Terni, professionista perseguitata a suon di oscenità: chiesto il processo per 29enne

Il giovane era stato arrestato lo scorso ottobre dalla polizia postale. Fissata l’udienza preliminare di fronte al gip del tribunale

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L’arresto, con applicazione dei domiciliari poi tramutati a metà novembre in obbligo di dimora e di firma in quel di Roma, era scattato lo scorso 29 ottobre su richiesta del pm Elena Neri e su disposizione del gip del tribunale di Terni Simona Tordelli. L’accusa mossa nei confronti dell’uomo, il 29enne S.R. residente nella capitale, era ed è quella di ‘atti persecutori’ nei confronti di una libera professionista ternana di 48 anni, le cui denunce erano state raccolte dalla polizia postale e delle comunicazioni di Terni, che aveva indagato sui diversi episodi evidenziati dalla donna, avvenuti nel gennaio e nell’ottobre del 2021. Per questa vicenda, la procura della Repubblica di Terni, oltre a chiudere le indagini preliminari, ha chiesto il rinvio a giudizio dell’uomo e il tribunale ha fissato l’udienza preliminare, dove si discuterà sul punto, per il prossimo 9 marzo di fronte al gip Barbara Di Giovannantonio.

Continue oscenità al telefono

In merito alle accuse, il 29enne avrebbe semplicemente reso impossibile la vita della professionista, ‘agganciata’ apparentemente per caso. La stessa sarebbe stata bersagliata nel corso del tempo con numerose telefonate – anche 77 in un giorno solo – sia sul suo numero personale che su quello dello studio. Irriferibili, qui, i contenuti delle chiamate che, in un alternarsi di molestie, offese e minacce, avevano quasi sempre un contenuto pesantemente sessuale, osceno. Ogni volta il soggetto, secondo la denunciante e gli inquirenti, faceva delle avances triviali e insopportabili, in un contesto in cui fra vittima e presunto stalker non c’erano mai stati elementi di cononoscenza diretta né contatti pregressi.

Pesanti conseguenze

Il lavoro della polizia postale ternana ha consentito di individuarlo e quindi arrestarlo, mettendo fine ad un incubo con pesanti ripercussioni sulla vita personale e professionale della 48enne, costretta non solo a spegnere il proprio telefono in numerose occasioni, ma anche a controllare in maniera ancor più scrupolosa gli accessi dei clienti nello studio e a farsi accompagnare ogni qual volta usciva di casa. Fatti ora destinati a passare al vaglio del tribunale.

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