Terni, ‘Briccialdi’: numeri da chiarire

Tra stipendi e indennità contestati, tra docenti che escono e rientrano, tra debiti che nessuno trova il modo di pagare, la polemica non si placa

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Il dossier è corposo. Dentro c’è un bel pezzo di storia dell’istituto musicale ‘Briccialdi’ di Terni e la persona che lo mostra ad umbriaOn fa una premessa: «Io mi riconosco in quella parte della città che vuole sostenere l’istituto, ma credo che per farlo sia necessario dire la verità».

Gabriele Catalucci

Gabriele Catalucci

Le incongruenze Perché scorrendo il bilancio di previsione 2016, approvato dai revisori dei conti dell’istituto il 3 maggio scorso, «salta agli occhi che, a fronte di 318 allievi iscritti, al Briccialdi lavorano ben 64 persone: ci sono 53 docenti docenti (34 assunti, più il direttore e 18 esterni, ‘a contratto’); oltre ad 11 unità di personale amministrativo, cinque delle quale comandate dal Comune di Terni», ma una cosa che, invece, non c’è scritta «è che almeno un paio di quei docenti ‘a contratto’ altri non sono che ex dipendenti andati in pensione e fatti rientrare». Cosa, secondo la Cisl Fp, «non consentita dalla normativa vigente». Ma questa sarebbe solo una delle incongruenze.

Il direttore Perché viene riproposta la questione relativa al direttore amministrativo: «Una dipendente comunale – viene fatto notare – che ricopre quell’incarico e che per questo riceve, oltre al regolare stipendio, anche una corposa indennità economica, di circa 7 mila euro all’anno, prevista dal contratto Afam (Alta formazione artistica, musicale e Coreutica; ndr) pur non essendo laureata, condizione prevista per ricoprire quel ruolo».

Il coro imbavagliato

Il coro imbavagliato

Il sindacato Tanto che la Cisl Fp, il 4 aprile scorso, aveva scritto al Comune, affermando che a suo parere la nomina «risulta essere illegittima» e arrivava a chiedere allo stesso Comune di non continuare ad erogare l’indennità economica e, anzi, di procedere al suo recupero. Ma la diretta interessata, Donatella Poggiani smentisce: «La laurea serve solo se il direttore amministrativo proviene dall’esterno, mentre la condizione non è vincolante per il personale interno, del quale io evidentemente faccio parte».

I soldi Ma, viene fatto notare, «i revisori avevano evidenziato come il bilancio fosse stato presentato in ritardo e solo dopo un sollecito formale da parte degli stessi revisori» e che «vi viene indicata una somma di 2.184.473,35 euro come trasferimento da parte del Comune, tutta da verificare anche alla luce delle ultime decisioni assunte dal consiglio comunale». Le altre fonti di sostentamento ‘sostanziali’  indicate nel bilancio, poi, sono 335 mila euro che provengono dal ministero, 200 mila euro trasferiti dalla Regione Umbria e le ‘rette’ versate dagli studenti: 255 euro. Poi c’è la Fondazione Carit, che «annualmente delibera fondi a favore dell’istituto, finalizzati ad acquisto strumenti, produzione, progetti europei e borse di studio a favore degli allievi», ma che non vengono quantificati.

briccialdi2I debiti Insomma, scorrendo il documento di bilancio predisposto, la situazione – tenendo conto anche di entrate ed uscite il forma di ‘partite di giro’ – non sarebbe per niente disastrosa: «Peccato che ci si dimentichi, o si faccia finta di farlo – spiega la persona che parla con umbriaOn – che il Briccialdi ha un debito di circa due milioni con il Comune e che da parte dell’istituto nessuno ha ancora detto una sola parola su come si dovrebbe fare per ripianarlo».

La proposta E alla fine della chiacchierata viene fuori anche una ‘bozza’ di proposta: «Visto che nel 2014, stando alle carte disponibili, solo di stipendi per per il personale docente il Briccialdi ha speso quasi un milione e 200 mila euro, quasi un milione è costato il personale amministrativo, circa 200 mila euro se ne sono andati per i docenti a tempo determinato, oltre 100 mila euro per compensi accessori. E che, insomma, a conti fatti: sono stati quasi tre milioni e mezzo, perché – è l’idea buttata lì – non si pensa di attivare, anche per l’istituto Briccialdi come avviene ormai normalmente in molte realtà in crisi economica, i contratti di solidarietà per i docenti? La loro capacità di insegnamento non ne verrebbe certo scalfita, ma potrebbe essere un segnale che confermi l’amore con cui certamente hanno scelto di lavorare per l’istituto ternano e rappresenterebbe un gesto di buona volontà di grande impatto».

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