Terni: «Di Girolamo non blindi il palazzo»

Al senatore Gianluca Rossi non convincono le scelte fatte dal sindaco: «La crisi si affronta confrontandosi in maniera aperta con la città e le diverse istanze che essa esprime»

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di Marco Torricelli

«Una crisi seria, come quella con cui si deve confrontare il Comune di Terni, non può essere affrontata con una marcia a scartamento ridotto e, soprattutto, non dovrebbe essere gestita con modalità tutte interne all’ente, senza un confronto serio con le forze vive del territorio, dalle associazioni di categoria ai sindacati».

Il senatore Chiedere a Gianluca Rossi, senatore ternano del Partito Democratico, un parere sulla situazione politica che si potrebbe essere venuta a determinare con le ultime decisioni del sindaco Di Girolamo, regala più di una sorpresa. Lui, Rossi, sembra infatti molto poco convinto del percorso e del metodo che a Terni si è scelto per affrontare la grave situazione nella quale versano le casse comunali, ma soprattutto appare spiazzato dalle scelte politiche fatte dal sindaco.

Le scelte operate dal sindaco, pare di capire, non incontrano il tuo gradimento. Non ne sapevi nulla? Di Girolamo non te le aveva anticipate? «Ti posso assicurare che ho saputo tutto dai media e ti confesso che sono rimasto esterrefatto, anche se ciò è legittimo. Non tanto e non solo per il ‘taglio’ dei quattro assessori, ma perché ritengo che quella fatta dal sindaco sia una conferma di come a palazzo Spada ci si stia richiudendo in se stessi, senza tenere in alcun conto quelle che, da tempo ormai, erano le richieste che provenivano da più parti, io compreso, di marciare in una direzione del tutto diversa. Io ritengo che, soprattutto in un momento di grande difficoltà, fosse indispensabile confrontarsi con l’esterno, condividere i dubbi e discutere sulle eventuali proposte che sarebbero potute arrivare. Qui, invece, mi pare si sia preferito chiamare a raccolta la ‘guardia repubblicana’ a difesa del palazzo assediato. E non è un’immagine piacevole. Spero che non sia troppo tardi e ci sia ancora spazio per riallacciare il dialogo tra amministrazione, cittadini e parti sociali».

Fino a pochi giorni fa, ma per la verità anche nell’incontro di lunedì mattina tra la ‘nuova’ giunta comunale e quella regionale, però, pare che si sia fatto sfoggio di concordia e unità di intenti «Unità di intenti che, mi piace sottolinearlo, ha permesso per esempio, con il lavoro svolto all’unisono dalla vice presidente della Camera dei deputati, Marina Sereni; dal vice presidente della Regione Fabio Paparelli, dal sindaco Di Girolamo e dal sottoscritto, il superamento degli ostacoli che sembravano frapporsi nella marcia di avvicinamento al riconoscimento dello status di area di crisi complessa per i territori di Terni e Narni. Un lavoro svolto con grande convinzione, a dimostrazione che al partito non servono cambi di passo, ma azioni che guardino verso il futuro, mentre mi pare che nella gestione dell’emergenza ternana ci si sia fatti prendere dalla paura e, come Don Abbondio, si sia cercata una via di fuga all’indietro».

La modalità di gestione della crisi, però, sembra piacere al tuo partito, il Partito Democratico, che lo ha anche detto in forma ufficiale «Devo dire che non mi trovo per nulla d’accordo con la presa di posizione fatta dal PD di Terni e proprio il ruolo che svolgo, come rappresentante del territorio in parlamento, mi impone di parlare con chiarezza e franchezza. Il partito, soprattutto in una fase delicata come quella sta vivendo la città, non può limitarsi a fare da megafono all’amministrazione, ma dovrebbe invece affermare con forza il proprio ruolo propositivo e di capacità di relazione, peraltro doveroso, in quanto forza di maggioranza relativa».

