Terni, altolà dei medici sull’ospedale ‘spoliato’

L’Ordine di Terni esprime «preoccupazione per l’impoverimento derivante dal Piano sanitario regionale». Donzelli: «Chi oggi va al ‘Santa Maria’, sceglierebbe Roma»

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Lunedì l’assessore regionale Luca Barberini – che venerdì ha già avuto modo di esprimere una parte del proprio pensiero su quanto fatto per la sanità ed in particolare per l’ospedale di Terni – verrà ascoltato dalla commissione consiliare del Comune di Terni che segue la tematica. Intanto però non si ferma il dibattito, scaturito dalla bozza del piano regionale della sanità 2019-2021, attorno al futuro del ‘Santa Maria’ e delle specialità che lo hanno reso, negli anni, attrattivo per tanti utenti provenienti da province e regioni limitrofe. A parlare, ora, è il consiglio provinciale dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri che ha esaminato i contenuti del piano redatto a dicembre e passato all’esame della giunta regionale.

OSPEDALE TERNI: «ALTA SPECIALITÀ ESSENZIALE»

Giuseppe Donzelli

«Unificazione penalizzante per Terni»

Si parte – per voce del presidente dell’Ordine dei medici ternani, Giuseppe Donzelli – da una constatazione amara: «Purtroppo non siamo stati invitati a partecipare alla formulazione del piano che, fra l’altro, prevede l’unificazione delle due aziende ospedaliere di Temi e Perugia. Tale unificazione potrebbe comportare nel nosocomio di Terni il depotenziamento delle alte specialità, come la cardiochirurgia, la chirurgia vascolare, la neurochirurgia, la chirurgia toracica e la oncoematologia, specialità che richiamano numerosissimi pazienti dalle province limitrofe per l’alta professionalità dei medici e del personale infermieristico e tecnico che vi opera».

TERNI OSPEDALE ‘CRONICARIO’: «TIMORI RAGIONEVOLI»

«Siamo preoccupati»

«Gli straordinari risultati – prosegue Donzelli – sono stati raggiunti con grande sacrificio da parte del personale tutto che, nonostante sia di numero estremamente ridotto, non si è sottratto a turni lavorativi estenuanti, con grande professionalità, senso del dovere e attaccamento al proprio lavoro. Il nostro Ordine, ponendo interesse anche alle condizioni ambientali del territorio, esprime grande preoccupazione per le conseguenze negative che il piano sanitario regionale potrebbe avere sulla città, senza apportare alcun vantaggio alla Regione Umbra».

«Specialità a Perugia? Molti pazienti andrebbero a Roma»

Fuori dall’ufficialità delle note, poi, Giuseppe Donzelli precisa alcuni contenuti per meglio comprendere i termini della questione: «A Terni l’alta specialità ha sempre fatto numeri elevati grazie anche ad un 20/30% di pazienti provenienti da territori come quelli delle province di Viterbo e Rieti. Persone e pazienti che non vanno a Roma perché trovano a Terni, in Umbria, efficienza, rapidità, qualità delle cure. Impensabile che, con un trasferimento di alte specialità a Perugia, queste persone decidano di raggiungere il capoluogo. Molto probabilmente sceglieranno la più vicina Roma. Ma il tema della mobilità extra regionale passiva – prosegue il presidente dell’Ordine dei medici di Terni – riguarda anche la nostra regione, visto che non sono pochi coloro che nel nord dell’Umbria, e pure talvolta nel sud, ‘migrano’ in Toscana dove esistono centri specialistici assolutamente competitivi. Anche in questo senso avere due aziende ospedaliere forti, può consentire all’Umbria di mantenere attrattività e standard elevati. Senza dimenticare che ci sono professionalità di assoluto livello, anche al ‘Santa Maria’, che attendono solo di essere valorizzate in questo contesto di ricambio che sta vivendo l’azienda ospedaliera in diversi àmbiti».

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