Terni, a La Passeggiata opere restaurate

L’intervento è stato finanziato con l’Art Bonus dalla fondazione Carit che martedì ha presentato anche due nuove opere acquisite per la ‘Raccolta d’arte cittadina’

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di Fra.Tor.

Due sculture in travertino, a forma di sfinge, provenienti dalla fontana di piazza Maggiore, una vasca ottagonale con al centro una piccola scultura e, infine, il portone e la parte bassa della facciata della dell’ex chiesa della Madonna del Carmine. La fondazione Carit, martedì mattina, ha presentato alla città i lavori di restauro all’interno dei giardini monumentali de ‘La Passeggiata’ di Terni. Il restauro è stato finanziato, appunto, dalla fondazione Carit con l’Art Bonus, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell’Umbria ed è stato eseguito da Maura Giacobbe Borelli di Orvieto.

I giardini de ‘La Passeggiata’ occupano un’area di quasi 4 ettari, compresa tra le mura dell’antica città romana e la parte sud-ovest del centro storico della città. Originariamente l’area era di proprietà del Vescovado che la coltivava ad orti, fu poi del demanio francese durante la repubblica romana. Dopo un periodo di incuria, nel 1846 venne acquistata dal Comune per destinarla a ‘comodità di pubblico’. Domenico Giannelli, ingegnere comunale e dei consorzi idraulici, nel 1854 fu tra i promotori della sistemazione del parco, dando inizio ai lavori per la realizzazione dei giardini pubblici. All’interno si trovano, tra altri abbellimenti, anche le opere restaurate dalla fondazione Carit: una fontana ottagonale e due ‘sfingi’ in travertino. Queste ultime provengono dalla più importante delle fontane storiche di Terni, la fontana monumentale realizzata nel 1648, accanto all’antica chiesa di San Giovanni Decollato, sulla piazza Maggiore oggi piazza della Repubblica, demolita nel 1887 per l’apertura di corso Tacito.

La vasca

La vasca «La collocazione della vasca e delle sfingi in un parco all’aperto ha creato dei problemi comparabili», ha spiegato Maura Giacobbe Borelli che ha eseguito il restauro. «L’opera che aveva maggiori problemi era la vasca perché essendo collocata in mezzo a piante secolari, in qualche modo veniva usata dalle piante come fonte in periodi di siccità. Aprendo il terreno intorno alla vasca abbiamo quindi trovato delle grandi radici che si erano infiltrate sotto la vasca ed erano entrate nello scarico ostruendolo. Il restauro è significato fondamentalmente nel togliere questo tipo di problema, riassestare le parti che le radici avevano sconnesso ed impedirgli di riavvicinarsi».

Una delle ‘sfingi’

Le ‘sfingi’ Maura Giacobbe Borelli, ha poi sottolineato che per quanto riguarda le ‘sfingi’ «il danno maggiore era quello antropico: sia quello che viene causato con cattive intenzioni, graffiti e scritte; sia quello benevolo, ovvero bambini o adulti che per bere abbracciavano una delle sfingi. Con il restauro va, infatti, tenuto anche conto del luogo in cui poi rimarranno le opere. Abbiamo rimosso, quindi, le cause di degrado, ma non abbiamo effettuato il restauro normale per le statue che poi vengono conservate il luoghi riparati: le stuccature sono state più estese del normale ed è stato dato sopra un antigraffito».

L’ex chiesa della Madonna del Carmine

L’ex chiesa della Madonna del Carmine sorse nei giardini vescovili per iniziativa della confraternita del Carmine. Questa si era costituita intorno al 1500 prendendo origine dalla fervida adorazione che il popolo ternano attribuiva all’immagine della Madonna del Carmine dipinta sul muro esterno dell’anfiteatro romano. Inizialmente i laici del Carmine, non ancora organizzati in confraternita, si impegnarono nella costruzione di una cappella da erigere a protezione dell’immagine della Madonna. Il riconoscimento ufficiale del sodalizio avvenne soltanto nel 1602 con bolla di Clemente VIII. Agli anni immediatamente successivi alla bolla papale del 1602 risale l’inizio dei lavori di costruzione della chiesa, che fu addossata ai resti dell’anfiteatro ed edificata anche con i materiali risultanti dalla demolizione di una parte delle mura. I lavori proseguirono per oltre un secolo e si conclusero solo nel 1783 con il completamento della facciata. L’intervento della Fondazione è consistito «prevalentemente nella pulitura della parte bassa della facciata deturpata da numerose scritte eseguite con vernice spray».

‘Rosso’ di Agostino Bonalumi

Le opere d’arte In occasione della presentazione del restauro de ‘La Passeggiata’, la fondazione Carit ha presentato alla città due opere d’arte acquisite per la ‘Raccolta d’arte cittadina’: una Cascata delle Marmore attribuita a Jan Frans van Bloemen detto l’Orizzonte e un’opera contemporanea realizzata da Agostino Bonalumi nel 2004 intitolata ‘Rosso’. «La Raccolta d’arte della Fondazione – ha ricordato il presidente Luigi Carlini – si è caratterizzata nel tempo di varie sezioni e tematiche tra cui, la più importante, è quella rappresentata dalle raffigurazioni del paesaggio umbro e in particolare della Cascata delle Marmore. Ben 12 opere fanno parte di questa sezione, cui oggi si aggiunge la tela di van Bloemen, acquistata, al prezzo minimo di stima, lo scorso 6 dicembre dalla casa d’aste Bonhams a Londra».

Parte della collezione della Fondazione

La ‘Raccolta d’arte della Fondazione’ è ricca anche di dipinti di artisti locali del Novecento, «ma non presentava sino ad oggi alcuna opera di un protagonista della storia dell’arte italiana contemporanea». Onde poter dare, pertanto, una caratterizzazione anche cronologica alla propria collezione, la Fondazione ha inteso rivolgersi a questo ambito «acquistando all’asta di Farsetti, tenutasi a Prato il 2 dicembre 2017, la tela estroflessa, intitolata ‘Rosso’, di Agostino Bonalumi firmata e datata 2004». L’opera, autenticata e catalogata dall’Archivio Bonalumi, è stata acquistata dalla Fondazione «al prezzo minimo di stima, sebbene le quotazioni dell’artista siano cresciute notevolmente negli ultimi anni».

La mission Sempre di più negli ultimi anni, ha aggiunto in conclisione il presidente Carlini, «le Fondazioni hanno contribuito a preservare, promuovere e valorizzare le infinite sfumature culturali del patrimonio storico e artistico del nostro Paese, per garantire la salvaguardia e la fruibilità di opere e iniziative in favore della collettività. Non investimenti erogativi fini a se stessi, ma investimenti culturali per il cittadino attraverso il restauro o il recupero di opere d’arte e il rientro di quelle allontanate dal territorio d’origine. Questa è anche la mission della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni nell’ambito del settore rilevante dell’arte, attività e beni culturali».

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