Servizi educativi, Cgil: «Male Terni e Perugia»

Il sindacato della ‘funzione pubblica’ denuncia «l’assenza totale di un progetto di riorganizzazione reale, che potenzi sia la qualità che la quantità del servizio»

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«Nel Comune di Terni come in quello di Perugia, due amministrazioni di diverso orientamento politico, la strategia sui servizi per l’infanzia sembra la stessa: disinvestire, privatizzare, depotenziare». La denuncia arriva dalla Fp Cgil dell’Umbria che, «all’indomani della giornata di protesta di genitori e educatrici nelle due città capoluogo, ribadisce il suo appoggio ai manifestanti e un fermo “no” allo smantellamento dei servizi all’infanzia», lamentando in particolare «l’assenza totale di un progetto di riorganizzazione reale, che potenzi sia la qualità che la quantità del servizio».

L’accusa Secondo la Fp Cgil, «la politica privilegia l’esternalizzazione del servizio mensa e delle stesse attività educative a favore del privato, e persevera nel blocco del turn over, nonostante la possibilità di sostituzione delle educatrici prossime alla pensione e la presenza di un numero consistente di precarie, che da anni prestano il lavoro nelle sedi comunali con grande professionalità».

Il confronto Il sindacato ricorda che «persino la ministra Madia nei giorni scorsi ha aperto ai sindacati nazionali la possibilità di un confronto per ragionare in primis sulla mappatura del personale a tempo determinato impegnato nel settore, a fronte anche di un obiettivo di integrazione del percorso educativo 0–6 anni, nonché sullo scarso, pressoché nullo, investimento pubblico nel settore scolastico-educativo. Investimento che – conclude il sindacato dei pubblici Cgil – non appare un obiettivo e una priorità delle amministrazioni di Perugia e Terni. Una scelta inaccettabile per le famiglie delle città coinvolte, per le educatrici e per i sindacati che tutelano inequivocabilmente il servizio pubblico all’infanzia».

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