Sisma, San Pellegrino: arrivate le casette

A Norcia 14 case mobili donate da un’azienda fiorentina. Al Viminale è stato firmato il protocollo anti mafia per la ricostruzione

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Mentre Norcia si prepara a chiudere l’anno più triste nella storia della città, si prova a guardare avanti. Dopo la riapertura del centro storico, nei giorni scorsi, e la consegna dei primi container, giovedì intanto un grande gesto di solidarietà arriverà da una realtà privata.

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Una casa mobile

Il gesto Un’azienda, proprietaria di villaggi vacanze in tutta Italia, grazie anche al sostegno del sindaco Nicola Alemanno e della Protezione civile, ha donato agli sfollati 14 case mobili da cinque posti letto che nelle scorse settimane sono state montate nella zona esterna al centro storico. Le casette, della dimensione di 8 metri per 3, sono di norma destinate ad uso turistico e installate in contesti naturalistici per via del loro basso impatto ambientale. Realizzate con materiale isolante e dotate di pompa di calore permetteranno di alleviare la sofferenza causata dal freddo e permetteranno a circa 70 persone di tornare a vivere in un’abitazione.

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San Pellegrino

Le Sae A San Pellegrino di Norcia, peraltro, mercoledì sono arrivate le prime Sae – le soluzioni abitative di emergenza – che si affiancano alle 20, ormai quasi pronte per la consegna, in allestimento a Norcia. A San Pellegrino le ‘casette’ saranno 18 e dopo essere state posizionate sui basamenti predisposti per accoglierle, è iniziata la fase di apertura e montaggio vero e proprio. A Norcia i lavori di montaggio sono andati avanti spediti – entro i primi giorni dell’anno si conta di poter megaterma disposizione le 20 ‘casette’ dei nuclei familiari che sono stati individuati come quelli aventi diritto alla loro occupazione – e i tecnici sul posto contano di poter fare altrettanto con i moduli arrivati mercoledì.

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San Pellegrino

Legalità Intanto mercoledì mattina è stato firmato al Viminale il protocollo d’intesa finalizzato all’esercizio dei compiti di alta sorveglianza e di garanzia della correttezza e della trasparenza delle procedure connesse alla ricostruzione pubblica post sisma nel centro Italia. Obiettivo è centralizzare i controlli su tutti gli appalti e stringere il più possibile le maglie anti legalità, come sottolineato dal presidente dell’Anac Raffaele Cantone, uno dei firmatari insieme al commissario straordinario per la ricostruzione Vasco Errani, e Matteo Campana, delegato dell’Agenzia Nazionale per l’attuazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa.

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San Pellegrino

Mafie Presente al momento della firma anche il neo ministro dell’Interno Marco Minniti che ha sottolineato come la ricostruzione sia la priorità delle priorità, uno straordinario obiettivo per l’Italia tutta. «E noi puntiamo a farlo senza ingrassare la mafie e i corrotti. Costruire un sistema di regole, trasparenza e protezione non è una perdita di tempo e quando i controlli sono ‘preventivi’ consente anche di fare prima le cose. L’obiettivo è fare presto e bene». Il protocollo consente all’Anac di avviare da subito i controlli su bandi e appalti e riprende quello già usato per Expo. La novità è che in questo caso i controlli sono coordinati a livello centrale. Inoltre nessuna ditta potrà lavorare se non iscritta alla cosiddetta anagrafe antimafia, che sotto il coordinamento del prefetto Francesco Paolo Tronca fornisce l’elenco delle imprese appartenenti ad una sorta di ‘white list’ ottenuto dall’incrocio di più banche dati con i controlli nei cantieri e le verifiche delle forze dell’ordine.

Il protocollo «Per la prima volta il sistema di controlli sulla ricostruzione è centralizzato – dice il ministro Minniti – ci prendiamo la responsabilità, sull’intervento pubblico più impegnativo degli ultimi anni». Soddisfatto il presidente dell’Anac Raffaele Cantone che però ammette: «Anche seguendo il protocollo non c’è certezza che non si verifichino fatti illeciti o infiltrazioni mafiose. Ma le verifiche se fatte bene e velocemente non fanno perdere tempo ma al contrario, quando effettuate prima, evitano di far perdere tempo dopo». Il Protocollo prevede tempi molto stretti entro i quali effettuare i controlli «che non

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