono da parte di molti dirigenti scolastici umbri sulla possibilità di far slittare l’apertura delle scuole vorremmo fare ulteriore chiarezza: qualunque chiusura è da ritenersi del tutto illegittima. Riportiamo infatti che, in base al combinato disposto dell’art. 1, comma 4, del decreto legge 6/8/2021, n. 111, convertito, con modificazioni, dalla L. 24/9/2021, n. 133 fino al 31 marzo 2022, termine di cessazione dello stato di emergenza, ‘i presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano e i sindaci possono derogare, per specifiche aree del territorio o per singoli istituti, alle disposizioni di cui al comma 1 esclusivamente in zona rossa e in circostanze di eccezionale e straordinaria necessità dovuta all’insorgenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus Sars-CoV-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica. I provvedimenti di cui al primo periodo sono motivatamente adottati sentite le competenti autorità sanitarie e nel
rispetto dei principi di adeguatezza e proporzionalità, in particolare con riferimento al loro ambito di applicazione’. La stessa norma, oltretutto, da facoltà ai dirigenti scolastici, in assenza di disposizioni da parte delle aziende sanitarie, di poter farsi carico della chiusura dei plessi/istituti/classi in caso di cluster e/o
mancanza di personale: non capiamo quindi con quale motivazione si possa richiedere una chiusura generalizzata, quando i dirigenti, hanno facoltà di agire sui singoli casi. Allo stato, nel nostro Paese non sussistono – senza tema di smentita – i presupposti legali (oltre che scientifici) per disporre la chiusura delle scuole. Nessuna Regione infatti si trova in zona rossa. Molti dirigenti hanno affermato che l’apertura delle scuole creerebbe un ulteriore sovraccarico al tracciamento, già in tilt: se ne assumano la responsabilità i politici e gli amministratori e trovino una soluzione, la loro inadempienza non può ricadere ancora una volta sugli studenti. Il legislatore di fatto, per facilitare la procedura ed il tracciamento, ha alleggerito ancora di più la quarantena nonché il tracciamento: con possibilità di fare tampone in uscita anche presso le farmacie. Appare evidente che questa richiesta è l’ennesima volontà di scaricare le propria responsabilità sulla pelle degli studenti, già pesantemente colpiti dalla pandemia. Riteniamo la richiesta dei dirigenti del tutto inaccettabile stante anche ai continui richiami della società italiana di pediatria sulla salute mentale dei nostri figli e delle nostre figlie: la scuola è salute».

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