Terni: avvocatessa perseguitata a suon di oscenità. Condannato il suo stalker

L’uomo si è visto infliggere la pena di due anni di reclusione. Decine di telefonate gli erano costate l’arresto nell’ottobre 2021

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Due anni di reclusione, oltre ad una provvisionale di 8 mila euro con il risarcimento definitivo da stabilire in sede civile. Questa la condanna emessa dal gup del tribunale di Terni, Barbara di Giovannantonio, nei confronti del 30enne romano S.R., accusato di atti persecutori ai danni di un’avvocatessa ternana 48enne. La sentenza è giunta a poco meno di un anno dall’arresto del giovane, a seguito delle indagini condotte dalla procura – pm titolare del fascicolo è Elena Neri – e dalla polizia Postale di Terni.

Vita maledetta

Nel gennaio e nell’ottobre del 2021, secondo l’accusa, il 30enne – che non aveva conoscenze pregresse con la vittima, neppure indirette o comuni e l’aveva ‘agganciata’ sostanzialmente per caso – aveva bersagliato la professionista con decine di telefonate, anche 77 in un solo giorno, sulla sua utenza privata e al numero dello studio. Irriferibile il contenuto delle chiamate, fatte sì di insulti e minacce, ma quasi tutte riconducibili alla sfera sessuale, pesantemente oscene. Una condotta che aveva provato profondamente l’avvocatessa, costringendola a uscire molto di meno – e ogni volta accompagnata -, a ridurre i contatti sociali e a ‘filtrare’ gli accessi dei clienti al proprio studio.

Misure confermate

Una base sessuale – quella delle telefonate – che assume un profilo piuttosto inquietante se associata alla condanna a tre anni e dieci mesi di reclusione che il 30enne romano si è visto infliggere in passato, per un’altra vicenda in cui era accusato di violenza sessuale e sequestro di persona. L’avvocatessa ternana, nell’ambito del processo scaturito dalla sua denuncia, era assistita come parte civile dall’avvocato Riccardo Ciampi. Dopo l’arresto, l’imputato si era visto accogliere la richiesta di attenuazione della misura, tramutata in obbligo di dimora e di firma in quel di Roma: dopo la sentenza il gup ha inteso comunque respingere la richiesta di revoca di ogni misura, mantenendo quelle in essere in ragione della presupposta pericolosità sociale. Nel corso del processo, il perito incaricato di stabilire la capacità di stare in giudizio del 30enne – il dottor Alessandro Giuliani – lo aveva ritenuto capace di intendere e di volere ancorché gravato da un disturbo antisociale di personalità.

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