Mi sembra che capire che gli appunti che muovi a Di Girolamo sono relativi al metodo e al merito delle questioni. Intanto, sono solo appunti di carattere politico? «Guarda, capisco il senso vero della domanda e non ho esitazioni a risponderti che sì, parlo solo di politica e proprio in questo senso avrei gradito, quanto meno, che il sindaco avesse immaginato di usarmi la cortesia istituzionale di farmi sapere, visto che da mesi chiedevo che assumesse delle decisioni, cosa aveva intenzione di fare. Invece, a conferma di quella chiusura a cui facevo riferimento e per quanto possa risultare strano, considerando anche i rapporti di stima e amicizia che continuo a ritenere reciproci, tutto ciò non è avvenuto».

Oltre che sul ‘bon ton’ istituzionale, però, mi interessava conoscere il tuo giudizio sul merito e sul metodo delle scelte operate dal sindaco «Intanto devo dire che non comprendo il metodo: decidere di fare a meno di quattro assessori che egli stesso aveva scelto due anni fa, peraltro dicendo che hanno lavorato molto bene, mi sembra una doppia contraddizioni poco facile da comprendere. E poi, nel merito: si vanno a sovraccaricare di responsabilità gli assessori che restano, con il rischio che se la struttura organizzativa del Comune non sarà in grado di sostenere il metodo di lavoro che dovrà essere per forza attuato, li si esporrà a rischi gravissimi di fallimenti che, a quel punto, peseranno ulteriormente sul futuro della città. Si è invece preferito mandare il segnale che la politica fa da sola e non abbiamo più bisogno di voi. Un errore clamoroso, tra l’altro condito di antipolitica e demagogia».

Poi c’è chi da, alle scelte del sindaco, anche una lettura, se vuoi, un po’ più provocatoria e tutta interna al vostro partito, al Partito Democratico. C’è chi parla insomma della nascita, sancita da questi eventi, di un ‘nuovo’ asse tra Fabio Paparelli e Stefano Bucari, contrapposto a Eros Brega. E tu? «Io preferisco essere molto lontano da questi schemi. Come ti dicevo, il ragionamento che faccio è solo ed esclusivamente politico e ti confesso che, conoscendo abbastanza bene Leopoldo Di Girolamo, ritengo che le sue scelte siano assolutamente estranee alle logiche con le quali, a Terni e in Umbria, in queste ore ci si diletta sbagliando. Poi, certo, tutto è possibile, ma in questo caso il mio segnale assumerebbe un valore ancora maggiore e si trasformerebbe in un autentico grido di allarme, perché ritengo che l’unica cosa che il sindaco non è chiamato a fare, in questo momento della storia della città di Terni, sia quella di prestarsi a regolare conti interni al partito mentre la città ci chiede ben altro».

A proposito del Partito Democratico, proprio Stefano Bucari, parlando con umbriaOn nei giorni scorsi ha chiesto un cambio di passo ed ha posto quella che definirei una questione generazionale «Si tratta di un tema che non mi ha mai appassionato, perché – se mi passi la battuta – spesso a furia di dichiararsi giovani finisce che si invecchia. Ma, ragionando seriamente, dico che come sempre sarebbe limitativo ricondurre il tutto ad una questione di gioventù anagrafica, mentre qui il tema è quello della freschezza delle idee da mettere in campo. Gli ultimi due segretari del PD di Terni, mi pare, sono giovani e ciò non è bastato. Siamo chiusi e ripiegati in autoreferenzialità preoccupante. Essere giovani ed essere pure bravi, Renzi lo dimostra, non è di per sé garanzia di successi facili, mentre mi pare curioso che ad ogni difficoltà si faccia appello al Partito Democratico, chiedendogli di cambiare passo. Qui e ora a dover cambiare registro è la giunta comunale di Terni, che il sindaco ha caricato di gravi e grandi responsabilità. E dovrà essere un cambio rapido, convincente e coinvolgendo la città e non escludendola».

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