Sisma in Valnerina, vendite ‘solidali’

L’iniziativa ‘Valner.In.A.Box’ ha raccolto 20 mila euro per i piccoli produttori, che ora vogliono rimettersi in piedi. «Dopo Natale non si vende più, senza turisti non ripartiremo»

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di E.M.

Sette piccoli imprenditori della Valnerina fortemente danneggiati dal terremoto. Tre associazioni che si mettono insieme per dar loro un sostegno economico. E ce la fanno, raccogliendo circa 20 mila euro. È una piccola storia a lieto fine quella dell’iniziativa ‘Valner.In.A.Box’, partita il 24 novembre da un’idea di Legambiente Umbria, ‘Fa’ la cosa giusta’ e Aiab (associazione italiana agricoltura biologica), che hanno venduto dei box regalo con i prodotti delle aziende colpite dal sisma del 30 ottobre.

Venti mila euro «Quando abbiamo avuto l’idea non pensavamo che avrebbe avuto un tale successo – dicono da ‘Fa’ la cosa giusta’, la fiera del consumo sostenibile che è alla sua terza edizione a Perugia – pensavamo che avremmo venduto poche centinaia di confezioni». E invece le scatole acquistate, al prezzo di 13 e 15 euro, sono state ben 1.200, per un totale di 20 mila euro ricavati. È proprio l’organizzazione della fiera – che si è svolta a Bastia Umbria a settembre – ad aver promosso l’iniziativa. «Molte aziende che ospitiamo vengono dalla Valnerina, sono piccolissime ed hanno solo il canale della vendita diretta, così dopo il terremoto le abbiamo chiamate ed abbiamo capito che avevano bisogno soprattutto di trovare un canale per ricominciare a mettere sul mercato i loro prodotti».

I Box Le tre associazioni hanno deciso quindi di acquistare dei prodotti da sette piccole aziende (Azienda Agricola Moretti Geltrude di Civita di Cascia, Azienda Agricola Dolci Giuseppina e Farro Cicchetti di Monteleone di Spoleto, Azienda Agricola Colforcella, Fattoria di Opagna di Cascia e Maiale Brado e La Sibilla di Norcia) e di confezionare dei box-regalo. All’interno delle scatole, con il logo ‘Valner.In.A.Box’, le eccellenze gastronomiche della Valnerina: roveja di Civita di Cascia, farro perlato DOP di Monteleone di Spoleto, Zafferano purissimo di Cascia, caciotta di latte vaccino, guanciale di Norcia e, ovviamente, lenticchie. Nel giro di cinque giorni da quando l’iniziativa è partita, sono arrivate richieste da tutta Italia – soprattutto da Nord – per 800 box, che sono stati spediti direttamente a casa di chi li aveva richiesti. Un buon risultato per un’idea che come unica forma di pubblicità ha avuto il passaparola sui canali social. Dopo Natale sono arrivati altri 100 ordini per i box regalo, ma ormai la richiesta si sta esaurendo e si comincia a pensare al futuro. Le sette aziende, insieme ad altre della zona di Amatrice e delle Marche, saranno ospitate alla fiera ‘Fa’ la cosa giusta’ che si terrà a Milano dal 10 al 12 marzo e metterà a disposizione gratuitamente spazi commerciali.

«Il gesto migliore» Grazie ai box, ad ogni impresa sono già arrivati circa 3.000 euro, ma adesso per i produttori è importante tornare a farcela da soli. «Per noi questa è la miglior forma di aiuto – dice Domenico Dolci, dell’Azienda agricola ‘Dolci’ di Monteleone di Spoleto – l’unica cosa che ci serve è ricominciare a vendere. In questi casi la gente dimostra grandissima generosità, ma io non amo ricevere donazioni, un cliente tedesco mi ha offerto 5 mila euro e ho preferito non accettare». Domenico, come i suoi ‘colleghi’, ha accettato di partecipare a ‘Valner.In.A.Box’ perché spera di poter trovare così nuovi clienti. «Ho colto questa opportunità perché è un modo di farsi conoscere fuori. Sulle etichette ci sono il nome dell’azienda e i nostri recapiti, così se i prodotti piacciono le persone possono richiamarci ed acquistare ancora».

Poco turismo, pochi acquisti Anche per i tanti produttori che non hanno subito danni gravi per il terremoto, la difficoltà più grande è tornare alle vecchie abitudini e, soprattutto, ai vecchi clienti. Prima l’onda mediatica e poi il Natale, hanno spinto la gente ad acquistare in massa i prodotti delle zone colpite. Ma adesso, il fenomeno si sta arrestando. E se prima del sisma, grazie al turismo, c’erano molte fiere in Valnerina, ora anche quelle sono ferme. Scossa dopo scossa, i turisti hanno abbandonato la zona: i ristoranti prima si sono svuotati, poi hanno chiuso e i fornitori non vendono più. «Purtroppo è tutta una catena che parte dalla mancanza di gente in queste zone – continua Domenico – pensavamo che a Pasqua la situazione sarebbe tornata alla normalità ma dopo le scosse di ieri non lo so». Allora, per il momento, la soluzione sembra essere soltanto quella di partecipare a fiere lontane dall’Umbria: «Per andare fuori, i costi diventano notevoli, ma non posso fare diversamente. Ne farò una al mese invece che una ogni due fine settimana».

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