Terni, Celi nel baratro: sciopero ad oltranza

Le prime avvisaglie della crisi, forse sottovalutate, risalgono al mese di marzo. La Cgil blocca tutto elancia accuse pesanti

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A marzo la denuncia era stata fatta da Federico Natalini, della Feneal Uil, che aveva parlato di «totale mancanza della annunciata precisa strategia industriale con conseguente approssimatività sul versante dell’acquisizione di commesse, in una delle poche ‘nicchie di mercato’ che non risente della crisi: quella del lusso, con conseguente ulteriore stato di precarietà occupazionale sia per i lavoratori ricollocati che per quelli rimasti nelle liste di mobilità. Il totale continuo rifiuto di confronto con le organizzazioni sindacali non fa che avvalorare l’ipotesi che ci troviamo di fronte all’ennesima occasione perduta di poter fornire al nostro territorio, già pesantemente martoriato dalla congiuntura negativa, una opportunità di rilancio anche se parziale». E che oggi chiosa: «Forse, e lo dico con la morte nel cuore, avevo ragione».

La Celi Il sindacalista si riferiva alla Celi Deen di Vascigliano di Stroncone, ma poi la cosa era stata ‘derubricata’ a «alzata di ingegno di un sindacato senza iscritti – era stato lo sprezzante commento di un altra organizzazione – che cerca di alzare polveroni per screditare il lavoro che si sta facendo per giungere ad accordi seri con la nuova propriatà».

Oggi Nove mesi dopo si è arrivati alla proclamazione dello sciopero a oltranza – da subito – per tutti i lavoratori della Celi Deen Production. Ad annunciarlo, stavolta, è la Fillea Cgil «a seguito del mancato pagamento delle retribuzioni di ottobre e novembre 2015» e più in generale per una gestione aziendale che il sindacato definisce «disastrosa», caratterizzata da «bugie, approssimazione e impegni disattesi».

La denuncia In una lettera inviata all’azienda la Fillea dice che «non è ancora ben chiaro quale sia il progetto industriale, a patto che ce ne sia uno e l’azienda, nonostante le molte sollecitazioni e lo stato di agitazione aperto dal mese di ottobre, non ha ancora risposto alle nostre richieste d’incontro». Il sindacato sottolinea poi l’assoluta mancanza «anche del più piccolo investimento per garantire l’efficienza della strumentazione necessaria alla produzione, alla salubrità dell’ambiente di lavoro e alla sicurezza/incolumità dei lavoratori. Manca perfino l’acqua potabile e risulta che l’azienda abbia un forte ritardo nel pagamento dell’affitto del capannone, motivo per cui potrebbe essere estromessa dallo stesso in qualsiasi momento per morosità».

Nove mesi Insomma, rispetto a nove mesi fa la situazione non è che sia migliorata, pare: tanto che la Cgil è arrivata a chiamare in causa anche ditte terze, per le quali i lavoratori della Deen Production hanno prestato opera, chiedendo un pagamento diretto delle spettanze mai percepite dai lavoratori.

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